In Parlamento

Legge di stabilità, sindacati medici pronti allo sciopero per i tagli sul personale: in gioco 2,5 miliardi

Si confermano anche per la sanità i tagli sul personale previsti per il resto del pubblico impiego. Il testo della legge di stabilità per il 2014 bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato , all'articolo 11, comma 21, quantifica gli effetti del congelamento dell'indennità di vacanza contrattuale e del blocco della retribuzione accessoria: 540 milioni di euro per il 2015 e 610 milioni dal 2016. Un totale di 1,15 miliardi di riduzione del Fondo sanitario nazionale cui va aggiunto un altro miliardo e mezzo almeno che è l'effetto del blocco di contratti e convenzioni fino a tutto il 2014 (tutti i calcoli sul Sole-24 Ore Sanità che sarà distribuito domani).

Il ministero: «Non sono tagli»
La sanità, insomma, paga comunque 2,5 miliardi, nonostante abbia sventato gli ulteriori tagli alla farmaceutica e alle prestazioni erogate dal privato accreditato previsti nella prima bozza, anticipata su questo sito . La ministra della Salute Beatrice Lorenzin in un tweet getta acqua sul fuoco: «La spesa del Fondo sanità rimane inalterata. Recupero risorse per blocco turn over».

Poi, in serata, affida a una nota la lettura del dicastero. Il Ddl di stabilità - si legge - «per la prima volta non contiene tagli al Fondo Sanitario Nazionale per il triennio 2014-16 suscettibili di ripercussioni sui livelli essenziali delle prestazioni sanitarie erogate ai cittadini. Il finanziamento a carico del bilancio dello Stato del Fondo sanitario nazionale per il 2014 ammonta infatti a oltre 109 miliardi di euro. Non vi è alcuna riduzione della spesa farmaceutica - né territoriale, né ospedaliera – della spesa per dispositivi medici, di quella per l'acquisto di prestazioni dalle strutture private accreditate, della spesa per acquisti di beni o servizi da parte delle aziende sanitarie e ospedaliere».

Lorenzin conferma però le misure di contenimento della spesa nel pubblico impiego, rivolte a tutti i «dipendenti pubblici contrattualizzati, pertanto anche al personale del Ssn. Tali disposizioni, certamente dolorose per il personale, sono in gran parte già vigenti, comportano risparmi per il finanziamento statale al Fsn, ma non sono riconducibili a tagli in senso stretto».

Sindacati sul piede di guerra
I sindacati levano gli scudi e minacciano di arrivare anche allo sciopero. A promettere battaglia è Costantino Troise, segretario nazionale dell'Anaao Assomed: «Valuteremo a breve tutte le iniziative di protesta - spiega - che potrebbero arrivare fino alla proclamazione di un nuovo sciopero. Se la politica vuole affossare la sanità pubblica lo dica chiaramente».

«Come nella migliore tradizione italiana niente è come appare e tutto è relativo», commenta il segretario della maggiore sigla dei camici bianchi ospedalieri. «Il Governo ha scoperto le carte rendendo permanente il taglio delle retribuzioni di medici e dirigenti sanitari per i quali viene sancita la riduzione stabile della retribuzione per ora e per il futuro. Ma il ministro della Salute ci spiega che questi soldi non servono a garantire i Lea, la cui erogazione, si sa, prescinde da quantità e qualità di lavoro professionale. Se questa è la sorte del pubblico impiego, medici e dirigenti sanitari pagano il prezzo più alto, non solo in termini di penalizzazioni economiche, ma di condizioni di lavoro che richiedono più fatica e più rischio».

Per Troise, «non si capisce perché aggredire la voce beni e servizi o farmaci avrebbe configurato un taglio al sistema delle cure, mentre colpire chi quelle cure è chiamato a erogare, senza i quali nessuna organizzazione sanitaria reggerebbe, è un trascurabile effetto collaterale che nessuna ripercussione avrà sui Lea».

Pollice verso su tutta la linea, insomma: «I medici sappiano che questo Governo, in perfetta continuità con i precedenti, continua a rovistare nelle loro tasche senza nessun impegno di finanziare i futuri contratti e cancellando, di fatto, la contrattazione decentrata, privata di ogni risorsa, e i cittadini che, forse, la sanità non è stata tagliata, ma i medici sì. E anche un ulteriore pezzo del loro diritto alla salute».

«La riduzione del finanziamento al Ssn c'è e vale 1,1 miliardi di euro», dicono Cecilia Taranto, segretaria nazionale Fp Cgil , e Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil medici. «Di questo importo, 800 milioni di euro vengono recuperati dalla retribuzione accessoria dei lavoratori della sanità, prima congelata fino al 31-12-2013, adesso fino al 2014, ma con la novità della decurtazione permanente a partire dal 2015. Si tratta di un vero e proprio taglio lineare che colpisce tutto il pubblico impiego e in primo luogo i medici e gli operatori dell'Ssn. Negli ospedali e nei servizi territoriali i cittadini non si curano da soli».

«Ci batteremo con tutti gli strumenti sindacali utili, a partire dallo sciopero di 4 ore proclamato da Cgil, Cisl e Uil, affinché il Parlamento ponga fine a una stagione di accanimento contro chi è impegnato a offrire servizi di pubblica utilità», affermano i sindacalisti. E alla ministra Lorenzin, che oggi ha parlato di ulteriori 7 miliardi di risparmi «grazie alla digitalizzazione della sanità», ricordano che «già oggi la nostra spesa è sottodimensionata e che, se esistono sprechi o possibilità di recuperare risorse grazie alle nuove tecnologie, questi importi vanno utilizzati per migliorare i servizi».

Anche il presidente della Cimo Asmd, Riccardo Cassi, si dice «pronto ad aderire a tutte le manifestazioni» e le iniziative che i sindacati medici decideranno di mettere in campo. Anche se precisa: «Non basta dire no ai tagli. È necessario offrire soluzioni, ad esempio in materia di riorganizzazione ospedaliera».

Il M5S : «Il Governo mente ai cittadini»
Alla Camera il Movimento Cinque Stelle attacca l'Esecutivo. «Ancora una volta il Paese deve fare i conti con un Governo che mente ai suoi cittadini». I deputati del M5S in commissione Affari Sociali ironizzano: «I nostri governanti si sono dimenticati di precisare all'opinione pubblica che lo stop ai tagli avrebbe riguardato solo il 2014 mentre, per i due successivi, i tagli (perché di questo si tratta) per oltre un miliardo di euro
colpiranno il personale dipendente e convenzionato del Ssn. In particolare, riguarderanno il blocco dell'indennità di vacanza contrattuale fino al 2017».

Specialità: un decreto sulla durata delle scuole
Se il personale piange, gli specializzandi stanno alla finestra. Nell'ultimo testo è diventato meno netto il "taglio lineare" - da 5 a 4 anni a partire dall'anno accademico 2014-15 - previsto per i corsi di specializzazione in area sanitaria, che dovrebbe valere circa 200 milioni. All'interno del comma 31 dell'articolo 10 della legge di stabilità, quello sulla razionalizzazione della spesa pubblica, viene infatti specificato che «nei limiti delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con proprio decreto, da emanarsi, di concerto con i Ministri della salute e dell'Economia e della finanze, entro il 30 marzo 2014, può stabilire una diversa durata dei corsi di formazione specialistica entro il limite di cinque anni».

Nonostante la modifica, dal Segretariato italiano giovani medici (Sigm) guidato da Walter Mazzucco fanno sapere di essere intenzionati a rivolgere un appello alla Commissione Igiene e Sanità del Senato per chiedere un nuovo testo. L'associazione invierà a breve le sue proposte di emendamento a tutti i componenti della Commissione.

Per il presidente di Federspecializzandi, Cristiano Alicino, la nuova versione del comma è «sicuramente migliorativa. Noi siamo d'accordo - spiega - sulla necessità di una rimodulazione dei percorsi di formazione specialistica. Non vorremmo, però, che la necessità del ministero dell'Economia di risparmiare risorse sia prevalente rispetto a quella di investire nella formazione dei medici. Resta poi in sospeso la questione se l'eventuale riduzione a partire dall'anno accademico 2014/2015 riguardi o meno i percorsi di studio già avviati, evenienza sulla quale FederSpecializzandi esprime fortissime perplessità».