In parlamento

Riforme: sì della Camera con 357 sì e 125 no. Fi spaccata. Il M5S non vota. Addio alla competenza concorrente, anche in Sanità

da www.ilsole24ore.com

Via libera dell'Aula di Montecitorio alla riforma del Senato e del Titolo V con 357 sì e 125 no. In sette si sono astenuti. Ora il testo torna al Senato e poi dovrà incassare di nuovo la doppia approvazione di entrambe le Camere. All'appuntamento i partiti sono arrivati in ordine sparso. Con la minoranza Pd che alla fine ha deciso di votare sì, Forza Italia che ha provato a ricompattarsi con grande disagio dopo la spaccatura tra contrari e astensionisti e il Movimento Cinque Stelle che invece ha confermato l'Aventino: non ha partecipato al voto, come accaduto con le votazioni sugli emendamenti a metà febbraio, quando a uscire dall'Aula erano state tutte le opposizioni, per una volta compatte.

Pd (quasi) compatto sul sì. Paradossalmente la decisione dei Cinque Stelle ha aiutato Matteo Renzi: se fossero rimasti in Aula e avessero unito i loro voti contrari a Lega e Sel, la posizione dei bersaniani avrebbe potuto essere rivendicata come determinante. In una lunga riunione, ieri, la sinistra dem ha comunque visto prevalere la linea del capogruppo Roberto Speranza, favorevole al sì. Anche Cesare Damiano ha sottolineato stamattina che Area riformista avrebbe votato a favore per «certificare lo sforzo compiuto dalla minoranza per migliorare il testo di partenza». «Credo che qui in Aula saremo in quattro ad astenerci», ha confermato Pippo Civati. «Questo il bilancio dei dissidenti del Pd su questa votazione: Pastorino, Civati, Boccia e Fassina, gli altri votano tutti a favore».

I travagli in casa azzurra. Molto più complicata la situazione in Forza Italia, perché l'assemblea dei deputati convocata ieri non ha sciolto i nodi e ha fatto emergere tutte le tensioni interne. Silvio Berlusconi ha ufficialmente sposato il "no" caldeggiato dal capogruppo alla Camera Renato Brunetta e dal dissidente Raffaele Fitto. «Lei, signor presidente del Consiglio che non c'è - ha detto Brunetta in Aula - ha tradito la nostra fiducia, per il potere. Per questo questa riforma si è trasformata in un fantasma che si aggira nella nostra democrazia, una democrazia trasformata in una democratura». I deputati vicini a Denis Verdini, uno dei maggiori sponsor del Patto del Nazareno, hanno provato a chiedere l'astensione ma alla fine hanno deciso di accogliere l'appello di Berlusconi e votare contro. In una lettera, però, su cui sono state raccolte finora le firme di 17 deputati a partire dal coordinatore di Forza Italia in Toscana Massimo Parisi, spiegano di votare no «con profondo disagio e dissenso». E si rivolgono direttamente a Berlusconi: «Non comprendiamo come in questi ultimi mesi si sia persa la cognizione di quali siano i luoghi decisionali all'interno del partito, e crediamo di doverti rappresentare la necessità che a ogni livello sia recuperata una piena democrazia degli organismi, partendo dalla centralità dei gruppi parlamentari e dal loro diritto di autodeterminare i propri organismi».
M5S: rovina della Costituzione con metodi fascisti. Duro l'intervento di Danilo Toninelli (M5S) per la dichiarazione di voto finale: «È davvero doloroso per me essere qui oggi, ma ci sono per testimoniare la contrarietà del M5s a un tentativo di rovina della Costituzione imposto con metodi fascisti».

Come cambia l'articolo 117 e la ripartizione delle competenze in materia sociale e sanitaria. L'articolo 31 riscrive ampiamente l'articolo 117 Cost., in tema di riparto di competenza legislativa e regolamentare tra Stato e regioni. Il catalogo delle materie è ampiamente modificato ed è soppressa la competenza concorrente, con una redistribuzione delle materie tra competenza esclusiva statale e competenza regionale.
Nell'ambito della competenza esclusiva statale, sono introdotte materia nuove e sono enucleati casi di competenza esclusiva, in cui l'intervento del legislatore statale è circoscritto ad ambiti determinati (quali "disposizioni generali e comuni" o ‘disposizioni di principio).

Nel nuovo testo dell'articolo 117, secondo comma, tra le materie nelle quali allo Stato è riconosciuta potestà legislativa esclusiva figurano quelle di cui alle lettere: m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale; disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, per le politiche sociali e per la sicurezza alimentare; n) disposizioni generali e comuni sull'istruzione; ordinamento scolastico; istruzione universitaria e programmazione strategica della ricerca scientifica e tecnologica; o) previdenza sociale, ivi compresa la previdenza complementare e integrativa; tutela e sicurezza del lavoro; politiche attive del lavoro; disposizioni generali e comuni sull'istruzione e formazione professionale.

Nell'ambito della competenza regionale, una novità appare l'individuazione di specifiche materie attribuite a tale competenza, che allo stato è individuata solo in via residuale (essendo ascrivibile ad essa tutte le materie non espressamente riservate alla competenza statale). In base al nuovo articolo 117, terzo comma, spetta alle Regioni la potestà legislativa in materia, tra l'altro, di programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali, di promozione dello sviluppo economico locale e organizzazione in ambito regionale dei servizi alle imprese e della formazione professionale. Di significativo rilievo è inoltre l'introduzione di una ‘clausola di supremazia', che consente alla legge dello Stato, su proposta del Governo, di intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica ovvero la tutela dell'interesse nazionale.
Anche i criteri di riparto della potestà regolamentare sono modificati, introducendo un parallelismo tra competenze legislative e competenze regolamentari. La potestà regolamentare spetta infatti allo Stato e alle Regioni secondo le rispettive competenze legislative (nel sistema vigente invece la potestà regolamentare statale è limitata alle materie di competenza esclusiva, mentre nella materie di competenza concorrente e regionale è riconosciuto il potere regolamentare delle regioni).