Lavoro e Professione

No di specializzandi e ministro al taglio (di un anno) delle specialità: ecco il confronto con l'Europa

Accorciare da 5 a 4 anni le scuole di specializzazione in area sanitaria «non è applicabile, io e il ministro Carrozza già in Cdm abbiamo detto che bisognava correggere la norma nel testo definitivo», altrimenti si dovrà farlo in Aula, «perché non può funzionare così», ha affermato ieri il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in audizione al Senato, ricordando le norme Ue da rispettare, anche per poter utilizzare i titoli all'estero.

Si potrà semmai valutare un «diverso impiego degli specializzandi» con «operazioni di accompagnamento».

Stessa lunghezza d'onda, quella del ministro, del Segretariato giovani medici (Sigm).

«Basta un breve comma dell'articolo 10 della legge di stabilità per tagliare con una scure un anno buono ai corsi di specializzazione dell'area sanitaria», ha commentato il presidente Walter Mazzucco su Il Sole-24 Ore Sanità n. 38/2013 (VEDI ).

È vero che l'Italia svetta nell'Ue per l'eccessiva lunghezza del percorso formativo dei medici (si veda tabella in esclusiva per Il Sole-24 Ore Sanità) ed è vero che questa sforbiciata porterebbe a un risparmio che si aggirerebbe intorno ai 200 milioni di euro, ma anche questo, per non perdere l'allenamento, è un taglio decisamente troppo «lineare».

«Il Sigm da anni propone la riorganizzazione del percorso formativo-professionalizzante - spiega il presidente Walter Mazzucco - pre e post laurea di medicina. L'Italia, infatti, documenta i tempi medi di accesso all'esercizio della professione medica più elevati del contesto Ue. Pur tuttavia, siamo contrari all'iniziativa di ridurre a 4 anni, con quello che ha la parvenza di mero "taglio lineare", la durata di tutte le scuole di specializzazione, come emergerebbe dalla bozza della legge di stabilità. Una revisione della durata di molte scuole è opportuna e a tal proposito proponiamo che venga ripristinata l'articolazione dei corsi antecedente all'applicazione del Dm 1° agosto 2005, ovvero quella definita dal DM 11 maggio 1995. Inoltre, nonostante la riduzione avrebbe applicazione a partire dall'anno accademico 2014/2015, sarebbe opportuno prevedere nel transitorio (prima applicazione) la possibilità di adesione opzionale, ovvero su base volontaria, del medico in formazione alla norma, altrimenti non indifferenti potrebbero essere i disagi per quanti hanno programmato la propria esistenza in una prospettiva di contrattualizzazione a 5 anni».

Anche FederSpecializzandi, pur ritenendo necessaria una riforma della formazione specialistica in Italia secondo principi di qualità della formazione e di sostenibilità economica: «Ritiene assolutamente inaccettabile - sottolinea il presidente Cristiano Alicino - che la scure del ministero dell'Economia si abbatta linearmente sulla durata delle scuole di specializzazione. Questo taglio, oltre a non essere preceduto da alcuna rivisitazione degli ordinamenti didattici in termini di aggiornamento delle competenze necessarie per conseguire il diploma di specializzazione e di obiettivi formativi attraverso i quali acquisire queste competenze, produrrebbe anche il nefasto effetto di rendere alcuni diplomi di specializzazione non riconoscibili nel resto dei Paesi europei, essendo in contrasto con le tempistiche minime contenute all'interno della circolare europea 2005/36/Ce».