In parlamento

Dl Pa, primari e prof "rottamati" non prima dei 68 anni. Emendamento del relatore

Voglia di cambiare sulla "rottamazione" dei medici e dei professori universitari. Arriva infatti tra gli emednamenti al Dl 90 in discussione in aula a Montecitorio un emendamento del relatore, Emanuele Fiano (Pd) che cambia il nuovo articolo approvato in commissione Affari costituzionali prevedendo la possibilità di mandare a riposo i dirigenti medici e del ruolo sanitario del Ssn sempre a 65 anni, che diventano però 68 per i «responsabili di struttura complessa» e per i professori universitari del Senato accademico «senza pregiudizio per la continuità dei corsi di studio e comunque non prima del termine dell'anno accademico nel quale l'interessato ha compiuto il sessantottesimo anno di età».

L'emendamento roescrive anche, sempre per i professori, che per ciscuno di loro a cui è applicata la nuova regola la relativa Università «procede prioritariamente all'assunzione di almeno un nuovo professore, con esclusione dei professori e dei ricercatori a tempo indeterminato già in servizio presso la stessa Università» o all'attivazione «di almeno un nuovo contratto per ricercatore a tempo determinato».

Commenti positivi all'emendamento - che va nel senso già richiesto ieri (VEDI ) durante la discussione generale da Paola Binetti (Ucd) - - di Raffaele Calabrò (Ncd): «Finalmente un ricambio generazionale con discernimento, con possibilità per l'amministrazione di non rinunciare alle professionalità migliori. Un emendamento di coraggio e buon senso, quello presentato dal Governo e sostenuto dal NCD e dalla capogruppo in
I commissione, Dorina Bianchi. La proposta di modifica, infatti, spazza via i timori e le perplessità avanzate sulla tenuta del Ssn dove si temeva - con il pensionamento a 65 anni per i dirigenti di struttura complessa - una drammatica emorragia verso il privato di molti primari che si sentono in piena attività lavorativa, creando inevitabili difficoltà nell'assicurare un'adeguata assistenza sanitaria e ancor più ai policlinici universitari che avrebbero riscontrato anche difficoltà nel garantire continuità nella
formazione».

Secondo Calabrò «non si tratta, come qualcuno insinua (VEDI ), di difendere privilegi e baronie, ma di valutare l'impatto di un depauperamento delle professionalità che sarebbe stato pericoloso per il mondo sanitario, soprattutto per i pazienti, gli studenti e il buon funzionamento del sistema nel suo complesso. Tanto più che, va assolutamente incoraggiata la volontà del Governo di condizionare il pensionamento all'assunzione di un nuovo docente: è questo il ricambio generazionale che va sostenuto e portato avanti senza tentennamenti».