Medicina e ricerca

Giornata mondiale Tbc/ Ricerca, fondi e piani di cure per eradicare l'epidemia entro il 2035

«Global solidarity and action»: questa la chiamata alle armi dell'Oms a tutti i Paesi membri, in vista della Giornata mondiale della tubercolosi del 24 marzo. Obiettivo, supportare una nuova strategia ventennale , mirata a eradicare entro il 2035 l'epidemia globale.

Se è vero infatti che negli ultimi anni si sono registrati molti progressi contro la malattia, con oltre 37 milioni di vite salvate, ancora nel 2013 si sono ammalate 9 milioni di persone, di cui almeno mezzo milioni farmaco-restistenti. Si stima che 1,5 milioni di individui continuino a morire di tb ogni anno. Un problema non solo sanitario: la malattia ha infatti conseguenze devastanti per le famiglie, di cui arriva a ridurre il reddito annuo in media del 50%, aggravando spesso disparità preesistenti. «E' una questione di giustizia sociale, fondamentale ai fini del nostro obiettivo di copertura sanitaria universale. Ogni uomo, donna o bambino di qualsiasi parte del mondo deve avere parità di accesso ai trattamenti», spiega la Dg Oms Margaret Chan.

La nuova strategia. La "Tb end strategy", adottata lo scorso anno dall'Assemblea generale, è centrata su tre aree-chiave: cure integrate per i pazienti e prevenzione diffusa ovunque ce ne sia la necessità, bambini inclusi; rafforzamento delle politiche e dei sistemi di supporto all'obiettivo; focus su ricerca e innovazione. L'obiettivo finale è di abbattere del 95% i decessi e del 90% i casi da qui al 2035. Il 2015 è considerato un anno strategico per ottenere questi risultati, potenziando gli interventi nei Paesi-chiave. Focus, ancora, sui pazienti che vivono con Hiv. Nel 2013 i co-infetti erano 1,1 milioni, ne sono deceduti 360mila.

L'emergenza risorse. E' vitale, ricordano ancora dall'Oms, che i gap di 2 miliardi di dollari da destinare agli interventi di cura che mancano all'appello ogni anno nella lotta alla Tb e l'1,39 miliardi che servirebbero alla ricerca siano colmati al più presto. Servono nuovi strumenti di diagnosi, farmaci e vaccini, che solo una mobilitazione collettiva può aiutare ad approntare. «Dobbiamo lavorare con criteri e soggetti innovatori nella salute, nello sviluppo, nella società civile e nel settore privato se vogliamo porre fine al peso di questa malattia che è assolutamente prevenibile», spiega Mario Ravaglione, direttore del Global Tb Programme Oms. I ministeri della Salute di tutto il mondo, Italia compresa, sono chiamati a fare la loro parte.