Aziende e Regioni

Politecnico di Milano: con l'Ict 15 miliardi di possibili risparmi in sanità

La rivoluzione digitale in sanità può valere 15 miliardi. Questa la stima della Ricerca 2013 dell'Osservatorio Ict in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano presentata oggi al convegno «Ict in Sanità: perché il digitale non rimanga solo in agenda» che si colge all'Aula De Carli del Politecnico di Milano. La Ricerca è stata realizzata attraverso casi di studio e questionari rivolti a 109 Cio, 166 direttori generali, amministrativi, sanitari delle principali strutture sanitarie, referenti e dirigenti in ambito sanitario di 10 Regioni, un campione statisticamente significativo di medici di medicina generale e di cittadini.

In periodi di spendign review, secondo la ricerca, la spesa Ict per la Sanità è scesa a 1,23 miliardi nel 2012, appena 21 euro per abitante, ulteriormente ridotta dopo il calo registrato lo scorso anno. Eppure proprio un investimento in innovazione digitale - secondo la ricerca - potrebbe combinare efficienza e sostenibilità economica a servizi di qualità: una rivoluzione digitale completa per la Sanità italiana porterebbe benefici di circa 15 miliardi l'anno per il Sistema Paese.

I risparmi. L'Osservatorio Ict in Sanità stima che, impiegando tutte le soluzioni Ict negli ambiti chiave della Sanità Italiana, le strutture sanitarie potrebbero risparmiare circa 6,8 miliardi l'anno (115 euro procapite).

Nel dettaglio, circa 3 miliardi grazie alla deospedalizzazione di pazienti cronici resa possibile dalle tecnologie a supporto della medicina sul territorio e dell'assistenza domiciliare; 1,37 miliardi per risparmi di tempo in attività mediche e infermieristiche grazie all'introduzione della Cartella Clinica Elettronica; 860 milioni grazie alla dematerializzazione dei referti e delle immagini, che consentirebbe di ridurre gli sprechi dovuti alla stampa e i tempi per reperire un documento cartaceo; 860 milioni grazie alla riduzione di ricoveri dovuti a errori evitabili attraverso sistemi di gestione informatizzata dei farmaci; 370 milioni di euro si otterrebbero grazie alla consegna dei referti via web e a un miglior utilizzo degli operatori dello sportello che potrebbero essere impiegati in attività a maggior valore aggiunto; 160 milioni con la prenotazione online delle prestazioni; 150 milioni attraverso la razionalizzazione dei data center presenti sul territorio e al progressivo utilizzo di tecniche di virtualizzazione e 20 milioni per la riduzione dei costi di stampa delle cartelle cliniche.

A questi benefici, sono da aggiungere i possibili risparmi economici per i cittadini, grazie al miglioramento del livello di servizio reso possibile dalle tecnologie digitali, stimabili complessivamente in circa 7,6 miliardi di euro (pari a circa 130 euro per cittadino), così ripartiti: 4,6 miliardi di euro grazie ai servizi di ritiro e download dei documenti clinico-sanitari via web; 2,2 miliardi di euro attraverso soluzioni di telemedicina e assistenza domiciliare; 640 milioni di euro grazie alla prenotazione via web e telefonica delle prestazioni; 170 milioni di euro grazie alle soluzioni di gestione informatizzata dei farmaci.

«Sono benefici troppo importanti per non sviluppare immediatamente un piano di interventi – ha affermato Mariano Corso, responsabile scientifico dell'Osservatorio Ict in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano - e occorre abbandonare il pregiudizio che in Sanità le nuove tecnologie siano un lusso, perché utili per modernizzare le cure ma destinate ad aumentare le spese e quindi da rimandare a tempi migliori. L'innovazione digitale è la principale leva su cui lavorare per rendere la qualità dei servizi compatibile con la loro efficienza e sostenibilità economica».

La spesa Ict in Sanità. Nel 2012 la spesa complessiva per la digitalizzazione della Sanità italiana è stata di 1,23 miliardi, in diminuzione del 5% rispetto al 2011 e pari all'1,1% della spesa sanitaria pubblica. In Italia si spendono 21 euro per abitante in tecnologie informatiche, oltre la metà del valore di Francia e Gran Bretagna. La maggior parte della spesa ICT in Sanità riguarda le aziende sanitarie: 895 milioni di euro, -2% rispetto al 2011, mentre 280 milioni di euro sono spesi dalle Regioni (-7%) e 54 milioni dai medici di medicina generale, in media 1.146 euro per medico (-24%).
Oltre a essere complessivamente bassa e con un trend in decrescita, la spesa informatica nella Sanità italiana, secondo la ricerca, presenta una distribuzione ancora disomogenea sul territorio nazionale, ma con trend di parziale riduzione delle differenze evidenziate negli scorsi anni. Per quanto riguarda le strutture sanitarie, le aziende del Nord continuano ad assorbire la maggior parte dei budget - circa il 60% del totale - ma in calo rispetto al 2011 (-12%); nelle Regioni del Centro e del Sud e Isole invece si riscontra un aumento del 21%.

Ict e medicina generale. Il fenomeno trova conferma anche nei budget Ict dei medici di medicina generale: la pressione al contenimento delle spese ha portato infatti a una riduzione della spesa Ict nel 2012 superiore al Centro-Nord rispetto al Sud e Isole: la spesa media di un medico del Nord-Ovest (1.037 euro) e del Centro (1.077 euro) è mediamente inferiore rispetto a quella dei medici di Sud e Isole (1.224 euro), con un'inversione rispetto al 2011.
Rimangono profonde però le differenze a livello di spesa degli Enti regionali: quelli del Nord Italia coprono circa due terzi delle spese informatiche sostenute direttamente dalle Regioni.

Le cause della riduzione del budget. Un segnale parzialmente positivo emerge dall'analisi delle cause alla base della riduzione del budget Ict nelle strutture sanitarie: i tagli derivano da una diminuzione della spesa corrente del 7%, mentre è previsto un incremento del 12% negli investimenti in tecnologie digitali, in controtendenza rispetto allo scorso anno. I maggiori tagli alla spesa ICT si hanno in ambito pubblico (-8%), mentre si riscontra un aumento del budget complessivo nelle strutture sanitarie private (+32%). Per il 2013 è previsto un ulteriore calo delle spese correnti pari al 2%, a seguito delle manovre sulla Spending Review e di altri fenomeni strutturali.

Il ruolo del management. Tra le direzioni strategiche delle strutture sanitarie è ancora bassa la consapevolezza dell'importanza dell'investimento in Ict per fronteggiare la crisi. Il 51% di quelle intervistate afferma che i tagli dei budget Ict saranno in linea rispetto ad altre voci di spesa aziendale e il 6% dichiara che saranno addirittura superiori. Secondo i Cio, inoltre, nel 49% delle strutture la riduzione del budget Ict sarà generalizzata e indiscriminata, mentre nel 17% si focalizzerà sugli investimenti ICT non finalizzati a creare efficienza. L'84% dei Direttori delle strutture ritiene che la carenza di risorse economiche sia una barriera estremamente difficile da superare, a cui si affiancano la necessità di gestire elevati impatti linee guida omogenee per lo sviluppo delle tecnologie digitali all'interno del Sistema sanitario regionale e nazionale (54%).

Gli ambiti dell'innovazione. Nell'attuale periodo di ristrettezze economiche, le direzioni strategiche delle strutture sanitarie ritengono prioritari gli ambiti di innovazione digitale che consentono di ottenere benefici strutturali e misurabili in termini di aumento dell'efficienza e dell'efficacia dei processi interni e di miglioramento della qualità del servizio ai cittadini. L'ambito che catalizza i maggiori budget Ict nel 2012 è rappresentato dai Sistemi dipartimentali (circa 80 milionidi spesa stimata), seguito dalla Cartella clinica elettronica (52 milioni di euro) e dai sistemi per il Disaster recovery e la Business continuity (41 milioni).

Nel dettaglio, l'Osservatorio Ict in Sanità ha analizzato i singoli ambiti d'innovazione.

Servizi digitali al cittadino. Il 75% delle strutture sanitarie ha speso, nel 2012, 15 milioni in quest'ambito e per il 2013 è previsto un incremento del 2,3% del budget. Tra i servizi maggiormente presenti vi sono, oltre ai sistemi per la prenotazione telefonica delle prestazioni (adottati dall'83% delle aziende sanitarie italiane) e i sistemi di prenotazione via web (23%), il ritiro e download dei referti online (29%) e il pagamento via web delle prestazioni (25%). L'utilizzo dei servizi è però ancora parziale. Soltanto il 53% delle prenotazioni nel 2012 è stata effettuata telefonicamente e il 7% via web. Anche la percentuale di referti consegnati via web è molto limitata (13%), così come i pagamenti delle prestazioni (6%).

Sistemi per la gestione documentale e la conservazione sostitutiva. Il 72% delle strutture sanitarie ha speso, nel 2012, 19 milioni in quest'ambito, con un tasso di crescita previsto per il 2013 del 7,3%. Nelle strutture sanitarie italiane il 73% delle immagini è prodotto in formato digitale, anche grazie alla diffusione dei sistemi di diagnostica digitale, mentre solo il 30% dei referti è prodotto e firmato digitalmente. In questo contesto il 56% delle aziende del campione ha attivato un sistema di conservazione a norma di legge dei documenti informatici clinico-sanitari.

Cartella clinica elettronica. Il 67% delle strutture sanitarie ha speso, nel 2012, 52 milioni in quest'ambito, con un trend di crescita previsto per il 2013 del 4,9%. Il 52% delle cartelle cliniche presenta solo alcune componenti in formato elettronico (tipicamente la lettera di dimissione) e soltanto il 21% delle aziende del campione ha adottato Cce "complete" di tutte le funzionalità, attive in alcuni reparti. Infatti, a fronte di funzionalità basilari che sono maggiormente presenti e con un buon livello di supporto alle attività (come quelle relative alla visualizzazione delle informazioni del paziente e del ricovero, ai trasferimenti interni e alle dimissioni da reparto, all'accesso alla documentazione clinica precedente e alla gestione clinica ambulatoriale), spesso mancano le funzionalità caratterizzanti della cartella clinica, come la gestione clinica di ricovero e la gestione della farmacoterapia. Infine, solo il 6% delle cartelle cliniche è completamente dematerializzato con meccanismi di conservazione sostitutiva a norma di legge. Anche il supporto mobile alla Cce è ancora molto limitato e ciò riduce notevolmente i benefici ottenibili dall'introduzione di questi strumenti.

Soluzioni per la gestione informatizzata dei farmaci. Il 65% delle strutture sanitarie ha speso nel 2012 complessivamente 30 milioni di euro in quest'ambito, con un tasso di crescita previsto per il 2013 del 9,2%.
Le funzionalità di gestione informatizzata dei farmaci maggiormente presenti tra le aziende del campione sono quelle relative alla preparazione dei farmaci in farmacia (adottate dal 56% delle aziende del campione) e alla prescrizione delle terapie (54%), mentre sono meno diffuse le soluzioni per la somministrazione dei farmaci (36%). Complessivamente solo il 17% delle aziende del campione ha informatizzato tutte le fasi del processo di farmacoterapia. Infine, risultano essere ancora poco diffuse le soluzioni per la gestione dei farmaci in dose unitaria (11%). Il livello di informatizzazione delle attività attualmente raggiunto risulta ancora limitato, con meno della metà delle attività gestite digitalmente, anche se si osservano trend interessanti di crescita nella gestione informatica della somministrazione dei farmaci.

Sistemi di business intelligence e clinical governance. Il 77% delle strutture sanitarie ha speso nel 2012 19 milioni in quest'ambito e per il 2013 sono previsti incrementi di budget del 3,7%. I sistemi Ict direzionali sono piuttosto diffusi (sono presenti nell'89% delle aziende del campione), anche se le funzionalità più complesse – come la definizione di KPI, l'impiego di balanced scorecard e, soprattutto, il supporto alle decisioni cliniche (Clinical Governance) – sono presenti in meno di un terzo delle strutture. Mobile Health. Il 43,2% delle strutture sanitarie ha speso 10 milioni di euro in quest'ambito nel 2012 e per il 2013 sono previsti incrementi di budget del 5,4%. I device maggiormente presenti all'interno delle strutture sono Notebook e Netbook (adottati nell'80% delle aziende del campione), ma il 21% delle strutture prevede di introdurre nel 2013 i tablet a supporto delle attività cliniche. Il livello di utilizzo attuale dei device mobili da parte di medici, infermieri e altro personale sanitario è attualmente abbastanza limitato. La percentuale di medici che, nello svolgimento delle attività cliniche, utilizza device mobili è del 24%, mentre è del 21% per gli infermieri e del 10% per altri operatori. Entro la fine del 2013 quasi la metà delle aziende prevede di aumentarne la diffusione tra medici e infermieri. Infine, solo il 18% delle strutture incentiva l'utilizzo di dispositivi personali per scopi professionali (secondo il paradigma del Bring Your Own Device, BYOD), mentre il 46% delle strutture ha una politica aziendale che non ammette l'utilizzo di device personali. Tale risultato è comunque in linea con quanto avviene in altri settori.

Soluzioni per la medicina sul territorio e l'assistenza domiciliare. Il 32,6% delle strutture sanitarie ha speso nel 2012 complessivamente 9 milioni in quest'ambito ed è previsto un leggero calo nel 2013. I servizi maggiormente presenti sono le soluzioni di Tele-monitoraggio (adottate dal 23% delle aziende del campione), mentre risultano poco diffuse le soluzioni di Tele-assistenza e Tele-soccorso per segnalare emergenze e di Tele-diagnostica presso il domicilio del paziente (presenti rispettivamente nel 9% e nell'8% delle strutture).
Le soluzioni di Tele-monitoraggio sono spesso utilizzate per pazienti cronici affetti da malattie quali diabete, scompenso cardiaco o insufficienza respiratoria.

Cloud Computing e virtualizzazione. Se da un lato nel 2012 il 63% delle strutture sanitarie ha speso 28 milioni di euro in soluzioni di virtualizzazione delle risorse Ict, soltanto il 28% ha avviato progetti di Cloud Computing con una spesa totale di 10 milioni. Per il 2013 sono comunque previsti incrementi di budget, soprattutto per l'ambito del Cloud Computing, che avrà un incremento dell'8,9% contro un 3,4% associato alle più mature tecnologie di virtualizzazione. La situazione attuale del patrimonio tecnologico delle strutture sanitarie vede la presenza di circa 2.000 Data Center e di 38.000 Server. In questi Data Center viene spesso gestito un hardware disomogeneo e non standard, utilizzato per una frazione delle proprie potenzialità, con il ricorso a tecniche di virtualizzazione ancora limitato. In particolare, solo il 40% circa delle aziende del campione dichiara di aver introdotto tecnologie di virtualizzazione della capacità elaborativa e dello storage che superino il 70% della capacità totale.

Sistemi di front-end. Il 79% delle strutture sanitarie ha speso nel 2012 31 milioni di euro in sistemi di frontend, con previsioni di leggero calo nel 2013 (-1%). I servizi maggiormente presenti riguardano le soluzioni per la gestione intelligente delle code e delle priorità nella struttura (adottate dal 78% delle aziende del campione) e le soluzioni per la gestione dell'attesa relativa a visite ambulatoriali (63%), mentre i trend di crescita previsti per il 2013 sono relativi alle soluzioni di self service a supporto dell'erogazione del servizio, con un'introduzione prevista nel 15% delle aziende a fronte di una diffusione attuale pari al 47%. Tali soluzioni, tuttavia, sono spesso presenti solo in alcuni Reparti/Presidi e quindi non consentono di supportare in modo completo e integrato l'attesa e il percorso del paziente all'interno della struttura.