In parlamento

Ddl Concorrenza, previste misure "liberalizzatrici" anche per le farmacie. Racca (Federfarma): «Proposte vecchie e superate dai fatti»

«Sono proposte vecchie e superate dai fatti», secondo la presidente di Federfarma Annarosa Racca, quelle contenute nella bozza tecnica preparatoria per la stesura del disegno di legge 2014 sulla concorrenza, appuntamento legislativo annuale previsto a partire dal 2009 ma fino a oggi sempre disatteso. La bozza, come riferisce il mattinale dell'Ordine dei farmacisti di Roma, è stata predisposta riprendendo le segnalazioni e proposte 2014 dell'Antitrust al Governo e al Parlamento, integrate da altre indicazioni sviluppate in particolare dal Ministero dello sviluppo economico (Mise).

Ad anticipare i contenuti del documento, qualche giorno fa, è stata una nota dell'agenzia politico-parlamentare Public Policy. Nella bozza trovano spazio le considerazioni sul settore farmaceutico svolte dall'Agcm sulla necessità di superare, in materia di distribuzione dei farmaci, il sistema di contingentamento del numero di farmacie presenti sul territorio nazionale, "trasformando l'attuale numero massimo di farmacie in numero minimo".

Il testo della bozza (che non è ancora un vero e proprio articolato) sembra riprendere l'indicazione, anche se - nella sua nota introduttiva - riconosce che si tratta di proposta "dirompente e bisognosa di approfondimento, anche per valutare gli effetti rispetto all'ampliamento del numero delle farmacie oggetto di concorsi regionali in atto, pur con notevole lentezza rispetto alla previsione legislativa".

«Si tratta di proposte già avanzate quattro anni fa dall'Antitrust - sottolinea Racca - quindi vecchie e tra l'altro vaghe e di difficile attuazione pratica. Nel frattempo sono partiti i concorsi per aprire nuove sedi e le Regioni stanno pubblicando le graduatorie regionali. Senza criteri di programmazione si rischierebbe di mettere in crisi l'efficienza del servizio farmaceutico, si pensi in primis alle farmacie dei piccoli centri».

l criteri da «correggere», secondo la bozza tecnica, sono quelle del Cresci Italia varato nel 2012 dal Governo Monti, che prevede una farmacia ogni 3.300 abitanti e fissa la distanza minima tra esercizi sia di 200 metri. Parametri che, secondo il documento sul ddl Concorrenza, dovrebbero essere rivisti "per eliminare il contingentamento".

Così come, secondo il documento, andrebbero eliminati il "limite di titolarità di quattro farmacie in capo a un unico soggetto" e il divieto di vincoli "alle procedure di registrazione dei medicinali equivalenti alla scadenza del brevetto".

Tra le indicazioni prese in esame dal Mise nella bozza propedeutica al ddl Concorrenza, però, ci sarebbe anche la previsione di allargare la vendita dei farmaci di fascia C agli esercizi (come le parafarmacie e i corner della GDO) presidiati da un farmacista laureato e abilitato alla professione.

Tutte eventualità che, nel luglio scorso, in occasione dell'invio della segnalazione dell'Antitrust a Camere e Governo, il sindacato dei titolari di farmacia aveva già decisamente respinto e stigmatizzato.

Secondo Federfarma il sistema attuale non va modificato: «Dal momento che sentenze della Corte costituzionale e della Corte di Giustizia Ue - conclude Racca - hanno già stabilito che il sistema italiano va benissimo, rispetta l'ordinamento Ue e garantisce un'efficiente tutela della salute, con una presenza capillare delle farmacie sul territorio nazionale».