In parlamento

Decreto droghe: Giovanardi relatore al Senato, associazioni in rivolta

di Rosanna Magnano

Le Commissioni riunite Giustizia e Sanità del Senato hanno avviato oggi in sede referente l'esame del decreto-legge su disciplina stupefacenti e farmaci off - label e a fare da relatore, insieme ad Amedeo Bianco (Pd), c'è proprio Carlo Giovanardi (Ncd), uno dei due «padri» della vecchia legge (la Fini-Giovanardi appunto) che il decreto ha abrogato in seguito alla dichiarazione di incostituzionalità sancita dalla Consulta con la sentenza 32/2014.

"È un decreto legge in scadenza - spiega il relatore per la Commissione Giustizia Giovanardi - quindi i tempi devono essere rapidi. Ritengo si possa approvare così come è, unitamente a un ordine del giorno che chieda al Ministero della Salute di correggere il punto critico riguardo la cannabis naturale arricchita".

Il "punto critico" di cui parla Giovanardi non è tuttavia un particolare di poco conto. Giovanardi promette infatti battaglia sull'inserimento della cannabis nella tabella II (droghe leggere), con l'obiettivo di far rientrare la marijuana tra le droghe pesanti, con tutte le ricadute in termini giudiziari. "La Camera ha resuscitato, di fatto, la legge Giovanardi - sostiene il senatore del Nuovo Centro Destra - confermandone i principi cardine, in primis la concezione del tossicodipendente come malato da curare. Resta solo il problema della marijuana: quella che si usava 20 anni fa poteva esser messa in una tabella a parte, ma quella che si usa oggi, sia naturale che sintetica, è arricchita e presenta un Thc altissimo. Per questo - conclude Giovanardi - non andrebbe inserita in una tabella separata rispetto a droghe più pesanti e pericolose. Spero che il Senato intervenga".

Le reazioni non si sono fatte attendere. Prima fra tutte quella dell'associazione Antigone. "Mettere Carlo Giovanardi quale relatore del decreto sulle droghe al Senato - sottolinea il presidente Patrizio Gonnella - è come mettere Dracula all'Avis. Una nomina che è tragica e comica allo stesso tempo".

"Solo tre mesi fa - prosegue Gonnella - avevamo salutato con gioia e sollievo la decisione della Consulta di abrogare la Fini-Giovanardi, legge figlia di una cultura liberticida e repressiva che solo guasti ha portato al nostro paese in termini di mancata prevenzione e di sovraffollamento delle carceri, considerando che quasi il 40% dei detenuti è privato della libertà per aver violato la legge sulle droghe".

Ora, dopo questa scelta, l'associazione spera non ci siano passi indietro: "Speriamo non sia un ritorno al passato e chiediamo con forza che questa nomina sia rivista il prima possibile, appellandoci al Partito Democratico, a Sinistra Ecologia Libertà e al Movimento 5 Stelle affinché non siano minimamente condizionate dalla sottocultura repressiva che Giovanardi esprime".

E interviene scrivendo una lettera al presidente del Senato Pietro Grasso anche Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo che annuncia un digiuno di protesta a staffetta organizzato da Forum Droghe. "La decisione di conferire a Carlo Giovanardi l'incarico di relatore sul provvedimento di conversione in legge del decreto Lorenzin sulle droghe - dichiara - è l'ultima stupefacente provocazione". L'associazione ha chiesto a Grasso un intervento immediato sottolineando, come l'incarico a Giovanardi "rappresenti un insulto in primis alla ragione, poi alla Corte Costituzionale che poche settimane fa ha bocciato la legge che portava il suo nome e, in ultimo, alla dignità stessa del Senato".

"È una decisione - ribadisce Fiorentini - che va respinta con forza: torna in campo, con un ruolo di primo piano, il mandante e l'esecutore di uno stupro istituzionale quale fu quello che portò all'approvazione all'interno del decreto sulle Olimpiadi invernali di Torino della legge che ha portato in galera illegittimamente decine di migliaia di persone". "Pare quindi che in Italia possa accadere - aggiunge - che l'autore di una legge dichiarata incostituzionale da poco più di due mesi diventi il relatore di un decreto che deve rimediare ai guasti da lui provocati".

Il provvedimento scade il 30 maggio ma in Senato si preannuncia battaglia.