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Cantiere sanità/ Da Fondazione The Bridge la proposta di un’Agenda della salute con 5 priorità

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Avviare una riflessione sulla necessità di una riforma della sanità in Italia. A partire dalla selezione di cinque temi-chiave: una governance necessaria del sistema sanitario integrativo; Ricerca e sperimentazione clinica; Gestione dei dati sanitari e privacy; Professioni sanitarie del futuro; Strategie sanitarie in ottica di transizione energetica. Questo l’intento dichiarato della Fondazione The Bridge che con le Università di Pavia e Milano ha promosso a Roma un confronto e ha presentato una “Agenda della salute” (v. sintesi allegata). “Se è vero infatti - avvisano dalla Fondazione presieduta da Rosaria Iardino - che la vocazione universalistica del nostro sistema sanitario consiste nell’assicurare a tutti i cittadini il diritto fondamentale all’assistenza sanitaria, indipendentemente da fattori socioeconomici, etnia o posizione sociale, è altrettanto vero che si rendono necessarie delle proposte che aumentino realmente l’efficienza del sistema a beneficio dei cittadini. Affinché un sistema sanitario sia equo e sostenibile deve essere regolamentato per impedire l’insorgere di fattori che rischiano di minarne alla base i principi fondanti. Il nostro Paese ha bisogno di promuovere un percorso progressivo di riforma che, assicurando equità e universalismo, consenta di recuperare appropriatezza, efficacia ed efficienza delle cure”.
Un obiettivo da promuovere “attraverso il coinvolgimento di società scientifiche, partiti, istituzioni, aziende farmaceutiche, associazioni dei pazienti e altre figure chiave del settore”, chiamati ad approfondire le cinque macro tematiche selezionate dalla Fondazione.

“La priorità è garantire una sanità di qualità e colmare le disparità territoriali presenti nel nostro Paese. Ciò significa intervenire sull’accessibilità dei servizi sanitari, valorizzando la medicina territoriale e di comunità e l’assistenza a domicilio”. Lo ha detto la presidente di Fondazione The Bridge, Rosaria Iardino, che ha ribadito l’urgenza di “riformare il Servizio Sanitario Nazionale, con servizi adeguati ad affrontare criticità come la frammentazione dell’accesso alle prestazioni, la debolezza dell’integrazione sociosanitaria, le liste d’attesa. In questa prospettiva, abbiamo elaborato un documento centrato su cinque temi specifici con diverse proposte di politiche sanitarie da attuare, un’Agenda Salute che chiediamo di sottoscrivere per poter coinvolgere le istituzioni in modo ampio, condiviso e partecipato”.

Secondo Alessandro Venturi, professore di Diritto amministrativo e di Diritto regionale e degli enti locali presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli Studi di Pavia, Alma Ticinensis: “I temi presenti in Agenda Salute sono rivoluzionari e fondamentali per il futuro del SSN. La sanità integrativa è tra i punti più importanti. Da tempo leggiamo che la spesa privata per la sanità in Italia è aumentata, ma questo non è vero. Anzi, dei 42 miliardi che vengono spesso citati, premesso che sono delle stime e nessuno sa realmente a quanto ammonti la spesa sanitaria privata, in realtà solo 17 sono spesa sanitaria vera, cioè quella che non è sostituita dal SSN. Una spesa fisiologica. Di questi 17 miliardi, poi, ne abbiamo 4 che sono già intermediati da fondi mutualistici o assicurativi, quindi si riducono a 13 miliardi. Allora, con il primo punto di Agenda Salute, parlare cioè in maniera aperta di sanità integrativa al di fuori di qualsiasi ideologia, vogliamo immaginare un sistema che riduca il più possibile la spesa dal proprio portafoglio, quella out of pocket pura, mentre dovrebbe aumentare la spesa intermediata da fondi assicurativi e mutualistici. In un quadro, però, dove il SSN con i suoi 136 miliardi di spesa copre ancora il prevalente fabbisogno di tutti i cittadini italiani”.

Per Aldo Bruno Giannì, professore ordinario di Chirurgia Maxillo-Facciale e Presidente Comitato Direzione Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Milano: “L’Università Statale Milano ha deciso di essere tra i promotori di questa iniziativa, che riguarda la proposta di una riforma sanitaria equa, sostenibile e partecipata, perché pensiamo che il concetto di Accademia moderno non sia più quello del passato, avulso dal territorio, ma è un’Accademia che deve essere parte attiva di cambiamenti importanti. Abbiamo fornito delle nostre proposte in ambito formativo e sulle competenze delle professioni sanitarie del futuro, in considerazione anche dei grandi cambiamenti in atto nella popolazione, si pensi all’invecchiamento e alle cronicità, ma anche a tutta la tecnologia che cambia il modo di approcciare questi problemi. L’Accademia, dunque, e in particolare la nostra Università, partecipa attivamente ai processi di trasformazione sanitari che potranno modificare il nostro modo di occuparci di salute”.


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