Imprese e Mercato

Assobiomedica: con i tagli al settore dei dispositivi medici in pochi mesi si sono persi migliaia di posti di lavoro

«Si sono persi un migliaio di posti di lavoro tra mobilità e blocco del turn over negli ultimi 12/18 mesi nel settore dei dispositivi medici e centinaia di lavoratori sono in cassa integrazione». L'allarme è del presidente di Assobiomedica, Stefano Rimondi, lanciato oggi a Roma durante l'incontro «Quale futuro per il Servizio sanitario nazionale. Opinioni a confronto per ripensare il sistema salute».

«Il nostro settore, che è stato per tanti anni un serbatoio di reclutamento di personale qualificato, fatto di laureati e neolaureati - continua Rimondi - è stato particolarmente colpito dalle tante manovre finanziarie. A subire danni saranno tutti se verrà applicato il tetto alla spesa per dispositivi medici. Si tratta di un provvedimento sbagliato e anche utopistico; questa riduzione è possibile solo tagliando le prestazioni. Quindi bisogna dire chiaramente a cosa si rinuncerà».

«Abbiamo una richiesta per il nuovo Governo - ha aggiunto Rimondi - quella di considerare la sanità una priorità. E di capire il nostro settore: la sua valenza, le sue problematicità e le sue opportunità. Tutto ciò non sembra essere compreso da questa classe politica. Chiediamo subito un tavolo».

Sulla base di una ricerca del Centro studi Assobiomedica, si stima che le diverse manovre possano avere un impatto sulla spesa pubblica in dispositivi medici del -33% nell'arco di due anni, fino al 2014. Numeri insostenibili - secondo Assobiomedica - frutto di obiettivi di risparmio arbitrari e di calcoli in taluni casi anche errati.

Le varie manovre, secondo l'Associazione, hanno provocato un definanziamento statale pari a 14,320 miliardi nel triennio 2012-2014, di cui 8,520 miliardi solo nel 2014.

«La sostenibilità di un Paese - ha aggiunto Rimondi - dovrebbe essere definita in base ai livelli di qualità della sanità al di là dei puri conteggi del Pil. Non si può continuare a deteriorare il Ssn perseguendo l'obiettivo della sostenibilità finanziaria e riducendo ulteriormente la spesa sanitaria che incide già del 7,1% sul Pil. Si tratta di cifre che non sono da Paese europeo, ma da Paese in via di sviluppo. I tagli lineari alla spesa sanitaria non sono giustificati soprattutto se si considera quanto il servizio sanitario italiano sia risparmioso rispetto agli altri stati. Le nostre imprese sono seriamente preoccupate e vedono profilarsi il rischio di procedere a pesanti ridimensionamenti occupazionali e a interrompere gli investimenti in ricerca e innovazione. Prevediamo che con i provvedimenti messi in atto dal Governo andremo a tagliare circa 10 mila posti di lavoro invece di contribuire a rendere la sanità italiana tra quelle di eccellenza nel mondo».

«Come associazione di categoria - ha aggiunto il direttore generale di Assobiomedica Fernanda Gellona - chiediamo al prossimo Governo di definire la politica dell'industria della salute, elemento fondamentale della sanità. Il ministro Renato Balduzzi ci ha ufficializzato l'apertura di un tavolo per il nostro settore, ci auguriamo che il prossimo ministro della Salute riparta da qui. E' giusto che la politica senta tutti gli attori coinvolti nel settore».