Lavoro e professione

Il comitato di settore riparla di contratto: Montaldo (presidente) sollecita l'applicazione della riforma Brunetta

«Siamo pronti: ora la parola passa ai ministri, Funzione pubblica in testa, e se il Governo chiuderà la definizione dei comprati con l'Aran ho già scritto a D'Alia per un rapido incontro dopo il quale si comincerà subito a ragionare sui nuovi contratti». Ad affarmarlo è Claudio Montaldo, presidente del comitato di settore Regioni-Sanità (e assessore alla sanità della Liguria) che ha appena concluso presso la sede della conferenza delle Regioni un incontro con le organizzazioni sindacali delle Regioni e della sanità.

Nel corso del confronto è stato affrontato il tema del rinnovo contrattuale. «Bisogna avviare una stagione contrattuale per cambiare sanità e pubblica amministrazione e il nuovo contratto – ha detto ancora Montaldo – può rappresentare da un lato un'occasione per favorire i processi di innovazione nella sanità e in generale nella pubblica amministrazione, dall'altro può progressivamente ridare fiducia ai lavoratori del settore dopo 5 anni di blocco e di contrazione delle risorse economiche e umane».

L'approccio proposto al tavolo è pragmatico per dare attuazione all'articolo 40 del Dlgs165/01 e della Legge 150/2009 che hanno portato all'istituzione di 4 comparti della Pa, tra cui quello "Regioni-Sanità". A questo proposito Montaldo ha reso noto alle organizzazioni sindacali di aver avviato, congiuntamente con il presidente del Comitato di settore delle Autonomie locali, Umberto Di Primio, un'azione di sollecitazione al ministro della Pubblica amministrazione per l'emanazione dei provvedimenti di competenza.

Montaldo ha sottolineato la necessità di porre attenzione alla "variabile tempo", evitando ulteriori rimandi e dilazioni, concentrandosi sull'obiettivo del rinnovo contrattuale. «Naturalmente in questo quadro – ha spiegato Montaldo - occorrerà affrontare e risolvere il tema della creazione di un'area contrattuale per la dirigenza medica e sanitaria».

Infine secondo Montaldo è importante costruire una «sintonia con i lavori avviati dalle Regioni, dal ministero della salute e dal ministero dell'economia per il nuovo Patto per la salute e con la contrattazione dell'area convenzionale (medicina generale, la pediatria e la specialistica)».

Senza il riconoscimento della specificità dei medici il sono «a rischio le trattative per il rinnovo del contratto», secondo il presidente di Cimo Asmd, Riccardo Cassi. «Ho apprezzato la volontà espressa dal Montaldo di tentare pur con l'impossibilità fino a tutto il 2014 di prevedere risorse aggiuntive, di tentare attraverso la normativa di introdurre forti strumenti di innovazione valorizzando le professionalità - ha aggiunto - ma tutto questo rischia di essere reso impossibile dal fatto che pur riconoscendo la specificità e di conseguenza la necessità di un'apposita area della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria vi è il rifiuto del Governo, in particolare del ministero della Funzione pubblica, di modificare la legge cosiddetta Brunetta, costringendo così ad un'unica area contrattuale Regioni-Sanità».
Questo secondo Cassi conferma ancor di più la necessità che la categoria «prenda coscienza della necessità di un cambiamento radicale dello stato giuridico e del ruolo del medico che opera all'interno del Ssn. In questo quadro normativo i medici non hanno futuro, forse è opportuno rinviare l'apertura di un contratto, peraltro senza risorse, ed impegnarsi con forza e con ogni strumento per ottenere quelle riforme necessarie a restituire al medico il ruolo centrale nella governance del sistema salute che politici ed amministratori gli hanno espropriato nel corso di questi ultimi anni».

«Poiché per altri due anni non sarà possibile discutere di aumenti salariali, auspichiamo che l'apertura della trattativa sulla parte normativa del contratto della dirigenza medica - ha commentato Francesco Lucà, coordinatore nazionale Fassid e segretario del Sindacato nazionale radiologi - possa servire a sbrogliare le questioni irrisolte della nostra categoria. Pensiamo ad esempio al tema delle assicurazioni professionali rimasto in stand by: quale occasione migliore per costruire contrattualmente un sistema assicurativo funzionante e uguale per tutti? O, ancora, perché non approfittarne per dirimere il problema della responsabilità professionale, definendola attraverso il contratto? I temi non mancano, serve solo la buona volontà e in questo modo la contrattazione avrebbe un significato forte e importante».
«Vorremmo poi sederci al tavolo della trattativa anche per sbloccare la legge 122/2010 - agiunge - nella parte che impedisce le progressioni economiche aziendali. L'abbiamo già detto in passato e non ci stancheremo di ripeterlo: non c'è motivo per cui non possiamo utilizzare i fondi aziendali, i soldi ci sono già e lo Stato non dovrebbe spendere niente, in questo modo si potrebbero garantire gli scatti di anzianità ridando fiato alla categoria».


La Cisl medici ha ribadito l'impossibilità di procedere a un rinnovo contrattuale a fronte di un blocco del turn over e a un taglio dei posti letto come risparmio sanitario, ma «soprattutto – ha sottolineato il segretario nazionale Biagio Papotto – il contratto deve essere uno strumento di forte innovazione, ma che abbia in sé aspetti innovativi che permettano una capillare e certa applicazione nelle Regioni e nelle aziende.
La Cisl medici – ha concluso Papotto – rimane in attesa degli ulteriori e successivi sviluppi sull'Atto di Indirizzo e sulla copertura economica, a partire dal 2015, che dovrà trovare applicazione all'interno del contratto».

Secondo la Federazione Veterinari e Medici (Fvm – Smi e Sivemp), va bene la ripaertura delle trattative, ma vanno anche ridefinite le aree e le trattative della dipendenza del Ssn deve andare di pari passo con quelle della convenzionata. Quindi, «che si prenda come base di confronto un testo unico delle norme della sanità (il Centro Studi dello Smi ne fece uno qualche anno fa), per mettere ordine nella giungla legislativa che regola i servizi sanitari del nostro Paese».
La sigla sindacale, ha quindi, ribadito che queste premesse sono necessarie, perché in questi anni di blocco di contratti e convenzioni abbiamo assistito a continue fughe in avanti di Regioni e Asl, a scapito della qualità stessa dell'offerta e del lavoro di molti professionisti. «Le tante, troppe leggi dello Stato che sono state approvate in questi anni – spiega il vice presidente, Francesco Medici - hanno costretto la conferenza delle Regioni a emanare linee di indirizzo spesso in aperta contraddizione con quelle del ministero dell'Economia e contrarie, a loro volta, a quanto concordato con i sindacati. Tutto ciò ha creato una confusione e una applicazione difforme delle norme stesse non solo tra regione e regione, ma talvolta tra diverse aziende. Un nuovo contratto darebbe certezza di un testo unico, condiviso e valido per tutti».
«Servono oltre che i Lea anche requisiti minimi di personale relativi ai posti letto e ai carichi assistenziali. Se i Lea devono essere "di qualità", servono medici preparati e stabili», ha concluso Medici.

«Il contratto di lavoro deve portare dei benefici ai lavoratori che rappresentiamo – afferma Andrea Bottega segretario nazionale del Nursind – non serve a dare senso all'esistenza dei sindacati. Abbiamo detto che la sanità ha già dato ampiamente il suo contributo al risanamento delle finanze pubbliche con la contrazione del personale dipendente esito del blocco del turn over, con il blocco stipendiale che dura da anni, con l'innalzamento della professionalità e responsabilità richiesta a seguito dei mutati modelli organizzativi, delle nuove tecnologie dei contesti sempre più complessi di azione».
«Le regioni – continua Bottega – chiedono un contratto innovativo. Di innovativo ci poterebbe essere che si applichino intanto i contratti esistenti. Utilizzo improprio dello straordinario, sforamento del numero delle pronte disponibilità, coordinatori inquadrati in livelli giuridici ed economici diversi a parità di mansioni, demansionamento dei professionisti, … Questi semplici problemi richiedono delle risorse disponibili e non affrontare questi problemi significa non governare l'organizzazione del lavoro».
«Come Nursind – conclude Andrea Bottega – presenteremo una richiesta di individuare una sezione per le professioni sanitarie a parte all'interno del comparto che potrebbe comprendere la parte sanitaria e le regioni. Effettivamente la parte amministrativa potrebbe essere trasversale alla sanità, agli enti locali e alle regioni; questo agevolerebbe anche la mobilità in caso di riorganizzazioni».