In parlamento

Il caso Stamina nato dal caos mediatico: audizione di Renato Balduzzi in commissione Igiene e Sanità del Senato

«La caotica situazione che si era venuta a creare, anche per le ben note campagne mediatiche che davano speranze alle famiglie, rese indifferibile l'emanazione di un provvedimento legislativo di urgenza». A spiegarlo è Renato Balduzzi, ex ministro della Salute, nel corso di un'audizione in commissione Igiene e Sanità del Senato per l'indagine conoscitiva sul caso Stamina.

Il decreto che porta proprio il nome dell'ex ministro «trovava base in due ragioni di fondo: era emersa, nel corso dell'indagine tecnico-amministrativa del ministero agli Spedali Civili di Brescia, la necessità di chiarire e completare il quadro normativo, sostituendo il decreto Turco-Fazio con indicazioni chiare; dall'altra parte il problema era di cercare, senza sovrapporsi con le singole autorità giudiziarie, di superare l'emergenza conseguente alle ordinanze dei tanti tribunali» che si sono pronunciati autorizzando il trattamento con il metodo proposto da Davide Vannoni.

Il decreto fu denominato "Balduzzi'" ma «tengo a precisare - ha aggiunto l'ex ministro - che il testo iniziale è stato poi notevolmente modificato». Alla fine si è trovata «una soluzione di compromesso» nella quale è stata introdotta la sperimentazione sul metodo, e in cui «quantomeno sono state inserite norme più rigide per la produzione» delle cellule staminali, assoggettandole alle norme sui farmaci innovativi e non ai trapianti. Balduzzi ha infine ricordato che, «nonostante le evidenze sulle molteplici irregolarità riscontrate» nei laboratori di Brescia dall'ispezione dei Nas e dell'Aifa, «e la piena vigenza dell'ordinanza che ne aveva inibito l'attività, numerosi tribunali hanno accolto le richieste di pazienti, imponendo a Brescia di iniziare i trattamenti». Ma i giudici hanno preso le loro decisioni solo in alcuni casi «supportati da una valutazione tecnica».

Il decreto del 2012 prevedeva che chi lo avesse già iniziato potesse continuare il trattamento Stamina, «ma non c'è stato alcun cedimento o avallo di nulla», ha aggiunto Balduzzi.

L'ordinanza emanata dall'Agenzia italiana del farmaco che prevedeva lo stop al trattamento Stamina a Brescia, ha spiegato Balduzzi «era quasi giornalmente disapplicata. Era necessario un intervento legislativo e di governo». La scelta di Governo, ha chiarito l'ex ministro, «doveva essere quella di trovare una soluzione a regime per impedire la possibilità che si ripetessero episodi di questo genere». Dunque, ha sottolineato, «ritenemmo come Governo nostro dovere intervenire; avremmo potuto non farlo, ma lo abbiamo fatto per un senso di responsabilità» e «non c'è stato alcun cedimento o avallo di nulla».

Balduzzi ha anche affermato che, all'epoca, «in Senato si contrappose alla posizione del governo una posizione di libertà totale. A quel punto - ha precisato - ci parve opportuno applicare a Stamina la normativa sui trapianti. Il ministero, cioè, non ha potuto non accogliere una mediazione che era meglio della deregulation». Si trattava, ha concluso, di «governare la situazione e il governo ritenne di fare quello che la situazione richiedeva».