Imprese e mercato

Renzi all'incontro Farmindustria-Merck Serono di Bari: «Il farmaceutico è un settore fondamentale su cui puntare». Scaccabarozzi: «Pronti a un miliardo di investimenti»

«Oggi é una bella giornata perché una grande azienda annuncia un grande investimento in questo territorio, che significa posti di lavoro, e fare della Puglia sempre più parte d'Europa». Ad affermarlo è il presidente del Consiglio Matteo Renzi, in occasione del suo intervento a un incontro organizzato da Farmindustria nella sede della Merck Serono, accompagnato dal presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi e dal presidente e Ceo di Merck, Karl Ludwig Kley. Nella Merck Serono Spa della società Merck KGaA (Germania), azienda della zona industriale di Modugno (Bari) attiva nel settore della fabbricazione di medicinali e di altri preparati farmaceutici, sono stati infatti proposti investimenti per oltre 49,3 milioni di euro (di cui più di 11,2 milioni la parte pubblica).

E Scaccabarozzi ha anche rilanciato : «Se ci saranno le condizioni, come noi ci auguriamo, siamo pronti ad investire un miliardo di euro e a creare 1.500 nuovi posti di lavoro», che sul tema delle assunzioni ha anche risposto al presidente del Consiglio che tra il serio e lo scherzoso gli ha detto: «Puoi impegnarti per arriverete a 2.000 posti?», «anche qualcosa in più».

Il progetto Merck Serono è ancora in fase di avvio iniziale e la Regione Puglia con decreto del 4 marzo scorso ha approvato il progetto di massima. Previsto un successivo passaggio in giunta.L'obiettivo è l'ampliamento dell'unità produttiva di Modugno e l'adeguamento delle tecnologie ai più elevati standard richiesti per la produzione di farmaci, al fine di preservare la competitività sul mercato, e l'approvazione da parte delle autorità sanitarie di tutto il mondo.

«Il racconto di una Germania che lavora contro l'Italia e di un'Italia schiacciata dalla Germania è profondamente falso. Sappiamo che nell'Europa unita l'interesse è comune», ha commentato ancora Renzi, aggiungendo che «dobbiamo cambiare le regole del lavoro perché, in Europa, devono essere tutte uguali». Il presidente del Consiglio pensa alla uniformazione del diritto «non al salario unico» ha precisato. «Ci vorrà del tempo - ha detto- ma ci arriveremo».

«Siamo arrivati a un periodo di svolta, a una grande occasione perché l'Italia si rimetta in gioco e riparta», ma bisogna «smettere di pensare che i nostri problemi li risolvano gli altri», ha aggiunto Renzi. «L'Italia - ha sottolineato - può fare l'Europa se intanto fa l'Italia. Bisogna uscire dalla cultura della rassegnazione, del "va tutto male", del "siamo al disastro". Perché con questa narrazione stiamo perdendo la possibilità di investire su pezzi di futuro».

Dove puntare
«Sono tre i punti su cui dobbiamo puntare. Regole più semplici sul fisco, regole più semplici per il mondo del lavoro, modulare la spesa sanitaria in modo intelligente eaggredire ogni centesimo che viene buttato via perchè il settore farmaceutico è un settore fondamentale. Investire in questo settore, in cui vogliamo creare occupazione di qualità è fondamentale per rendere l'Italia un punto di riferimento a livello mondiale», ha spiegato Renzi.

«E' importante - ha detto - è che siano chiare le regole del gioco, che non si cambi sulla base delle ultime impressioni nate da un articolo di giornale», ha proseguito Renzi e ha aggiunto rivolgendosi a Karl Ludwig Kley : «Noi vi garantiamo un progetto di lungo- medio periodo, invitiamo le università, le imprese a investire i territori a credere nel settore farmaceutico perché il Made in Italy non deve significare solo food e fashion ma anche settore farmaceutico».

Ue, non solo rigore
Il presidente del Consiglio chiede anche all'Unione Europea di superare le politiche di rigore concausa della recessione in tutto il Continente. «Con politiche di solo rigore - ha sottolineato Renzi - non si va avanti. Prendiamo l'esempio dell'Italia, che dal 2009 ha sempre avuto un avanzo primario, cioé i conti in ordine, ma il debito continua a crescere perché da una parte il fondo salva Stati e dall'altra la congiuntura con segno meno, hanno fatto alzare il rapporto deficit-Pil. Poi - ha aggiunto Renzi - mettiamoci il fatto che, dieci anni fa, non abbiamo fatto la riforma del lavoro, con dedica a quelli che dicono che c'é sempre tempo per farla, e oggi il rapporto tra debito e prodotto interno lordo é al 132%. C'é bisogno - ha sottolineato - di cambiare le politiche di mero rigore».

I dati del settore
Dal 2000 al 2013 l'Italia é il Paese che ha realizzato il più forte
incremento al mondo nell'export di farmaci, secondo il dato diffuso questa mattina da Farmindustria in occasione dell'incontro organizzato nella sede di Modugno della Merck Serono, nell'ambito del tour nazionale "Produzione di Valore".

«Al Governo noi non vogliamo solochiedere ma anche dare e fare, in un momento così difficile per la nostra economia», ha detto Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria.
«Abbiamo subito molti tagli negli ultimi anni - ha ricordato il presidente di Farmindustria - e con Monti addirittura 4 tagli in 8 mesi, e soprattutto il 36% dei tagli nella sanità, pur rappresentando solo il 15% della spesa. Ma se questo governo ci darà stabilità siamo in gradodi dare qualcosa di positivo per il Paese in termini di crescita e sviluppo. Se il nostro settore fa aumentare il Pil attraverso l'export e la produzione industriale, può effettivamente portare più investimenti anche nella Sanità e nella salute dei cittadini»

La produzione
Nella Ue, per valore assoluto di produzione, «l'industria farmaceutica che opera in Italia é seconda subito dopo la Germania, posizione che ricopre anche per numero di aziende che svolgono attività innovativa (81%)».Si tratta di un'industria, sottolinea Farmindustria, «che rappresenta un patrimonio che l'Italia non può perdere, con 174 fabbriche, 62mila addetti (90% laureati o diplomati), 6.000 addetti a ricerca e sviluppo, di cui il 53% donne, 28 miliardi di produzione, di cui il 70% destinato all'export, 2,3 mld di investimenti, di cui 1,2 in ricerca e sviluppo e 1,1 in produzione».

I numeri, sottolinea Farmindustria, diventano «ancora più significativi se uniti a quelli delle aziende, fortemente hi-tech, dell'indotto: 60mila addetti, 14 miliardi di fatturato e una qualità che consente loro di essere leader mondiali, con un'esportazione fino al 95% di fatturato».

L'obiettivo del road show é quello di «far conoscere il valore che le fabbriche hanno per i singoli territori. La tappa di Modugno segue quelle di Sesto Fiorentino, Bologna, Parma, Monza e Latina». Nel pomeriggio, nella sede della Merck Serono, é previsto l'arrivo del presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

I fattori di rischio
Tra i dati diffusi, Farmindustria non manca di indicare anche «i fattori di rischio». In prima battuta, «l'occupazione in calo, con 13mila addetti in meno dal 2006 a oggi» e «il contesto internazionale che mette sotto pressione gli investimenti in ricerca e produzione, in diminuzione da due anni».

Farmindustria rileva anche che «la spesa farmaceutica pubblica é inferiore, in termini pro capite, del 25% rispetto agli altri grandi Paesi Ue e con una governance che, attraverso il sistema dei tetti, rende il settore (pari al 15% del Fondo sanitario nazionale) l'unico davvero controllato e tracciabile nell'ambito della sanità. E costretto inoltre a pagare il 36% dei tagli alla sanità previsti per il 2011-2017 dalle manovre degli ultimi anni».
Segnali negativi arrivano, inoltre, dalla «lentezza nell'accesso all'innovazione (un farmaco nuovo impiega circa due anni per essere a disposizione del paziente) e dai tempi di pagamento della Pa, ancora troppo lunghi, che bloccano risorse per circa 3,5 miliardi».

Perché l'Italia diventi «l'hub farmaceutico d'Europa», é la ricetta sintetizzata da Farmindustria, c'é bisogno di «evitare nuovi tagli, assicurare risorse certe e sostenibili, un quadro normativo stabile, chiarezza delle regole e un migliore accesso all'innovazione».