Aziende e Regioni

"Evitabili" 110mila decessi l'anno

Nel 2010 i decessi di 71.500 uomini e 38.500 donne potevano essere "rinviati" grazie a più puntuali interventi di prevenzione e tutela. I dati aggiornati sulla mortalità "evitabile" - ancora allarmanti nonostante il netto miglioramento rispetto agli anni precedenti (-20% in un decennio) - sono contenuti nel Rapporto MEV(i) realizzato da Nebo Ricerche PA e presentato oggi in un convegno promosso a Roma da Mensa Italia .

«Non guardiamo necessariamente il bicchiere mezzo vuoto», sostiene Natalia Buzzi, Direttore scientifico di Nebo Ricerche PA e presidente del Mensa Italia, perché »c'è ancora spazio per contrastare con successo e con intelligenza queste morti, e per farle ulteriormente diminuire».

La classifica maschile. Due regioni del Centro Italia, Marche e Toscana, immediatamente seguite da Veneto e Liguria, guidano la classifica maschile dei minori giorni di vita perduti pro-capite. La Puglia è l'unica regione meridionale con un valore migliore della media nazionale. Sei delle ultime otto posizioni sono occupate da Regioni del Sud. Fanalino di coda sono Campania e Sardegna, precedute da Calabria, Sicilia, Abruzzo e Molise. Anche Lazio e Valle d'Aosta hanno risultati peggiori della media nazionale, ma la Valle d'Aosta merita una menzione d'onore: partita svantaggiatissima a fine anni novanta è, in assoluto, la Regione che è migliorata di più. «Ben il 33% di differenza fra la Regione migliore e quella peggiore, e non è affatto poco considerando che si tratta di mortalità per cui è possibile fare qualche cosa» ha commentato Natalia Buzzi.

La classifica femminile. . Il dato femminile sulla mortalità evitabile raggiunge giorni persi quasi a metà di quello maschile. In testa alla classifica dei minori giorni persi, come per i maschi, le Marche. E di nuovo la Campania si conferma all'ultimo posto, con un valore sensibilmente superiore alle altre regioni. Calabria e Valle d'Aosta recuperano rispetto al dato maschile collocandosi su valori migliori della media nazionale. Un aspetto interessante: il divario fra la regione migliore e quella peggiore per le femmine è del 50% anche se nel complesso, va ribadito, la mortalità femminile è molto più limitata di quella maschile.

Miglioramenti continui ma il sud fanalino di coda. Rispetto agli anni 2000-2002 l'ultimo dato disponibile presentato oggi (2008-2010) vede miglioramenti continui e regolari a livello nazionale: i maschi migliorano in media del 2,5% l'anno, le femmine, di gran lunga meno esposte alle morti evitabili, un po' meno: l'1,7% l'anno.
La vera sorpresa è però il dato regionale perché le regioni centro-settentrionali hanno ridotto la mortalità evitabile in misura sensibilmente maggiore di quelle meridionali. Ai due estremi la Valle d'Aosta è la Regione che migliora in assoluto più velocemente mentre la Calabria, soprattutto per i maschi, e la Sardegna, in particolare per le femmine, denunciano comunque un vistoso rallentamento.

Uno strumento di lavoro. Il Rapporto presentato oggi alla presenza di esperti del ministero della Salute, dell'Istat, dell'Istituto superiore di Sanità e dell'Unione europea vuole essere anche un "ricettario" dove trovare, fino a livello locale, le indicazioni su dove intervenire. I risultati della ricerca - integralmente disponibili su www.mortalitaevitabile.it - sono dettagliati per prevenzione primaria (stili di vita del singolo come corretta alimentazione, alcolismo, tabagismo, sicurezza stradale, in casa e sul lavoro ecc.), diagnosi precoce e terapia (tumore alla mammella della donna, tempestività salvavita degli interventi sanitari) e igiene e assistenza sanitaria (vaccinazioni, corretta gestione delle cronicità e del ricorso alle strutture sanitarie ecc.).

Perché il suggerimento a una "politica intelligente"? Perché tra i maschi quasi il 60% delle morti in età in cui non si dovrebbe morire è contrastabile con politiche di prevenzione su stili di vita e sicurezza stradale, in casa e sul lavoro. «E prevenire costa poco e consente, in tempi di crisi, di risparmiare risorse a favore di tutti», conclude Natalia Buzzi.