Imprese e Mercato

Farmindustria: «Una fase critica, a rischio 2mila posti di lavoro»

Un contributo al rinnovamento del Servizio sanitario nazionale sarà dato anche da Farmindustria, ha affermato il presidente Massimo Scaccabarozzi nel corso dell'incontro oggi a Roma con i giornalisti sul valore del marchio e dell'innovazione. Riguardo alle parole di Monti che in queste ore ha ribadito che il Servizio sanitario nazionale è chiamato a ripensarsi in vista di una rimodulazione e di un adattamento (VEDI) , Scaccabarozzi sottolinea che da parte dell'industria «ci sarà un contributo». E in proposito ricorda i «fondi sanitari integrativi per i dipendenti del settore».

L'industria del farmaco «attraversa una fase estremamente critica, destinata a prolungarsi nei prossimi anni. Gli investimenti nel Paese sono a forte rischio, come anche i livelli occupazionali: da qui a marzo la stima è di perdere fino a duemila posti di lavoro su 65.000». E se «fino a poco tempo fa il taglio riguardava gli informatori, oggi il problema tocca anche gli addetti alla ricerca e alla produzione».

Il quadro del settore è quello fornito da Scaccabarozzi durante l'incontro di Roma in cui si è parlato del valore del marchio e dell'innovazione, evidenziando i nodi di un mercato farmaceutico che «per la prima volta in 10 anni è in contrazione. E questo sia per quanto riguarda la voce ospedale che per la farmacia».

Nei prossimi anni la spesa continuerà a ridursi, anche per effetto delle manovre di contenimento: «Tra il 2006 e il 2011 il settore ha fatto i conti con 9 provvedimenti, nel solo 2012 ne sono arrivati altri quattro», ha ricordato Scaccabarozzi. E intanto il baricentro della crescita, insieme agli investimenti, si sposta sempre più verso i Paesi emergenti.

«Il futuro della farmaceutica in Italia è a forte rischio», secondo Scaccabarozzi. Nel nostro Paese 165 fabbriche producono un quantitativo di medicinali per il 61% destinato all'esportazione.

«In pratica la produzione oggi sta in piedi per l'export», dicono da Farmindustria. E un'ulteriore contrazione del mercato rischia di rivelarsi indigesta per il made in Italy.

«Dal 2006 abbiamo contato 10 mila addetti in meno, e nei prossimi anni rischiamo un calo analogo», spiegano i vertici di Farmindustria. Nel 2012 la produzione industriale ha segnato un calo del 2,7% (a gennaio-settembre).

«La contrazione della produttività mette a rischio gli investimenti nel Paese - nota il vicepresidente degli industriali del farmaco, Emilio Stefanelli - Dal 2008 al 2011 gli studi clinici in Italia si sono ridotti del 23%: le risorse - conclude - arrivano dove si arruola prima».

Seconod gli industriali è necessario un Patto almeno triennale, per dare al settore condizioni tali da poter pianificare la propria attività che dia stabilità del quadro normativo, interrompendo la spirale di provvedimenti sul settore (9 tra il 2006 e il 2011 con un costo totale di 11 miliardi, altri 4 nel 2012, che vi aggiungeranno più di 4 miliardi all'anno).

La ricetta di Farmindustria chiede il riconoscimento del valore del marchio, senza il quale non ci sono né innovazione né investimenti. I medicinali off-patent (il 90% delle confezioni vendute) sono uno strumento per generare ulteriori risparmi da reinvestire nel sistema del farmaco, ma questo nel rispetto della prescrizione del medico, senza creare mercati "protetti" ed evitando approcci dirigistici o distorsivi della concorrenza

Farmindustria queini chiede migliore accesso ai nuovi farmaci e premi all'innovazione sviluppata nel Paese, superando un approccio economicistico, mosso più dalla volontà di risparmio che non dalle reali esigenze terapeutiche. L'innovazione deve essere vista innanzitutto come un obiettivo per il miglioramento della Salute, l'efficienza del Ssn, la qualità, l'efficienza, la competitività e l'attrattività di tutto il Paese