Medicina e ricerca

Oncologia: 50° Congresso Asco su ricerca e sostenibilità

In Europa il cancro costa 126 miliardi di euro, in Italia a circa 16: basterebbero campagne di prevenzione oncologica mirata per riuscire a risparmiare in 5 anni 50 miliardi, di cui 5 solo nel nostro Paese: il dato è emerso nel corso del del 50° Congresso dell'American Society of Clinical Oncology (Asco), il più importante appuntamento mondiale di oncologia in corso a Chicago fino al 3 giugno, con oltre 30mila specialisti.

Sotto la lente degli esperti il prolema della sostenibilità dei sistemi sanitari che coinvolge tutti i Paesi: nel 2012, le nuove diagnosi nel Vecchio Continente sono state 3 milioni 450mila, con 1milione 750mila decessi, pari a 3 al minuto;l tumore più costoso ial polmone, che costa 18.8 miliardi l'anno), seguito dal tumore al seno (15 miliardi), del colon-retto (13.1 miliardi) e della prostata (8.43 miliardi). E' a partire da questi dati che 'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) ha lanciato un appello al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, perché i sei mesi di presidenza del Consiglio dell'Unione Europea diventino il "semestre della prevenzione contro il cancro" basato su iniziative concrete.

Aiom: serve un patto sull'appropriatezza. «Lo scenario è chiaro - dice Stefano Cascinu, presidente Aiom - Nei prossimi anni il carico dell'assistenza sanitaria e sociale in campo oncologico diventerà più pesante: nel 2013 i pazienti con storia di cancro erano 2 milioni 800 mila, nel 2020 saranno circa 4 milioni 500 mila. Per rispondere alle loro richieste di salute, serve un patto sull'appropriatezza prescrittiva che riunisca tutti gli attori coinvolti: l'accademia, i clinici, gli enti regolatori, l'industria farmaceutica e i pazienti». «L'approvazione di una nuova molecola e la definizione del prezzo devono avvenire in funzione del risultato ottenuto - prosegue Cascinu - oggi l'Ema valuta solo il beneficio clinico della terapia, cioè la esamina in termini di efficacia mentre sono gli enti regolatori nazionali a fissarne il prezzo e la rimborsabilità. In realtà, solo un'Autorità centrale unica dovrebbe definire sia il beneficio che il prezzo. Sappiamo che i sistemi sanitari dei diversi Paesi Ue sono diversi, ma serve più omogeneità: se vogliamo diventare una vera Unione dobbiamo condividere principi comuni, anche nella sanità».

Tra le criticità segnalate dall'Aiom anche quella delle reti oncologiche regionali, previste dal Piano oncologico nazionale e reralizzate per ora solo in Lombardia, Piemonte/Valle d'Aosta, Toscana e Provincia autonoma di Trento: «Sono fondamentali, perché garantiscono equità di accesso ai farmaci e garanzia di ricevere le cure migliori indipendentemente dalla propria residenza - dice Cascinu - ma è necessario definire requisiti minimi che garantiscano network omogenei sul territorio nazionale: ogni struttura della rete dovrebbe essere in grado di garantire standard assistenziali adeguati alla gestione della maggioranza dei casi. Solo i pazienti con particolari complessità vanno indirizzati all'ospedale di riferimento regionale per patologia».

I progressi della ricerca. A confermare che la ricerca ha fatto enormi progressi che la prevenzione è in grado di valorizzare ulteriormente sfruttandone al massimo le è il segfretario Aiom, Stefania Gori: «Grazie alle conoscenze biologiche acquisite nel corso degli anni e ai nuovi trattamenti, la storia naturale di alcune patologie oncologiche è radicalmente cambiata - spiega. - Basti pensare a due neoplasie a forte incidenza come quelle del colon retto e del seno: non solo riusciamo a individuarle con lo screening in fase precoce e a guarirle grazie a terapie innovative, ma anche la sopravvivenza nella fase metastatica è migliorata in modo significativo per effetto di trattamenti sempre più efficaci. Nel colon-retto in 15 anni è passata dai 6-9 mesi agli attuali 30-36 e, nel tumore al seno, l'effetto combinato di screening e terapia adiuvante ha contribuito a ridurre la mortalità del 30%».

Tumore gratrico. Sotto la lente all'Asco anche i progressi mondiali sul fronte dei trattamenti. Tra le novità di maggior rilievo, i risultati clinici degli studi su ramucirumab che hanno portato la Food and Drug Administration, lo scorso 21 aprile, ad approvare con procedura prioritaria ramucirumab (Lilly) per la monoterapia del tumore gastrico avanzato in progressione dopo chemioterapia iniziale, dopo anni in cui non sono state registrate significative novità per questa forma di malattia. Il tumore gastrico è il quarto tumore in termini di incidenza e il secondo per mortalità a livello mondiale: origina nel rivestimento interno dello stomaco, ha uno sviluppo lento, di solito nell'arco di diversi anni, e spesso non viene scoperto subito. Ramucirumab è il primo anti tumorale antiangiogenico approvato specificatamente per la terapia di seconda linea del tumore gastrico e si differenzia dagli altri farmaci della sua classe perché agisce con un nuovo meccanismo d'azione: è un farmaco intelligente", che inibisce in maniera diretta l'angiogenesi, ovvero la formazione di nuovi vasi sanguigni che apportano sangue alle cellule tumorali, interagendo in maniera specifica con il il recettore di tipo 2 del fattore di crescita dell'endotelio vascolare (Vegf) e inibendo la segnalazione a valle coinvolta nella formazione e nel mantenimento del sistema vascolare che alimenta il tumore. L'approvazione FDA di ramucirumab è stata ottenuta con procedura prioritaria grazie ai risultati dello studio di Fase III Regard che ha randomizzato un totale di 355 pazienti in 29 Paesi.

Carcinoma mammario. Tra le patologie oncologiche sotto la lente al Congresso Asco anche il carcinoma mammario, con la presentazione dello studio "tnAcity" di fase II/III, che coinvolge centri europei e americani è che valuterà i profili di efficacia e sicurezza di due regimi di combinazione di nab-paclitaxel (con gemcitabina o carboplatino) come trattamento di prima linea per il carcinoma mammario metastatico triplo-negativo, utilizzando gemcitabina e carboplatino come controllo. Centro coordinatore per l'Italia l'Oncologia Medica dell'Istituto Oncologico Veneto (Iov) di Padova, diretta da Pierfranco Conte: «L'obiettivo - spiega - Questo studio ha l'obiettivo di valutare lefficacia del trattamento, in prima linea, in una delle forme più difficili da trattare, quella ‘triplo-negativa'". Nella fase II dello studio, i ricercatori statunitensi ed europei valuteranno 240 pazienti. Obiettivo primario della fase II è identificare il braccio di combinazione con nab-paclitaxel che dovrà essere valutato nella fase III, in cui saranno randomizzate 550 pazienti. Endpoint primario dello studio tnAcity è la sopravvivenza libera da progressione, mentre endpoint secondari sono il tasso di risposta obiettiva, la sopravvivenza globale, il tasso di controllo della malattia, la durata della risposta e la sicurezza. Saranno inoltre condotte analisi dei biomarcatori e delle cellule tumorali circolanti».

Melanoma. Presentati anche da Bristol Myers Squibb I risultati di uno studio di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, che dimostrano che ipilimumab alla dose di 10 mg/kg (475 pazienti) ha significativamente migliorato la sopravvivenza libera da recidiva (RFS, durata dell'intervallo di tempo prima della recidiva o della morte) rispetto al placebo (476 pazienti) in pazienti con melanoma in stadio 3 ad alto rischio di recidiva dopo resezione chirurgica completa, come terapia adiuvante. Lo stadio 3 contraddistingue il melanoma che ha raggiunto i linfonodi regionali ma non si è ancora diffuso ai linfonodi distanti o ad altre parti del corpo (metastasi) e richiede resezione chirurgica del tumore primario e dei linfonodi coinvolti. Alcuni pazienti possono anche essere trattati con terapia adiuvante, sebbene le opzioni di trattamento adiuvante siano molto limitate. Malgrado l'intervento chirurgico e il possibile trattamento adiuvante, la maggior parte dei pazienti manifesta recidiva e progredisce alla malattia metastatica. Entro cinque anni, la maggioranza dei pazienti in stadio 3B e 3C (rispettivamente il 68 e 89%) e un terzo di quelli in stadio 3A (37%) manifestano recidiva della malattia. A tre anni, il 46.5% dei pazienti trattati con ipilimumab era libero da recidiva rispetto al 34.8% dei pazienti con placebo. «Lo standard di cura per questo tipo di pazienti è rimasto sostanzialmente invariato negli ultimi 20 anni» - ha spiegato Eggermont, direttore generale del Cancer Institute Gustave Roussy di Villejuif (Francia), primo autore dello studio- «Questi risultati sono significativi non solo perché ipilimumab è il primo inibitore di ‘checkpoint' immunitario a dimostrare un miglioramento nella sopravvivenza libera da recidiva in questo stadio più precoce di trattamento, ma anche perché si è osservato questo beneficio in tutti i sottogruppi di pazienti, inclusi quelli ad alto rischio di recidiva».

Mesotelioma. Ricerca italiana in primo piano a Chicaco, infine, con i risultati di uno studio clinico sul mesotelioma, unico al mondo, effettuato a Siena, dall'Immunoterapia Oncologica dell'Aou Senese, diretta dal dottor Michele Maio. Si tratta del secondo studio condotto su questa patologia causata dall'esposizione all'amianto e che ha colpito e continua a interessare molti lavoratori.con un particolare agente terapeutico, il tremelimumab, somministrato a uno specifico gruppo di pazienti con dosi differenti rispetto al primo studio clinico, già pubblicato dal gruppo del dottor Maio su Lancet Oncology nel 2013. «I risultati sono più che positivi – spiega Maio – perchè il controllo e la stabilità della malattia sono passati dal 30% del primo studio, che abbiamo condotto tra il 2009 e il 2011, a circa il 50% dello studio effettuato tra il 2012 e il 2013». Anche in questo secondo studio i pazienti su cui è stata condotta la sperimentazione sono 29 e tutti con mesotelioma già trattato, con fallimento della chemioterapia. «L'arruolamento dei pazienti – aggiunge l'oncologa Luana Calabrò che ha coordinato lo studio – si è concluso a luglio del 2013 e, grazie agli ottimi risultati ottenuti, si è già aperto un terzo studio, di tipo registrativo ed internazionale». Lo studio è stato condotto a Siena su pazienti provenienti da tutta Italia ed è stato reso possibile anche grazie al supporto dell'Arc – Associazione Italiana Ricerca sul Cancro e dell'Itt – Istituto Toscano Tumori della Regione Toscana. «Grazie ai risultati ottenuti a Siena – conclude Maio – l'azienda proprietaria di questo nuovo agente terapeutico ha investito ingenti risorse per sperimentare il nuovo farmaco su 580 pazienti che saranno trattati in circa 180 centri in tutto il mondo. .