Lavoro e professione

Addio alla medicina difensiva, la ricetta "No blame" firmata Cimo

La proposta Cimo contro la medicina difensiva è cambiare radicalmente il rapporto medico-paziente che oggi, dati i numerosi contenziosi legali e le insicurezze dei professionisti, «non gode più di purezza, chiarezza e tutela». Per cui è necessario passare «dal sistema "blame"», che cerca solo di trovare il grado di colpevolezza del medico, «al "no blame"», che non punta l'indice contro il professionista. «L'approccio utilizzato finora - secondo la Cimo - non garantisce affatto sicurezza delle cure per il paziente e non è più sostenibile economicamente». Il sindacato dei medici rilancia la sua proposta in tema di colpa professionale al Convegno sulla "Responsabilità medica nella società che cambia", che si è tenuto oggi a Spoleto. Attualmente i costi della medicina difensiva sono stimati intorno ai 14 miliardi di euro: i medici sono stressati e non affrontano più serenamente il proprio lavoro e per di più i costi assicurativi stanno aumentando. «Così come stanno procedendo le cose, si creerà sempre più disagio a medici e pazienti». Nella giornata, organizzata da Marco Coccetta (Cimo Umbria), sono intervenuti anche il vicepresidente Cimo, Sergio Barbieri e il presidente Riccardo Cassi ed è stato affrontato il tema dell'assicurazione obbligatoria per i liberi professionisti e le strutture sanitarie (legge n.114 del 18 agosto 2014)

Empatia e fiducia per cambiare direzione.
La Cimo, vuole mettere al centro del cambiamento il rapporto di empatia e fiducia che deve necessariamente esistere tra medico e paziente, e propone di: «Creare compagnie di tipo mutualistico possedute da ospedali ( o enti pubblici); porre un tetto alle richieste di risarcimento; Adottare un sistema "No blame" per poter risarcire il paziente difronte all'evento avverso, senza necessariamente trovare la colpevolezza del professionista medico». E inoltre sarebbe necessario «promuovere la prevenzione del danno, attraverso la riduzione dei rischi incrementando il sistema del risk management».
Così facendo, né medico né paziente dovranno ricorrere al tribunale per risolvere i loro contenziosi. I medici non dovranno sostenere costi legali ed infine, il paziente non dovrà assumere alcun legale. Lo scopo, appunto, «è quello di superare le cosiddette "logiche di conflittualità" che attanagliano medici e pazienti, attori di una recita sempre più complessa e quanto mai rischiosa come quella dei contenziosi legali».

Risorse da liberare. Il nodo però resta per quanto riguarda i finanziamenti. Ma anche su questo punto la Cimo ha la sua ricetta: «Come finanziare il sistema no blame? La risposta è nei dati messi a disposizione dall'Agenas nel 2013. I sinistri denunciati nel 2012 sono stati 12.000 su 10 milioni di ricoveri ed 1 miliardo di prestazioni specialistiche. I premi pagati ammontano ad 1 miliardo di euro includendo le strutture ed i professionisti. La media delle liquidazioni è inferiore ai 50.000 euro. L'85% dei sinistri è stato liquidato per gestione diretta o franchigia. Il costo della medicina difensiva è stimato tra i 10 e i 14 miliardi di euro. Appare quindi evidente che con una riduzione di quest'ultimo costo del 10% circa si libererebbero le risorse necessarie a coprire tutti i rischi ed i risarcimenti».

In sostanza, «Una riduzione dei costi della medicina difensiva anche molto più significativa del 10% necessario ad avviare un sistema di copertura assicurativa globale delle strutture e dei professionisti» è un un obiettivo «relativamente facile da raggiungere se il medico si sentisse garantito e potesse così ridurre le richieste di esami inutili o addirittura dannosi».