Aziende e regioni

Rapporto Oasi 2013: dal pareggio dei conti in sanità il rischio «undertreatment»

Il pareggio dei conti in sanità - tra contenimento della spesa per ogni singolo fattore produttivo e riduzione degli investimenti in tecnologie e rinnovo strutturale - ha un prezzo in termini di perfomance sanitarie, tanto da rendere concreto in alcune regioni il rischio dell'undertreatment, ovvero dell'impossibilità di far fronte alle necessità di salute della popolazione. D'altro canto, la rigida programmazione della spesa regionale provoca una progressiva diminuzione degli spazi di manovra per le aziende del Ssn. E' il quadro che emerge dal Rapporto Oasi 2013 sul Sitema sanitario italiano, presentato alla Bocconi dal Cergas (Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale).

«Dilatando i tempi di pagamento - si legge nella nota dell'Università Bocconi - in casi estremi, fino a 1.500 giorni (la media è di 236 giorni per i farmaci e 274 per le attrezzature) e non rinnovando le attrezzature, le aziende si espongono a costi futuri, e creano perciò debito sommerso, in termini di prezzi più alti per le forniture, interessi di mora, contenziosi e personale impiegato per far fronte alle richieste dei creditori e futura obsolescenza tecnologica e inadeguatezza infrastrutturale».


Un Ssn sobrio. Secondo il Rapporto Oasi, il Ssn si conferma comunque come un sistema sanitario "sobrio ed efficace", che spende significativamente meno risorse rispetto ai Paesi europei e appare in buona posizione anche rispetto a indicatori di appropriatezza. Con una spesa pubblica pro capite, pari a 2.419 $Ppa (dollari parità di potere d'acquisto), significativamente più bassa di quella di Francia (3.133), Germania (3.318) e Regno Unito (2.747) e un disavanzo in forte diminuzione a 1,04 miliardi di euro nel 2012 (-17,3% rispetto all'anno precedente), il che equivale allo 0,9% della spesa sanitaria pubblica corrente.

Le Regioni in piano di rientro. I risultati sono notevoli soprattutto nelle regioni soggette a Piani di rientro: il disavanzo della Campania, nel 2012, è un decimo di quello del 2005, quello del Lazio un quinto e quello della Sicilia è sostanzialmente azzerato. Ma le ricadute in termini di servizi offerti si fanno sentire e rimane rilevante il gap di performance tra i diversi sistemi sanitari regionali.

«Desta preoccupazione sulla sostenibilità, in questo caso sociale ed epidemiologica, del Ssn - spiegano i coordinatori del Rapporto, Elena Cantù e Francesco Longo - la modalità con cui sono stati ottenuti i rilevanti ed efficaci contenimenti dei disavanzi, soprattutto nelle Regioni in Piano di rientro. Sul versante delle entrate, le politiche di aumento delle compartecipazioni su farmaci e specialistica hanno generato una riduzione nei consumi di prestazioni, rischiando di generare fenomeni di undertreatment». La disparità tra le regioni in Piano di rientro e le altre è infatti evidente: «dal momento che tutte e sole le regioni in Piano di rientro (Abruzzo, Campania, Calabria, Lazio, Molise, Puglia e Sicilia) - continuano gli esperti - risultano inadempienti o parzialmente inadempienti nel mantenimento dei livelli essenziali di assistenza. Questo è un pericoloso campanello di allarme sul potenziale livello di iniquità nell'accesso alle cure tra nord e sud».


Investimenti al lumicino al Sud. La spesa maggiormente penalizzata, perché meno rigida, risulta essere quella per investimenti, che si attesta a 59 euro pro capite nella media nazionale, ma con una forte variabilità, dai 111 euro dell'Emilia Romagna ai 20 euro della Calabria. Le regioni del Sud sono sistematicamente al di sotto della media nazionale, pur avendo un quadro infrastrutturale più fragile già in partenza.


La spesa privata non aiuta. La riduzione della spesa pubblica non è compensata da un aumento di quella privata, che segue, invece, il ciclo economico e il reddito disponibile dei consumatori. Anche in questo caso la variabilità regionale è molto forte. La media italiana è di 463 euro pro capite, ma si va dai 707 euro del Trentino Alto Adige ai 239 della Campania e le ultime posizioni sono tutte occupate dalle regioni meridionali. In altri termini, non vi è una correlazione tra spesa sanitaria privata e quali/quantità di quella pubblica. Nelle regioni più ricche, con la migliore sanità, si spende di più anche per quella privata a pagamento.

SI VEDA IL SERVIZIO COMPLETO SU IL SOLE 24 ORE SANITA' N. 2/2014