In parlamento

Giro di vite per falsi medici e dentisti: via libera dal Senato al ddl

Falsi medici e falsi dentisti rischiano il carcere fino a due anni e multe fino a 50mila euro, oltre al sequestro di tutte le attrezzature utilizzate e alla pubblicazione della sentenza. Due misure sanzionatorie accessorie che tutelano la cittadinanza e ostacolano eventuali recidive. E' quanto prevede il disegno di legge n. 471 sull'esercizio abusivo delle professioni, approvato all'unanimità dall'Assemblea del Senato. Il testo passa ora all'esame della Camera.

Il provvedimento modifica l'articolo 348 del codice penale e l'articolo 141 del testo unico delle leggi sanitarie, di cui al regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, in materia di esercizio abusivo di una professione.

La discussione è stata avviata nella seduta pomeridiana di ieri, con la relazione del senatore Gabriele Albertini (Ncd).

Il disegno di legge - secondo quanto illustrato in Aula dal relatore - aumenta le sanzioni per un reato che desta particolare allarme sociale. L'articolo 1 prevede che chiunque eserciti abusivamente una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa da 10.000 a 50.000 euro. La condanna comporta la confisca delle attrezzature utilizzate. Nel caso di esercizio abusivo di una professione o arte sanitaria, la pena per lesioni gravi è la reclusione da sei mesi a due anni; la pena per lesioni gravissime è da un anno e sei mesi a quattro anni di reclusione.

Gli emendamenti approvati dall'Assemblea. Approvato l'emendamento n. 1.101 con il quale si rendono alternative la reclusione fino a due anni o la multa da 10.000 a 50.000 euro.

E l'emendamento 2.0.4 che prevede per chi esercita l'attività di mediazione senza essere iscritto nel ruolo, l'applicazione delle pene previste dall'articolo 348, primo comma, del codice penale nonché l'articolo 2231 del codice civile. In ogni caso chi infrange la legge deve restituire le provvigioni percepite alle parti contraenti e la condanna implica la pubblicazione della sentenza nelle forme di legge.