Dal Governo

Manovra/ Anaao: la Sanità dovrà farsi partito. Cgil: misure devastanti. Giovani medici: rischiosa la sforbiciata alle scuole

di Rosanna Magnano

Parla di un colpo mortale alla sanità l'Anaao Assomed e dell'indifferenza della politica - tanto da ipotizzare la necessità che la Sanità si faccia partito per difendere il Ssn e gli interessi dei cittadini - per commentare l'ipotesi di ulteriori tagli inseriti nella prossima Legge di stabilità. Ed è dura anche la rezione della Cgil, che parla di una misura devastante per i servizi ai cittadini e la qualità del lavoro dei medici. Critiche anche dal Segretariato giovani medici sulla sforbiciata alle scuole di specializzazione. Per l'Acoi i tagli erano tristemente prevedibili e manderanno in default la salute.


Le ciritiche dell'Anaao. «La verità - sottolinea il segretario nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise è che la Sanità è scomparsa dall'agenda della politica, dalle dichiarazioni e dai pensieri dei Segretari nazionali dei Partiti, e degli aspiranti tali, rottamata, declinata solo nell'accezione di malasanità. Come il Sud, inerme capro espiatorio di fronte a lobbies forti ed alle ragioni dell'economia che vogliono farci credere che uno stato sociale non possiamo permettercelo, ma armi come se fossimo in guerra sì. E quei Partiti pronti a minacciare la crisi di governo sui 4 miliardi di Imu rimangono muti di fronte ai 5 miliardi sottratti ai cittadini con i tagli alla sanità».


«Sono state inutili - continua Troise - le richieste e le proteste dell'intero mondo sanitario, di Regioni, di associazioni di cittadini e perfino di Cardinali: notizie di stampa annunciano che il Governo si prepara ad attingere per l'ennesima volta al bancomat della Sanità con ulteriori tagli per circa 5 miliardi di euro. Malgrado il Ministro della Salute, risvegliatosi bruscamente dal sogno ad occhi aperti nel quale distribuiva risorse aggiuntive al Fondo sanitario Nazionale, dichiari di volersi battere come una leoness, arricchendo il bestiario della politica di oggi, e le Regioni, messe di fronte alla possibilità di un inasprimento locale di tagli, tasse e ticket, lancino l'allarme rosso sulla tenuta del sistema, Ministri e viceministri proseguono indifferenti in un disegno di smantellamento della sanità pubblica che ormai non richiede nemmeno più di essere esplicitato».

«Forse al mondo della Sanità toccherà farsi partito -conclude con amarezza Troise - per difendere i cittadini e se stesso e intanto appellarsi alla disobbedienza civile di deputati e senatori contro un colpo forse mortale inferto ai diritti di cittadinanza e alla tutela pubblica della salute».

Dura anche la Cgil. «Auspichiamo che il Governo Letta smentisca con i fatti - dichiarano Cecilia Taranto, Segretaria Nazionale Fp-Cgil, e Massimo Cozza, Segretario Nazionale Fp-Cgil Medici - la riduzione del finanziamento al Sistema sanitario nazionale. Un taglio dall'attuale spesa, dal 7,1% del pil al 6,7% nel 2017, sarebbe devastante per la tenuta dei servizi ai cittadini e per la qualità del lavoro di medici e operatori sanitari. Siamo all'allarme rosso, al limite della sussistenza». La Cgil chiede , quindi, come già fatto la scorsa settimana dalla segretaria nazionale della Cgil Vera Lamonica, di «scongiurare ulteriori pesanti riduzioni dei livelli essenziali di assistenza, a partire dalla cancellazione dell'aumento dei ticket, che si tradurrebbero in altri 2 miliardi di tagli alla salute». «Sarebbe una scelta scellerata - aggiungono i due sindacalisti - visto che il nostro é uno dei sistemi pubblici più sostenibili dell'area Ocse, meno costoso di quello tedesco (8,4% del pil), francese (8,7%) e olandese (9,5%), e persino del tanto citato esempio statunitense (8,3%), che registra il livello più alto di spesa sanitaria complessiva, pari al 17,7% del Pil tra spesa pubblica e privata, contro il nostro virtuosissimo 9,2%».


Tagli prevedibili per l'Acoi. Anche per i chirurghi dell'Acoi i tagli, prevedibili, mandano in default la salute. «I tagli lineari previsti dalla legge di stabilità rischiano di mandare in default la salute degli italiani, ma erano tristemente prevedibili». Lo dichiara Luigi Presenti, presidente dell'Associazione dei Chirurghi Ospedalieri Italiani e presidente eletto del Consiglio Italiano di Chirurgia. «Sono anni che gli operatori del settore- aggiunge - e i chirurghi in particolare, chiedono una riorganizzazione drastica e radicale del sistema sanitario nazionale, ma i ministri della Salute che si sono succeduti sono rimasti ciechi e sordi alle nostre richieste».

«Abbiamo invitato a più riprese – spiega Presenti - a ristrutturare e ripensare la sanità pubblica dall'interno, per garantire ai cittadini non solo i livelli assistenziali minimi ma un servizio sanitario di qualità. Così, di fronte a una crisi economica che si sta trascinando da tempo e a esigenze meramente di bilancio, la sanità è stata travolta da altri tagli draconian. Ora è compito della ministra Lorenzin avviare un confronto per rendere virtuoso il sistema sanitario nazionale e mettere finalmente in atto una politica sanitaria che metta il paziente in cima alle priorità e garantisca a tutti il diritto alla salute, come previsto dalla nostra Costituzione».

«Tagli lineari» alle scuole di specializzazione. «L'Associazione Italiana Giovani Medici (Sigm) - sottolinea il presidente Walter Mazzucco - da anni propone la riorganizzazione del percorso formativo-professionalizzante pre e post laurea di medicina. L'Italia, infatti, documenta i tempi medi di accesso all'esercizio della professione medica più elevati del contesto Ue. Pur tuttavia, siamo contrari all'iniziativa di ridurre a 4 anni, con quello che ha la parvenza di mero "taglio lineare", la durata di tutte le scuole di specializzazione».

Una revisione della durata di molte scuole, secondo il Sigm è comunque opportuna: «A tal proposito - continua Mazzucco - proponiamo che venga ripristinata l'articolazione dei corsi antecedenti all'applicazione del DM 1 agosto 2005, ovvero quella definita dal DM 11 maggio 1995. Inoltre, nonostante la riduzione avrebbe applicazione a partire dall'anno accademico 2014/2015, sarebbe opportuno prevedere nel transitorio (prima applicazione) la possibilità di adesione opzionale, ovvero su base volontaria, del medico in formazione alla norma, altrimenti non indifferenti potrebbero essere i disagi per quanti hanno programmato la propria esistenza in una prospettiva di contrattualizzazione a 5 anni. Non si può pensare di porre rimedio dall'oggi al domani al mancato adeguamento del capitolo di spesa dei contratti di formazione in contemporanea all'innalzamento a 5 anni dei corsi, ma in attesa che nel medio termine di esplichino gli effetti della rimodulazione occorre lo stanziamento di risorse aggiuntive per colmare il gap. Diversamente, saremmo di fronte ad una scelta di tipo "ragionieristico" fatta a scapito della formazione di migliaia di giovani medici in formazione specialistica».