Dal Governo

Lorenzin: «Dimissioni irrevocabili». Mercoledì Letta in Parlamento

Infuriano i venti di crisi. L'unica certezza al momento è che mercoledì il premier Enrico Letta si presenterà in Parlamento (alle 9.30 al Senato e alle 16 alla Camera) con l'intento di chiedere la fiducia. Per il resto è nebbia fitta. La presidenza del Consiglio ha ricevuto le «dimissioni irrevocabili», dei quattro ministri Pdl, compresa la ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Che non aveva fatto mistero del suo dissenso, come il collega Quagliarello. Dissenso che pare però essere stato silenziato duramente da Berlusconi in persona nel vertice di questo pomeriggio con i gruppi parlamentari del Pdl. «L'esperienza di governo è finita», ha detto il leader ai suoi, sottolineando di aver deciso da solo il ritiro dei ministri. Tagliando le gambe all'ipotesi di nuove compagini e dettando un'agenda a tappe così serrate da essere irrealizzabili: l'approvazione, nell'arco di una settimana, dei provvedimenti economici di punta, dal decreto Iva all'Imu, fino alla legge di stabilità senza aumento delle tasse.

Pare quindi allontanarsi lo scenario di un Letta bis con la riconferma di Lorenzin alla Salute. La ministra non ha nascosto neanche per un momento il suo malcontento di fronte alla richiesta di dimissioni. La nota di ieri era un capolavoro di equilibrismo: partiva dal riconoscimento al suo mentore («Silvio Berlusconi è un perseguitato e il suo dramma personale è diventato il dramma di tutti noi, di un intero partito, dell'Italia») ma poi sferrava un attacco a chi «lo consiglia in queste ore», che tenta «di distruggere tutto quello che Berlusconi ha costruito e rappresentato per milioni di italiani». E prendeva nettamente le distanze dalla nuova Forza Italia: «Sta dimostrando d'essere molto diversa da quella del ‘94. Manca di quei valori e di quel sogno che ci ha portati sin qui. Ci spinge verso una destra radicale in cui non mi riconosco, chiude ai moderati e li mette fuori senza alcuna riflessione culturale, segnandoli come traditori».

Un dissenso pieno, esplicito, rinnovato anche stamane: «Non lascio il mio partito, ma non sono disposta a stare in una formazione guidata da estremisti contrari allo spirito e alle idee che abbiamo professato in questi 19 anni. Non posso accettare l'idea di un partito alla Alba Dorata che considera traditori chi la pensa diversamente».

Ma se era balenata la possibilità di una spaccatura immediata e di una vittoria delle "colombe" la giornata ha poi preso un'altra piega. Prima del vertice di Montecitorio dei gruppi Pdl, Lorenzin, Lupi e Quagliarello hanno incontrato per due ore Berlusconi a Palazzo Grazioli. Sono passati, insieme a Nunzia De Girolamo, dal vicepremier Alfano. Infine la riunione alla Camera senza alcun contraddittorio: un monologo, con cui Berlusconi ha ammonito: «I panni sporchi si lavano in famiglia».