Imprese e Mercato

La farmaceutica in Italia: da bancomat a risorsa per la crescita. Confronto sul futuro del farmaco all'Ambasciata Usa

Un fatturato superiore a 5 miliardi di euro l'anno, oltre 13.000 dipendenti (circa 5.000 in attività di R&S e produzione), 460 milioni di investimenti in R&S e un export pari a 1,3 miliardi. Questi i numeri delle aziende farmaceutiche italiane a capitale americano, che chiedono una maggiore
attrattività del Sistema Italia e l'avvio di un dialogo stabile e costruttivo tra le istituzioni, il mondo politico e i rappresentanti dell'industria del comparto. Argomenti al centro della conferenza «Il ruolo e il futuro dell'industria farmaceutica americana in Italia», in corso a Roma all'Ambasciata Usa.

E sono queste le priorità discusse nel corso della conferenza ospitata a Roma dall'Ambasciatore degli Stati Uniti, David Thorne, e alla presenza del Ministro della Salute Renato Balduzzi, del sottosegretario del ministero dello Sviluppo Economico Claudio De Vincenti, del direttore generale dell'Agenzia Italiana del Farmaco Luca Pani e di molti esponenti del mondo politico ed imprenditoriale.

Il settore farmaceutico è un comparto strategico per l'economia dei paesi occidentali; in Italia, infatti, rappresenta il secondo settore per gli investitori Usa sia per fatturato (20%) che per occupazione (14%).

Un settore in cui l'innovazione e la tutela brevettuale sono i fondamenti per competere. Con un fatturato superiore a 5 miliardi di euro, oltre 13.000 dipendenti (circa 5.000 in attività di R&S e produzione), 460 milioni di investimenti in R&S ed un export pari a 1,3 miliardi di euro, le aziende farmaceutiche italiane a capitale americano sono determinate a proporsi come partner del Sistema sanitario nazionale e soggetto attivo per la ripresa economica.

«Auspico che in Italia si possa costituire un quadro di regole che faciliti il dialogo e la collaborazione tra il settore pubblico e quello privato – ha sottolineato l'Ambasciatore David Thorne – L'Italia è stata e può continuare ad essere uno dei migliori mercati al mondo, ma serve un sistema sanitario più razionale e di un contesto economico più solido, basati su un sistema politico stabile e longevo, sulla protezione della proprietà intellettuale e su normative trasparenti ed efficaci»».

«Esistono, però, molte criticità che intaccano l'attrattività del Sistema Paese – ha affermato dal canto suo Pierluigi Antonelli, Chairman dello Iapg (l'Italian American Pharmaceutical Group ) – ritardi nell'accesso, prezzi più bassi del 19% rispetto all'Ue e tempi di incasso che superano gli 8 mesi. Queste condizioni comportano che su 8 euro risparmiati sui vecchi farmaci, solo 1 euro viene reinvestito per quelli nuovi. Con la nuova legislatura occorre avviare urgentemente un piano di rilancio del settore farmaceutico, che riduca la frammentazione regionale, congeli gli interventi spot - che negli ultimi 5 hanno pesato per 11 miliardi di euro sul comparto - e migliori concretamente l'accesso all'innovazione».

«E' legittimo l'intento dell'industria farmaceutica di valorizzare gli investimenti in ricerca e fare profitto, ma si deve controbilanciare con la responsabilità di tutti per la sostenibilita' del sistema sanitario». Per questo occorre «verificare il profilo costo-beneficio dei farmaci costosi» ed escludere dal prontuario nazionale «quelli privi di valore aggiunto». A evidenziarlo il ministro della Salute Renato Balduzzi, intervenuto all'ambasciata americana. «Le finanze pubbliche italiane - ha aggiunto - devono fare i conti con «l'espansione incontrollata del mercato: sono in arrivo tanti medicinali costosi che creeranno criticità. Le norme introdotte in questi anni serviranno ad affrontarle. Occorre ragionare su tutto cio' che e' fuori dall'innovazione per evitare che blocchi risorse» che potrebbero essere investite proprio in innovazione. «Il lavoro che è stato avviato - ha concluso Balduzzi - può diventare un'alleanza stabile per andare avanti. Il lavoro del governo Monti nell'insieme è andato nella direzione auspicata per il rilancio del settore».