Lavoro e Professione

Dirigenza Ssn all'attacco delle nuove competenze infermieristiche: «Un'invasione di campo»

La bozza di accordo Stato-Regioni sulle nuove competenze infermieristiche (VEDI ) ancora non piace ai sindacati della dirigenza sanitaria (medica e non medica) che la giudicano una vera e propria invasione di campo in molte delle competenze proprie soprattutto dei medici. E la vedono come una «una legittimazione a esercitare, de facto, competenze proprie di altre categorie professionali, che dovrebbero essere definite parallelamente de jure, appare appropriato uno specifico percorso legislativo, anche per evitare conflitti di ruoli e di responsabilità che sarebbero inevitabilmente generati dalla conseguente confusione nei rispettivi ambiti».

Questo è quanto scrivono Anaao Assomed, Cimo-Asmd, Aaroi-Emac, Fvm, Fassid, Cisl medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials medici, Sds Snabi, Aupi e Sinafo nella lettera che hanno inviato al ministro della Salute, alle Regioni e al comitato di settore per chiedere di «riconsiderare l'iter previsto per il provvedimento esaminato, prevedendo ulteriori e più specifici momenti di confronto sulle procedure da adottare, necessariamente supportati da studi di fattibilità in un più globale disegno di razionalizzazione degli effettivi fabbisogni, anche al fine di apportare al esto le necessarie modifiche».

Un freno ancora, quindi, motivato dal fatto - come si legge nella lettera - che «nella sua impostazione generale l'intero articolato della bozza di accordo prevede esplicitamente, per competenze professionali che dovrebbero rispettare criteri uniformi a livello nazionale, una potenziale differenziazione nei diversi contesti regionali, e addirittura in quelli locali, attraverso accordi pattizi sconosciuti alla legislazione in materia» e "addirittura" riconosce «alle singole Università un'autonoma iscrezionalità, fonte di ulteriore disomogeneità applicativa delle regole. Ciò, nonostante il comma 2 dell'art. 1 si proponga di riportare le applicazioni finora declinate come esperienze regionali e aziendali nell'alveo di una vision meno frammentata della mission, in capo al nostro Ssn, di garanzia al cittadino/paziente».

Ancora, secondo i sindacati della dirigenza, si pongono sullo stesso piano le esigenze regionali con quelle professionali, «quasi che queste ultime rappresentino un fine, e non invece un mezzo, di garanzia della salute e afferma, in sostanza, che le pattuizioni decentrate costituiranno elementi di vincolo alla contrattazione nazionale, invertendo in questo modo il loro rapporto con precisi criteri nazionali di garanzia procedurale».

Una ulteriore criticità è legata poi all'ipotesi di percorsi formativi del tutto confondibili con i percorsi di specializzazione universitaria previsti per l'area medica che «rappresenterebbero, con ogni probabilità - secondo i sindacati - una legittimazione specialistica di quegli stessi master, già in essere, che hanno finora hanno dimostrato di porsi in una prospettiva di completa indipendenza istituzionale rispetto alla formazione professionale del personale del Ssn, talora autoreferenziando le proprie qualifiche
formative».

Master che secondo i medici già potrebbero far pensare a una legittimazione "erronea" di «potestà "certificatorie" per l'infermiere che la legge riserva invece esclusivamente al medico, sostenendo che la compilazione infermieristica della scheda di triage in Pronto soccorsoo in Emergenza territoriale rappresenti una certificazione stilata da pubblico ufficiale, mentre si tratta, a norma di legge, di un'attestazione redatta da incaricato di pubblico servizio».

LEGGI LA LETTERA DEI SINDACATI DELLA DIRIGENZA SSN