Lavoro e professione

Anaao: irrisolto il nodo del precariato, stop al «gigantismo» delle Regioni

Soddisfazione per la campagna straordinaria di iscrizione che ha portato a un saldo positivo di circa 1.300 iscritti, preoccupazione «per la rincorsa delle Regioni a forme di gigantismo istituzionale che sacrificano le esigenze dei clinici e dei cittadini» e la richiesta di modificare il comma 566 della legge di Stabilità («per conservare intatta l'unicità dell'atto medico»), nonché di risolvere il nodo del precariato. Sono queste le conclusioni approvate dalla Direzione nazionale Anaao Assomed, riunita a Genova il 27 e 28 marzo 2015 che ha approvato la relazione del segretario nazionale.
La Direzione, inoltre, ha espresso gli auguri di buon lavoro a Roberta Chersevani, prima donna eletta alla presidenza della Fnomceo, «simbolo della transizione di genere che interessa la sanità italiana ringraziando Amedeo Bianco per l'impegno, la passione e la capacità dispiegata nel ruolo di presidente della Federazione».

Legge di stabilità e comma 566 La Direzione Anaao Assomed sollecita una modifica del comma 566 dell'articolo 1 della legge di stabilità 2015, per conservare intatta l'unicità dell'atto medico, attraverso la rivendicazione di un ruolo giuridico speciale, cui collegare una autonoma area di contrattazione, all'interno della riforma della Pa in discussione in Parlamento.

Irrisolto il nodo del precariato Per Anaao rimangono ancora da sciogliere i nodi che interessano i giovani: un precariato non risolto dal Dpcm emanato, un sistema formativo giudicato «costoso ed inefficiente, un blocco del turnover che mette in discussione la garanzia dei Lea». E mentre perdura l'assenza di una legge sulla responsabilità professionale, Anaao critica «l'ennesima commissione di esperti, una tattica dilatoria che continua ad esporci ad un esercizio professionale ancora privo di una idonea definizione di colpa e pronto a sacrificare sull'altare dei risparmi anche i livelli di sicurezza delle cure, e la recente modifica delle norme sulla mobilità, che ha trasformato la rete ospedaliera in un carcere da cui è impossibile uscire senza l'assenso delle aziende in un'ottica proprietaria della vita e della professione».

Il confronto con le Regioni La Direzione Anaao, infine, esprime preoccupazione «per la rincorsa delle Regioni a forme di gigantismo istituzionale che sacrificano le esigenze dei clinici e dei cittadini, con programmi di riordino centrati sulla volontà di avere catene di comando sempre più corte e sempre più docili, anche sottovalutando il rischio di concentrare in poche mani enormi risorse economiche dimenticando il posto che occupa l'Italia nella graduatoria delle nazioni per la corruzione». Tali programmi di riordino, in realtà, secondo Anaao «nascondono la volontà di procedere ad ulteriori tagli del personale dipendente che si rifletterà sulla quantità e sulla qualità dei servizi erogati ai cittadini. Un ulteriore depotenziamento del sistema sanitario pubblico che porterà ad uno spostamento delle classi più agiate verso la sanità privata e verso l'intermediazione finanziaria, in particolare nei settori della specialistica e della diagnostica ambulatoriale».