In parlamento

Spending review: l'Ocse boccia quella di Cottarelli

L'Ocse boccia Cottarelli: la spesa sanitaria pubblica italiana è inferiore di oltre un terzo alla media dei Paesi dell'area euro considerati nella spending review, e il divario è triplicato dall'inizio degli anni 2000. Inoltre il benchmark, inserito nella tabella di Cottarelli (VEDI ), secondo il quale la spesa dovrebbe tendere al 5,25% del Pil, appare incomprensibile. La nota Ocse inviata su sollecitazione della commissione Igiene e Sanità del Senato indica che nell'intera area Ocse, sono solo sei i Paesi che hanno una spesa sanitaria pubblica inferiore al 5,25% del Pil (Cile, Corea, Polonia, Estonia, Ungheria, e Lussemburgo).

Così, I dati forniti a supporto delle riduzioni di spesa sanitaria proposte nella spending review non consentono di apprezzare la situazione di crescente svantaggio del Ssn rispetto ai sistemi sanitari di altri paesi europei. L'Italia secondo l'Osce ha una spesa sanitaria pubblica pro capite di oltre un terzo inferiore alla media degli altri paesi dell'area euro considerati nella spending review, e il divario si è triplicato dall'inizio degli anni 2000.

E ancora l'Ocse aggiunge che il livello di prestazioni sanitarie erogate in Italia è sensibilmente inferiore a quanto osservato nella quasi totalità degli altri paesi dell'area euro considerati nella spending review ed eventuali riduzioni di spesa «non finalizzate soltanto al recupero di inefficienze» si ripercuoterebbero ulteriormente sull'accesso, in particolare da parte dei cittadini più svantaggiati, sui livelli e sulla qualità dell'assistenza sanitaria. Inoltre, il "benchmark" proposto da Cottarelli (5,25% del PIL) per la spesa sanitaria pubblica non è compatibile con il modello di Ssn esistente in Italia.

«E' necessario - commenta lla senatrice Nerina Dirindin, capogruppo Pd in commission Igiene e Sanità - che il Governo chiarisca al Parlamento le modalità di calcolo del benchmark. In ogni caso noi lo chiederemo in Commissione sanità. E comunque il valore del 5,25% del Pil non può essere considerato un riferimento per la spesa sanitaria del nostro Paese. Dispiace che una tabella statistica, che dovrebbe avere un valore puramente descrittivo, contenga valori riferibili a obiettivi che competono alla politica, per di piu' di dimensioni così rilevanti».

Le conclusioni del'Ocse
La spending review attualmente in corso in Italia «rappresenta un importante e necessario sforzo di razionalizzazione della spesa pubblica», scriove l'Ocse in conclusione del documento inviato al Senato.

E aggiuinge che esistono sicuramente margini per la riduzione di sprechi e inefficienze, e molte delle proposte formulate finora vanno in questa direzione, ma le proposte riferite alla spesa sanitaria «si basano sull'analisi di dati che non consentono di apprezzare la situazione di crescente svantaggio in cui versa il Ssn rispetto ai sistemi sanitari di altri maggiori paesi europei».

L'Ocse spiega che il divario nei livelli di prestazioni erogate è cresciuto nel corso del tempo e ha raggiunto e superato il 50% rispetto a paesi come la Francia, L'Olanda e la Germania. «Le riduzioni di spesa proposte rischiano di esacerbare le differenze osservate - commenta -. Ove non finalizzate soltanto al recupero di inefficienze strutturali nella spesa sanitaria, eventuali riduzioni di spesa avrebbero ulteriori ripercussioni sull'accesso, in particolare da parte dei gruppi più svantaggiati, sui livelli e sulla qualità dell'assistenza sanitaria. Il "benchmark" proposto come riferimento per la spesa sanitaria pubblica, in particolare, non è compatibile con il modello di Ssn esistente in Italia».