Medicina e ricerca

Intelligenza Artificiale: tra opportunità e interrogativi etici priorità al dialogo medico-paziente

di Paolo Castiglia

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24 Esclusivo per Sanità24

Gli strumenti digitali e l’intelligenza artificiale possono essere un’opportunità per il benessere dei pazienti, hanno portato progressi straordinari nella diagnosi, nella terapia e nella gestione dei dati sanitari. Non mancano però gli interrogativi etici perché il modo in cui si utilizza - e regolamenta - l’IA nel contesto medico avrà un impatto duraturo sulla qualità delle cure e sulla fiducia nei sistemi sanitari.
E’ partito da qui l’approfondimento che su questa delicata tematica ha recentemente realizzato il convegno “Medicina ed Etica nell’era dell’Intelligenza Artificiale: La Formazione dei Professionisti Sanitari tra Tecnologia e Cultura Digitale”, organizzato da UniCamillus a Roma, coinvolgendo numerosi esperti, professionisti del settore sanitario e accademici per fare il punto sullo stato dell’arte tra timori e l’esigenza di cogliere le opportunità offerte dagli strumenti digitali.
Accademici e professionisti sanitari presenti si sono trovati concordi sul fatto che l’uso dei dati e la loro circolazione sia una grande ricchezza, ma non mancano insidie e pericoli, è quindi necessario diffondere una cultura dei dati a supporto delle già note e consolidate conoscenze e pratiche mediche.
La discussione si è articolata intorno a due tavole rotonde, una su “Innovazione digitale e AI in Sanità”, moderata da Donatella Padua, professoressa associata di Sociologia del Digitale UniCamillus, nonché delegata terza missione, e l’altra su “Innovazione digitale e nuova Medicina”, coordinata da Alberto Malva, responsabile Area Medicina Digitale SIICP, Referente MedQuestio.
Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei Medici di Roma nel dibattito ha detto di guardare alla IA “con interesse e insieme con preoccupazione: viene usata per migliorare il lavoro del medico o per risparmiare tempo? Non dimentichiamo che il nostro obiettivo è sempre il benessere del paziente”.
“Il modello di analisi dei dati da parte dell’IA non ha una logica umana, cioè deterministica, ma utilizza un processo stocastico – ha spiegato a sua volta Fabio Ferrari, fondatore e membro del CdA di Ammagamma – questo vuol dire che non vengono esaminate solo le correlazioni di dati più importanti, ma tutte, anche quelle apparentemente casuali: un essere umano non è in grado di farlo”, si amplia così il campo dell’indagine medica. La relazione medico-paziente, basata sul dialogo, la cosiddetta medicina-narrativa, deve però restare il fulcro dell’assistenza sanitaria, fondamentale per l’esito di una buona diagnosi.
Sulla delicatissima questione della privacy dei dati sanitari Daniele Di Ianni, Customer Innovation Manager di Roche Italia, ha dichiarato che “si stanno sviluppando i cosiddetti ‘pazienti sintetici’. Si tratta di prototipi di pazienti creati dall’IA sulla base di dati statistici reali: in questo modo non si viola alcuna privacy e, nel contempo, si favorisce l’avanzamento della ricerca”.
E’ emersa poi dal dibattito l’urgenza di una regolamentazione dei software e delle app dedicate alla salute. Ma con un “controllo normativo, non restrittivo” ha affermato Giuseppe Ippolito, professore di malattie infettive presso UniCamillus.
“Attualmente questi strumenti – ha spiegato poi Giuseppe Recchia, Co-fondatore daVi Digital Medicine e vice presidente di Fondazione TESSA – sono 500-600 mila, e regolamentarli è indispensabile anche perché sono utilizzati sempre da attori diversi, che ne modificano l’utilizzo e il fine, come medici, pazienti e direttori sanitari”.
Il dibattito generale su questi temi ha ovviamente una dimensione internazionale, e infatti “Il 13 marzo scorso il Parlamento Europeo ha approvato l’Artificial Intelligence Act, che regolamenta l’uso dei dati sanitari in Europa – ha illustrato Roberta Taurino, direttrice amministrativa territoriale ASL Roma2 e DPO di UniCamillus -. L’AI Act si basa su due approcci estremamente prudenti: il primo è quello antropocentrico, ossia l’IA deve supportare l’essere umano e non sostituirlo; il secondo è basato sull’evitamento di qualsiasi tipo di rischio per i cittadini europei”. “Oggi il Sistema Sanitario è multidimensionale: sociale, clinico, tecnologico e relazionale è quindi necessario – ha concluso poi Donatella Padua, professoressa associata di Sociologia del Digitale UniCamillus, nonché Delegata Terza Missione - che le istituzioni formative, come l’Università, si predispongano a nuovi approcci educativi”.


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