Aziende e Regioni

I pagamenti possono attendere: oltre 5 miliardi i debiti a carico di Asl e ospedali per i biomedicali

Puntuale come ogni mese, Assobiomedica ricorda i tempi biblici che le imprese devono aspettare per essere pagate da Asl e ospedali: al 31 gennaio 2013 i crediti insoluti ammontavano a oltre cinque miliardi di euro. Una montagna di fatture in sospeso, concentrate in quattro Regioni: Campania, Lazio, Piemonte e Calabria. Dove i ritardi possono arrivare anche a due anni.

Le quasi 300 aziende biomedicali riunite in Assobiomedica - quelle che forniscono attrezzature, strumentazioni diagnostiche, siringhe, garze, bende ecc. - ricordano che i crediti nei confronti delle Regioni sottoposte a Piani di rientro ammontano a circa il 60% del totale. Qui non è possibile nemmeno la strada del pignoramento, perché vige la norma dell'impignorabilità. Quasi il 76% dei crediti è riferito a Regioni che hanno tempi di pagamenti superiori ai 200 giorni. Le Regioni dove si riscontrano i maggiori ritardi nei pagamenti sono Molise, Calabria, Lazio (293), Campania (271) e Piemonte (253).

Qualche esempio? In Calabria le aziende biomedicali aspettano mediamente 922 giorni, praticamente 2 anni e mezzo, prima di veder saldate le proprie fatture. Lo stesso in Molise (921 giorni). In Campania l'attesa è di circa 2 anni (682 giorni). Ma va male anche nel Lazio e in Piemonte, dove per incassare i pagamenti si aspetta mediamente un anno: rispettivamente 332 e 306 giorni. Tempi biblici, insomma, malgrado una direttiva europea imponga alla Pubblica amministrazione 60 giorni di tempo per il pagamento delle fatture ai fornitori.

Chi rispetta la tabella di marcia è una minoranza. Poche Asl concentrate in tre Regioni: Trentino Alto Adige, Valle D'Aosta e Friuli Venezia Giulia. In Trentino l'attesa media è di 80 giorni, in Valle d'Aosta e in Friuli Venezia Giulia, invece, è rispettivamente di 83 e 88 giorni.

Secondo l'analisi di Assobiomedica, solo per i dispositivi medici l'ammontare complessivo dei debiti a carico delle Asl è di 5,35 miliardi: 822 milioni, giusto il 16%, è a carico delle aziende sanitarie della Campania e oltre 565 milioni, pari all'11%, pesano invece sulle spalle
delle Asl e degli ospedali del Lazio.

«Ci auguriamo - afferma il presidente di Assobiomedica, Stefano Rimondi - che il Governo si formi nel più breve tempo possibile e risolva il problema dei pagamenti della Pubblica amministrazione, dando ossigeno alle imprese, ormai soffocate dal credit crunch. Il Servizio sanitario nazionale ha bisogno di tecnologie innovative che diano ai cittadini le prestazioni migliori e le imprese biomedicali vogliono dare il loro contributo per una sanità efficace ed efficiente. Purtroppo - conclude Rimondi - i tagli lineari e i ritardati pagamenti hanno invece costretto molte aziende a ridurre gli investimenti in ricerca e a tagliare posti di lavoro invece di creare sviluppo e innovazione per il rilancio della nostra economia».

Duro il commento di Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria: «Il ministro dello Sviluppo economico Passera, fin dal suo insediamento, ha sempre detto di voler risolvere il problema dei pagamenti alle imprese da parte della Pubblica amministrazione. Finora, però, oltre le buone intenzioni non si è andati. Il problema è irrisolto. Tante parole e pochi fatti». Però «le aziende hanno bisogno di liquidità per far ripartire l'economia. I soldi per pagare le imprese vanno trovati».

I mancati pagamenti - aggiunge Valerio Alberti, presidente Fiaso - «non sono un danno soltanto per le imprese ma anche per le stesse aziende pubbliche. L'Asl che paga in ritardo, ad esempio, oltre a pagare interessi di mora, non ha capacità negoziale. E' costretta a pagare i beni e i servizi a un prezzo più alto».