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Studio Sentieri «ignorato» tra bonifiche mancate e amplificazione del danno

di Agostino Di Ciaula (Referente regionale Isde per la Puglia)

I nuovi dati resi disponibili dall'Iss con l'aggiornamento del progetto Sentieri non meravigliano. E certificano, ancora una volta, il disinteresse del nostro Paese per la prevenzione primaria. Non ci si poteva aspettare niente di diverso e, nonostante l'ampliamento dello studio, le informazioni sull'impatto sanitario dei Siti inquinati di interesse nazionale (Sin) sono probabilmente ancora sottostimate rispetto alla realtà, perché quanto finora descritto dagli autori dello studio Sentieri mostra solo la punta di un iceberg.

Indipendentemente dai propositi di ampliamento dello studio avanzati dagli stessi autori, è noto dalla letteratura scientifica internazionale che gli inquinanti responsabili delle evidenze descritte nei risultati di Sentieri causano una serie di patologie non oncologiche (solo per citarne alcune: malattie endocrino-metaboliche in età pediatrica e adulta, autismo, disturbi dello sviluppo neuro-motorio, aborti spontanei, malformazioni fetali) non completamente valutate, non valutate affatto o addirittura non valutabili con gli strumenti epidemiologici attualmente a disposizione in molte Regioni italiane.

Alcune di queste patologie (specie quelle insorte in età pediatrica) non sono mortali e non richiedono ricoveri ma causano sofferenze e severe conseguenze sanitarie, economiche e sociali nel medio-lungo termine. Inoltre, danni epigenetici secondari all'esposizione alle sostanze tossiche dei Sin in epoca embrio-fetale possono rendersi clinicamente evidenti a distanza di decenni dall'esposizione e persino nelle generazioni successive a quelle direttamente esposte.

A prescindere da questo, la domanda principale da porsi è: chi è davvero interessato ai risultati di Sentieri?

La storia dimostra che Sentieri (e l'epidemiologia delle patologie da cause ambientali in genere) interessa soltanto agli epidemiologi, ai medici che si occupano di correlazioni tra ambiente e salute, a sporadici giornalisti e ad alcuni dei residenti direttamente esposti alle sostanze tossicghe dei Sin.

Non interessa affatto, invece, a chi dovrebbe fare tesoro degli strumenti che l'epidemiologia offre (compresi quelli delle analisi di rischio, in grado di prevedere i danni di impianti inquinanti ancora non realizzati) e mettere in atto pratiche di prevenzione primaria (evitare l'insorgenza del danno sanitario rimuovendone le cause).

Questo è dimostrato dall'evidenza che, nonostante pluri-confermate e a volte ridondanti evidenze epidemiologiche (spesso di molto precedenti ai risultati di Sentieri), in numerosi Sin le procedure di bonifica non hanno ricevuto adeguata copertura finanziaria, non sono state portate a termine (probabilmente non lo saranno mai, considerata l'irreversibilità di alcuni danni) o, in alcuni casi, non sono neanche iniziate.

Spesso, inoltre, gli stessi Sin oggetto dello studio Sentieri (ad esempio Taranto, Brindisi), nonostante le mancate bonifiche, sono stati luogo di insediamento di ulteriori stabilimenti inquinanti e oggetto di scelte di continuità del danno, procedendo così in direzione diametralmente opposta alle esigenze di risanamento ambientale e sanitario.

Nel Sin di Taranto, ad esempio, ignorando l'estrema particolarità e gravità della situazione ambientale e sanitaria ampiamente certificata da varie fonti autorevoli (Sentieri/Istituto superiore di sanità, Asl, Osservatorio epidemiologico regionale, perizia medico-scientifica realizzata nell'ambito dell'inchiesta Ilva, studi pubblicati in letteratura internazionale), solo negli ultimi due anni si sono completamente ignorate a colpi di decreti legge le evidenze epidemiologiche di "risk assessment" sull'inutilità della cosiddetta "ambientalizzazione" dell'Ilva (vedi studio di Valutazione del Danno Sanitario condotto da Arpa Puglia), sono stati autorizzati o sono in via di autorizzazione il raddoppio di uno degli inceneritori già esistenti e la realizzazione di due discariche per rifiuti speciali e pericolosi in piena area urbana.

Poco conta che questi impianti siano nell'elenco di quelli nei pressi dei quali ci si ammala e si muore di più, come Sentieri ha dimostrato, e che siano realizzati in un'area urbana classificata come "da bonificare" già alcuni decenni prima dello studio Sentieri.

L'esigenza di bonifica del territorio di Taranto è stata espressa per legge già nel 1998 e i circa 15 anni di ritardo hanno significato per quel territorio, in termini epidemiologici, centinaia di malati e decine di morti in più all'anno, per 16 anni, a causa delle matrici (aria, acqua, terra) inquinate.

Stessa considerazione potrebbe farsi per numerosi dei Sin oggetto della revisione dello studio Sentieri.

A parte ogni considerazione di ordine etico, la miopia sta nell'ignorare, oltre alle indicazioni dell'epidemiologia, i costi sanitari diretti e indiretti delle mancate bonifiche o dell'amplificazione del danno, i costi a carico di categorie imprenditoriali (allevatori, agricoltori) irreversibilmente colpite e penalizzate, le lezioni offerte da esperienze di altri (vedi Ruhr) e possibili proposte imprenditoriali che possano generare profitti, benessere e rinascita muovendosi nei confini della sostenibilità.

Nella pagina introduttiva della prima versione dello studio Sentieri gli autori riportavano un verso di "Blowin' in the wind" di Bob Dylan: "Yes, ‘n' how many deaths will it take till he knows that too many people have died?". Questa citazione è sfuggita a molti e temo continuerà a sfuggire ancora per lungo tempo.