Imprese e mercato

Attrattività, semplificazione e norme certe per vincere la sfida delle Life Sciences

di Rosanna Magnano

Modelli di evoluzione di tipo «federato» e «diversificato» all'insegna di una maggiore collaborazione tra aziende del farmaco e istituzioni, ospedali e società operanti nel settore salute e sanità. Puntando a rafforzare le patnership pubblico-privato e lavorando sull'attrattività dell'Italia per gli investitori nel settore farmaceutico e biotecnologico, mercato già importante a livello internazionale. Sono le sfide del futuro lanciate nel corso della conferenza "Life Sciences Industry: il futuro è oggi", organizzata a Roma dall'Ambasciata americana e cui hanno partecipato rappresentanti dell'industria, del Governo e delle istituzioni.

Le aziende Usa sono già interessate alle potenzialità del nostro territorio in cui, però, individuano alcuni punti deboli: l'instabilità delle regole e la burocrazia. «Le aziende americane di life sciences sono pronte a collaborare con il governo italiano per contribuire all'innovazione del Sistema Sanitario Nazionale», ha dichiarato John R. Phillips, ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, sottolineando l'importanza di tali contribuiti per la crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro. L'ambasciatore ha anche evidenziato che alcune difficoltà presenti nel mercato italiano devono essere però superate, come i ritardi nelle autorizzazioni.

Ostacoli burocratici a parte, l'Italia parte da una buona posizione, dal momento che rappresenta uno dei primi Paesi a livello europeo per il settore delle Life Sciences, il quarto comparto per livello di investimenti in R&S nel Paese.

Questa leadership viene mantenuta soprattutto grazie all'export, che nella farmaceutica è cresciuto del 64% negli ultimi 5 anni, fino a raggiungere il 71% della produzione nazionale dal valore di 28 miliardi di euro. Risultati che sono stati raggiunti grazie a una importante presenza industriale: 174 stabilimenti produttivi - circa 62 mila addetti (90% laureati e diplomati) e altri 64 mila nell'indotto - che nel 2013 hanno investito 2,3 miliardi di euro in produzione e ricerca (1,2 miliardi in R&S e 1,1 miliardi in produzione).

«La maggiore consapevolezza dimostrata negli ultimi tempi dalle istituzioni centrali sul valore e sul contributo del settore del farmaco - ha spiegato Pierluigi Antonelli, chairman dello Iapg, gruppo che comprende le aziende a capitale americano sul mercato italiano - può creare le condizioni per un cambiamento, attraverso interventi che possano migliorare la governance e l'accesso all'innovazione: maggiore stabilità e minore frammentazione delle regole, rafforzamento dell'Aifa, più fondi per i farmaci in ospedale e, infine, cancellazione dei Prontuari terapeutici regionali per un più rapido accesso per i farmaci innovativi».

Anche il settore dei dispositivi medici presenta numeri di tutto rispetto avendo raggiunto nel 2013 un fatturato pari a 18 miliardi di euro (di cui il 52% è destinato all'export). Le 3 mila imprese e gli oltre mille siti produttivi contano, infatti, 54 mila addetti e altri 50 mila nell'indotto, per investimenti in R&S pari a 520 milioni di euro.

«La Sanità non è solo un costo, ma un fattore di crescita del nostro Paese e l'industria delle Life Sciences ne è la prova: è possibile avere una sanità che funziona bene, riducendo i costi e le inefficienze e aumentando la qualità delle cure», ha detto Marco Campione, vice presidente Elettromedicali di Assobiomedica e presidente e Ad di General Electric Healthcare. «Occorre dare certezza delle regole, garantire finanziamenti adeguati, evitare l'appiattimento dell'offerta sul prezzo valorizzando invece l'innovazione tecnologica e la qualità attraverso un sistema di valutazione centralizzato delle apparecchiature medicali, che governi l'introduzione di nuove tecnologie in modo omogeneo ed efficace», conclude.

Sulla necessità di un quadro normativo più stabile si è detta d'accordo anche la ministra della Salute Beatrice Lorenzin: «Nella farmaceutica siamo il secondo Hub industriale dopo la Germania. Ma con uno sforzo organizzativo possiamo diventare primi. Nonostante le cose già realizzate per rendere attrattiva l'Italia, serve la stabilità. Non si può cambiare ogni 6 mesi strategia politica, in nessun settore industriale. Nel mondo biomedico, in particolare, i progetti hanno necessità di prospettiva».

E serve certezza, ha spiegato la ministra, anche sul budget oltre che sulle
regole.Centrale in questa partita è l'innovazione. «Serve rendere competitiva l'Europa per rendere competitiva l' Italia. Per reggere la sfida non possiamo usare i modelli di 30 anni fa, perché tutto è cambiato».

Nodo fondamentale della competitività del sistema, sottolinea Lorenzin, è la riforma dell'Aifa «ormai pronta, che faremo approvare appena il Parlamento potrà occuparsene», in modo da rendere più rapidi gli iter autorizzativi. «Stiamo lavorando anche alla riduzione della burocrazia e vogliamo fare in modo di mantenere e potenziare gli investimenti nel nostro Paese».

Per coniugare innovazione e sostenibilità è importante, secondo la ministra, stringere «alleanze tra tutti i soggetti in campo», in particolare con l'arrivo di farmaci innovativi e costosi. La sostenibilità del sistema- ha detto Lorenzin- conviene a tutti. Anche all'industria che realizza il farmaco innovativo. Perché se poi lo Stato non può comprarlo, non serve a nessuno".

Sulle potenzialità della farmaceutica made in Italy è intervenuto anche il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi: «Possiamo diventare un Hub importante - ha spiegato - a livello europeo nella farmaceutica. Abbiamo i numeri. Abbiamo il record per l'export. Siamo il primo Paese, avanti anche alla Germania, per produttività. I vaccini hanno avuto un incremento dell'export del 61% nel 2013. Ma dobbiamo lavorare per far crescere il Pil. Se non torneremo a crescere a livello di prodotto interno lordo, non potremmo finanziare maggiormente la sanità, la cui spesa si calcola in percentuale sul Pil».

Scaccabarozzi ha riconosciuto che «questo governo sta offrendo segnali
molto importati. Ci si è resi conto dell'importanza del settore». E da parte sua l'industria, ha aggiunto Scaccabarozzi, mantiene gli impegni. «Abbiamo promesso al governo investimenti e rilancio dell'occupazione. A settembre 1.600 giovani sono entrati nell'industria», ma il settore, secondo il presidente di Farmindustria, è penalizzato dal sistema dei ripiano dei tetti di spesa. «Bisogna sedersi intorno a un tavolo e riconsiderare la governance del settore. Il sistema dei tetti ha funzionato in passato ma oggi non regge più».