Sentenze

Fecondazione: il tribunale di Firenze rinvia alla Consulta la legge 40. Illegittimo il "no" alla ricerca sugli embrioni

Non c'è pace per la legge 40. Dopo la decisione del Governo di ricorrere alla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo che, in primo grado, aveva bocciato la normativa italiana sulla procreazione assistita e, in particolare, il divieto di diagnosi preimpianto, il Tribunale di Firenze ha sollevato eccezione di costituzionalità rispetto al divieto di utilizzare per la ricerca scientifica gli embrioni malati o abbandonati, e come tale "scartati" dal processo e all'impossibilità di revocare il consenso informato.

Il Tribunale ha rinviato alla Consulta nel corso di un procedimento aperto da una coppia di Firenze, portatrice di una patologia genetica, che a seguito di diagnosi preimpianto, ha scoperto che gli embrioni prodotti tramite fecondazione assistita erano inidonei all'impianto. Di qui la richiesta di destinarli alla ricerca scientifica, che cozza però contro due divieti contenuti nella legge 40: quello di revocare il consenso informato alla procreazione assistita, che porterebbe automaticamente al trasferimento in utero anche di embrioni inidonei, e quello alla ricerca scientifica sugli embrioni soprannumerari.

Su ricorso presentato dal legale della coppia, Gianni Baldini, il Tribunale ha così ha avanzato eccezione di costituzionalità rispetto all'articolo 32 della Carta, sul consenso informato, e agli articoli 9 e 33 sulla libertà di ricerca. «Questo rinvio - spiega Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni - è una vittoria per noi. Per la prima volta la legge 40 viene rinviata alla Consulta per due nuove motivazioni, che erano state oggetto del referendum del 2005 "boicottato": l'assurdo divieto a revocare il consenso, che rende la fecondazione assistita nella sostanza un trattamento sanitario obbligatorio, e il divieto di
fare ricerca sugli embrioni scartati, che obbliga i ricercatori italiani a rivolgersi all'estero per la ricerca. Il tribunale sancisce il diritto a scegliere se sottoporsi a un trattamento sanitario o no, in qualsiasi momento, e la libertà della ricerca».

Per Gallo, "quello che non fa il Parlamento, ovvero cancellare la legge 40, lo stanno facendo i tribunali. Siamo ancora lontani dalla Francia - conclude - il cui Senato ha approvato, nella notte fra il 4 e il 5 dicembre, una proposta di legge che autorizza la ricerca sulle cellule staminali embrionali".