Imprese e mercato

Pharma Valley made in Toscana: da settembre il tavolo istituzioni-industrie per attrarre investimenti e garantire cittadini e Ssn

di Roberto Turno, da Il Sole-24 Ore

L'appuntamento è per fine settembre. Un workshop tra imprese e istituzioni locali per definire in tempi brevi linee d'azione e un preciso cronoprogramma di interventi. Con un obiettivo ambizioso, la classica sfida nella sfida: creare in Toscana una Pharma Valley e un Polo biomedico che ricalchi esperienza e successi di Biopolis a Singapore. Per attrarre investimenti, fare ricerca di altissimo livello, sviluppare innovazione, creare occupazione. E coniugare tutto questo col governo della spesa farmaceutica, aiutando i cittadini ad avere sempre più accesso ai farmaci innovativi e sicuri. Impresa al top e assistenza sanitaria più sicura garantita. La sfida nella sfida.

Terzo cluster farmaceutico d'Italia dopo Lombardia e Lazio, la Toscana punta sempre più in alto. Per fare del suo polo farmaceutico un serbatoio sempre più importante, non solo per l'economia locale. È così la prima regione che – appena varato il «Patto per la salute 2014-2016» – accende i motori e si prepara a scrivere una pagina nuova di zecca nei rapporti tra istituzioni locali e industrie del Pharma e del biomedicale, rari comparti in cui il made in Italy riesce a reggere l'onda della concorrenza e i colpi della crisi. A cominciare dai record dell'export.

Le lettere d'invito del governatore Enrico Rossi stanno per partire. E la regione punta forte sul successo dell'iniziativa, consapevole che con le imprese, anche dopo l'endorsement pro farmaceutico di Matteo Renzi, il terreno è stato da tempo dissodato e che sono pronte a fare per intero la loro parte. Spiega Luigi Marroni, l'assessore toscano al diritto alla salute al quale Rossi, dopo il «Patto», ha affidato un ruolo di primo piano anche in questa scommessa: «È strategia della Toscana potenziare le infrastrutture per la ricerca e l'attrazione dell'industria con azioni concrete e di sviluppo. Nel farmaceutico ora vogliamo fare di più. È possibile, abbiamo tutte le carte in regola. Noi e le industrie che già operano da noi, ma anche quelle che possiamo, e vogliamo, attrarre con i nostri progetti».

D'altra parte nomi e numeri in gioco sono già d'eccellenza: Menarini, Eli Lilly, Novartis e Gsk, Baxter, Msd, Kedrion, Biomiereux per citare solo alcune aziende. Nazionali e multinazionali. Che significano 6 mld di fatturato col 63% di export verso la Ue, 12mila occupati (2mila in R&S), sperimentazioni cliniche in crescita, tre poli universitari, 187 imprese del biomedicale, istituti di alta speciaizzazione dalla Normale di Pisa alla scuola superiore Sant'Anna fino all'Imt di Lucca, forte presenza di start up nate nei parchi scientifici almeno quattro incubatori d'impresa. Perché questi saranno i punti di partenza del Pharma Valley e del Polo biomedico toscano.

I fondamentali ci sarebbero per tentare di scalare posizioni nella farmaceutica made in Italy. Ma bisogna passare dalle parole ai fatti già entro l'autunno, per iniziare dal 2015 quel decollo che dovrebbe essere garantito dal cronoprogramma d'azione sul Pharma e sul biomedicale che sarà scritto da settembre in avanti.

L'ambizione della Pharma Valley toscana va dunque riempita di contenuti, a partire dal potenziamento del sistema dei DipinT, i dipartimenti interistituzionali, vere e proprie tak force dedicate al supporto della ricerca che coinvolgono Università e aziende ospedaliere universitarie nella gestione dei processi di ricerca e innovazione. O ancora, chiarisce Marroni, il distretto toscano di scienza della vita, cluster per il pubblico e il privato dal biotech al farmaco, dai dispositivi medici fino alla nutraceutica e alla cosmetica. Si partirà dalle sinergie tra Ssn e industria, condividendo lo sviluppo tecnologico, l'analisi d'impiego dei risultati dell'innovazione, una rete solida per la ricerca tra strutture pubbliche dedicate a industria. Anche puntando a un cordinamento nazionale tra regioni e ministeri. Con incentivi per favorire il radicamento industriale e la localizzazione della ricerca per stimolare il rilancio del mercato farmaceutico nel medio e lungo periodo.

Senza disdegnare i risparmi per il Ssn. Per tenere unite buona spesa (con nuove forme d'acquisto) e sviluppo del sistema industriale. Ma in una logica di condivisione. «Non si può andare avanti come in un tiro alla fune – aggiunge Marroni – con il Ssn contrapposto alle industrie. Dobbiamo remare tutti dalla stessa parte. Per lo sviluppo e la buona sanità. In questo senso la prossima riforma dell'Aifa promossa dal ministro Lorenzin potrà essere una svolta».