Medicina e ricerca

Infarto, la rete Ima «fa 90»: i dati presentati al congresso Sici-Gise

di Barbara Gobbi

Al 35° Congresso della Società italiana di Cardiologia interventistica di Genova il punto sulle reti di emergenza anti-infarto: rispetto a 5 anni fa sono raddoppiate e coprono oggi il 90% del fabbisogno nazionale. «Un'ottima notizia per i pazienti italiani e per la Sanità pubblica - afferma il presidente Sici-Gise Sergio Berti - dato che le malattie cardiovascolari rappresentano una delle prima cause di morte sia negli uomini che nelle donne. In italia ogni anno 120mila persone sono vittime di un infarto miocardico acuto, e l'infarto rimane la principale causa di morte nei Paesi Ue con circa il 30% dei decessi, oltre la metà dei quali prima dell'ospedalizzazione».

Da qui la decisione della Società scientifica di monitorare a partire dal 2007-2008 l'andamento delle procedure di angioplastica coronarica primaria, il trattamento più efficace nel ridurre la mortalità a breve e a lungo termine dei pazienti colpiti da infarto miocardico. L'Italia è stato uno dei primi Paesi in Europa ad eseguire l'angioplastica primaria ed alcune regioni italiane sono un modello di organizzazione della rete molto efficiente per il trattamento dell'infarto miocardico con sopralivellamento ST (Stemi).

Oggi i dati della Società italiana di Cardiologia invasiva-Gise, riportati nel servizio pubblicato su Il Sole-24Ore Sanità n. 37/2014 , documentano che nel 2013 sono state eseguite circa 32.000 angioplastiche coronariche primarie con una media di 535 per milione di abitanti/anno, con un incremento del 6,4% rispetto al 2012. Nel 2009 (rilevazione Ima web 2009) il totale era stato di 25.455 angioplastiche primarie, con una media di 470 per milione di abitanti/anno. «Siamo quindi davanti a un importante incremento degli interventi a beneficio dei pazienti, anche se ancora al di sotto rispetto ai 600 interventi per milioni di abitanti/anno raccomandate dalla Società Europea di Cardiologia», conclude Berti.

Le priorità sul campo ora riguardano, oltre al completamento della rete infrastrutturale, la continua formazione degli operatori delle reti di emergenza urgenza - medici, infermieri, equipaggi e centrali operative 118, dei Pronto soccorso e dei Dea, reparti di Cardiologia, e la sensibilizzazione della popolazione, soprattutto dei segmenti più a rischio come donne e anziani - al riconoscimento del dolore cardiaco, per ridurre la quota di pazienti, ancora troppo elevata in Italia, che si dirigono con mezzi propri all'ospedale per ricevere le necessarie cure anziché attivare la rete 118, o che tendono per fattori diversi a non ricorrere immediatamente alle cure.