Lavoro e professione

Diabete pediatrico, ecco gli standard di cura

Un team multidisciplinare specialistico. E' questa la struttura ideale per la cura efficace del bambino con diabete di tipo 1, mentre per il T2DM la prevenzione primaria nelle popolazioni a rischio si avvale di un team "esteso" con ampio ricorso alle risorse del territorio e in particolare alla pediatria di libera scelta. Ma a contare è anche la consapevolezza e il coinvolgimento del paziente e della famiglia nei percorsi di prevenzione e cura. «Da questo punto di vista l'atteggiamento culturale della Società italiana di Endocrinologia e diabetologia pediatrica è stato precursore dei tempi poiché l'alleanza team-paziente fa parte del nostro patrimonio genetico». Così Stefano Tumini, coordinatore nazionale del Gruppo di studio sul diabete della Siedp, sintetizza l'approccio alla malattia nel "razionale" al testo "Assistenza diabetologica in età pediatrica in Italia. Manuale operativo per l'applicazione del Piano sulla malattia diabetica in età pediatrica".

Un problema di ottimizzazione delle cure anche in un'ottica di sostenibilità: «Le sfide della sostenibilità del Ssn - si legge ancora nel testo - impongono di ottimizzare le risorse al fine di garantire equità d'acesso alla tutela della salute non solo per le generazioni attuali ma anche per quelle future. La sfida del diabete in età pediatrica da questo punto di vista rappresenta una sfida metodologica e culturale». Le prospettive non sono rosee: le proiezioni di crescita della prevalenza del T1DM indicano che tra 10-20 anni ogni pediatra di libera scelta seguirà in media al massimo un bambino con diabete. «Questo impone un modello asssistenziale - sostengono gli esperti - basato su centri di riferimento regionali che abbiano anche funzioni di coordinamento del processo di cura e della presa in carico».

Oltra a modelli di riferimento come il Chronic care model e i percorsi diagnostici terapeutici, tra le indicazioni contenute nelle linee guida figura anche la piena consapevolezza delle potenzialità legate alle nuove tecnologie, «considerando la necessità che gli operatori siano preparati ad un confronto con nuovi strumenti e procedure ad alto livello tecnologico, attraverso un valido apprendimento e un utilizzo che rafforzino la relazione tra l'operatore sanitario e il paziente», aggiunge nella "prefazione" al testo Paola Pisanti, presidente commissione diabete Dg Programmazione del ministero della Salute.