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Basilicata: contro il cancro dell'utero si passa dallo screening con pap test al test Hpv

Basta pap test, si passa al test Hpv "HC2". Contro i tumori del collo dell'utero la Basilicata ha deciso di cambiare screening: alle oltre 160mila lucane tra i 35 e i 65 anni sarà quindi proposto l'esame per la ricerca del papilloma virus mentre il pap test diventerà un test di secondo livello, per la conferma della presenza di eventuali alterazioni cellulari rilevate nelle donne con test Hpv positivo.

«La Basilicata è tra le prime Regioni, insieme alla Toscana, a compiere questo importante passo avanti nello screening», sottolinea Sergio Schettini, coordinatore regionale dello screening cervico uterino, direttore del Dipartimento della donna e del bambino dell'azienda ospedaliera San Carlo di Potenza- «Numerosi studi e progetti pilota realizzati in tutta Italia hanno ampiamente dimostrato che il test Hpv è uno strumento di prevenzione più efficace del Pap test per le donne a partire dai 35 anni di età. Se il test Hpv è negativo, la donna non presenta fattori di rischio e può ripetere il controllo dopo 5 anni. Questo significa per la donna maggiore protezione e minore impatto dello screening, perché vengono evitati controlli frequenti ed esami non necessari. Inoltre, per il sistema
sanitario il nuovo modello comporta un risparmio in termini di costi e
di utilizzo più efficiente delle risorse».

«La scelta di applicare in Basilicata le metodiche più avanzate per la prevenzione di questo tumore ginecologico - commenta Attilio Martorano, assessore regionale alla Salute - è pienamente coerente con quanto fatto finora e con il costante impegno a scegliere il meglio per la salute dei cittadini. Le nuove strategie introdotte sono sicuramente un'ulteriore garanzia per le donne che decideranno di sottoporsi allo screening, oltre che un passo avanti per il sistema sanitario lucano».

I primi prelievi del nuovo programma di screening con test Hpv vengono effettuati a partire da febbraio. E la procedura è identica: facile, indolore
e non invasiva. Il materiale prelevato, però, non viene letto al microscopio come nel Pap test, ma utilizzato per la ricerca del papillomavirus ad alto rischio con un test di laboratorio specifico. Il campione viene conservato in un liquido e analizzato con la tecnologia molecolare HC2, che si basa sull'amplificazione del segnale per il rilevamento del Dna e permette di individuare i tipi di Hpv che hanno più probabilità di causare un tumore.

«Il nuovo modello prevede un'organizzazione centralizzata dei campioni e dei test», precisa Martorano. «Il Centro di riferimento oncologico della Basilicata (Crob), di Rionero in Vulture, ha la funzione di gestire gli esami, sia il test Hpv sia il pap test, e di ottimizzare i controlli di qualità».

Per le donne tra i 25 e i 34 anni, invece, resterà valido lo screening basato sul pap test e il test Hpv sarà utilizzato solo in un secondo livello di analisi. La ragione, spiega Schettini, è che «nelle donne giovani le infezioni da papillomavirus sono molto frequenti e nella maggior parte dei casi si tratta di infezioni transitorie, che scompaiono nell'arco di uno o due anni».