Lavoro e professione

Farmaci, le "reazioni avverse" dei medici alle gare di acquisto

da Federfarma

Si possono tranquillamente definire le reazioni avverse dei mmg alle gare di acquisto. Quelle che in alcune Regioni si stanno già facendo sui farmaci della diretta/dpc e che nel prossimo futuro potrebbero abbracciare un'intera categoria terapeutica, come ammette (a determinate condizioni) il nuovo Patto per la salute.

Il risultato di queste gare è che per ogni molecola messa a bando, i medici di famiglia devono prescrivere il farmaco prodotto dall'azienda che ha vinto l'appalto. Sono consentite eccezioni, ma soltanto per casistiche limitate come la prosecuzione della terapia. Nelle altre, assessorati o servizi farmaceutici di alcune Regioni hanno cominciato a chiedere la "certificazione": se il medico non vuole prescrivere il prodotto "appaltato" perché il paziente non lo tollera, riempia una scheda di segnalazione Adr e la trasmetta attraverso la rete nazionale di farmacovigilanza; la ricetta con accluso il numero della scheda non gli sarà contestata.

Ed ecco gli effetti avversi di cui si diceva: nel primo semestre di quest'anno, le Regioni che hanno messo in piedi il sistema hanno registrato un boom sproporzionato di segnalazioni. Tutte riguardanti principi attivi senza copertura brevettuale e sospette reazioni avverse di lieve entità, come disturbi gastrointestinali o reazioni allergiche lievi. In numero talmente elevato che nei giorni scorsi l'Aifa ha diramato una comunicazione nella quale si invitano «tutti gli operatori sanitari a una segnalazione responsabile non focalizzata soltanto su alcune specifiche tipologie di medicinali».

Anche se l'Aifa non dà riferimenti precisi, i due "focolai" che hanno fatto scattare l'allarme sarebbero la Sicilia e un'Area vasta dell'Emilia Romagna che copre il Ferrarese. Due aree dove, guarda caso, è in vigore una diretta-dpc che prevede gare di acquisto e impone ai medici la compilazione di una scheda Adr quando il farmaco prescritto non è quello "appaltato".

«Su alcuni medicinali» spiega Achille Caputi, docente di farmacologia all'università di Messina, tra i responsabili della rete regionale di farmacovigilanza «abbiamo registrato in Sicilia un numero di segnalazioni pari al 60% del totale nazionale. E' evidente che si tratta di una cifra abnorme. Addirittura, abbiamo farmaci che sono diventati oggetto di segnalazione soltanto da quando è scaduto il brevetto».

In ogni caso, che le cause del fenomeno sia la dpc sui senza brevetto parrebbe dimostrato: «Nell'esaminare i dati» prosegue Caputi «abbiamo riscontrato picchi analoghi in un'Area vasta dell'Emilia Romagna: abbiamo telefonato, abbiamo chiesto se anche lì ai medici che sostituivano era chiesta la segnalazione Adr e la risposta è stata affermativa».

Impossibile non mettere questi dati in relazione con le regole volute dalla Regione per governare la dpc. «L'idea messa in piedi dagli esperti dell'Assessorato è in sé brillante: se il medico non prescrive un generico perché sa di effetti avversi, è suo dovere fare una segnalazione. L'idea però ha finito per introdurre una rigidità che ai mmg non è piaciuta, da cui la reazione. Che innescherà però un bel contenzioso. Alcune Asl, infatti, stanno iniziando a chiedere ai medici spiegazioni per quelle schede di Adr: se non hanno mai prescritto al paziente quel farmaco, come fanno a conoscere in anticipo le reazioni?».

E' la stessa domanda che a questi generalisti potrebbero porre i Nas, come minacciato l'altro ieri dal direttore generale dell'Aifa, Luca Pani.
Strascichi giudiziari a parte, la vicenda riporta a galla l'annosa questione dei rapporti tra medici di famiglia e generici.

«Il fatto è che per convincere i medici a fidarsi del generico servono altri strumenti» continua Caputi «e occorre anche un'amministrazione sanitaria più presente e credibile, come dimostra il fatto che al Nord i mmg sono più inclini a prescrivere generici dei loro colleghi al Sud. Quali strumenti? Se l'Aifa adottasse l'orange book dell'americana Fda, la sostituzione guadagnerebbe in credibilità e coerenza».

Ma c'è anche un altro fattore da considerare: una diretta/dpc limitata soltanto ai farmaci coperti da brevetto – come vorrebbe lo spirito originario della 405/2001 – eliminerebbe ogni polemica su generici e sostituibilità.