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Banco farmaceutico: cresce in italia la povertà sanitaria

Aumenta la povertà assoluta in Italia e di pari passo cresce la fascia di persone che non ha accesso alle cure. Tra le patologie mal curate soprattutto quelle di origine psichiatrica, gonecologiche e urologiche. Si parla di 6 milioni di persone che spendono l'1,8% del loro budget per la sanità ma la concentrano soprattutto sui farmaci spendendo 22,7 milioni al mese pari al 3,4% della spesa privata farmaceutica complessiva. Nel 2014 è infatti aumentata del 3,86% la richiesta di farmaci da parte di quella fascia di popolazione che non è più in grado di acquistare medicinali, nemmeno quelli con ricetta medica, passando da 2,9 milioni di confezioni di farmaci richieste nel 2013 a oltre 3 milioni. In compenso aumentano le donazioni di farmaci, sia quelle effettuate durante le Giornate di raccolta del farmaco (+20%) sia quelle aziendali (+127%). Sono i dati che emergono Rapporto 2014 sulla povertà sanitaria e la donazione dei farmaci ell'Osservatorio sulla Donazione dei Farmaci del Banco Farmaceutico Onlus svolto in collaborazione con un comitato scientifico composto da: ACLI, Caritas Nazionale, Ufficio per la Pastorale della Salute della C.E.I e dall'U.N.I.T.A.L.S.I. (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali).

Povertà in aumento. Dal 2007 al 2013 la povertà assoluta è cresciuta di circa il 93%, arrivando a interessare il 7.9% delle famiglie e il 9,9% della popolazione, ovvero oltre 6 milioni di persone. Nelle famiglie povere si spendono in media 15,89 euro al mese per la sanità (pari all'1,8% dell'intero budget familiare), rispetto agli 88,15 euro spesi inmedia dalle famiglie italiane (pari al 3,6% dell'intero budget familiare). Nel 2006 le famiglie povere spendevano poco meno di 12 euro al mese, pari all'1,7% dell'intero budget di spesa. All'interno di questa spesa, circa 11,20 euro sui 16 complessivi (70%) sono dedicati all'acquisto di farmaci. Si tratta di un'incidenza decisamente superiore rispetto alla media delle famiglie italiane, che spendono invece 40,38 euro al mese (46%) in farmaci. Complessivamente ogni mese le famiglie povere italiane spendono dunque 22,7 milioni di euro per acquistare farmaci (+1 mln rispetto all'anno precedente), pari al 3,4% della spesa privata farmaceutica complessiva.

Il quadro epidemiologico. Da u'nanalisi su un campione di enti è stato possibile analizzare il profilo farmaco-epidemiologico della popolazione assistita dalla rete Banco Farmaceutico. Nel I semestre 2014 sono state dispensate 875mila dosi giornaliere di farmaci (DDD). Le malattie respiratorie sono le più frequentemente dichiarate dagli enti (46% dei casi) e presentano il maggior numero di dosi giornaliere dispensate (20,5 DDD/1000 pazienti/die). Seguono le malattie gastrointestinali (31% con 6,1 DDD) e quelle cardiovascolari ( 27% con 6 DDD). Gli indigenti presentano dunque un profilo epidemiologico differente rispetto alla media della popolazione, dove la massima diffusione è delle patologie cardiovascolari. Tra le patologie che gli enti non riescono a trattare ci sono soprattutto quelle psichiatriche e gine/urologiche.


Pani (Aifa): «Garantire i farmaci a chi è in difficoltà è un problema etico che tocca tutti». «L'emergenza povertà sanitaria, con un'ampia fascia di persone che non ha accesso alle cure, non è un problema esotico. E' una questione che ci tocca da vicino, in casa nostra". E garantire i farmaci a chi è in difficoltà "è un problema etico che tocca tutti". Ne è convinto Luca Pani, direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco che ha ospitato oggi a Roma la presentazione del Rapporto del Banco farmaceutico Onlus.

«Nel nostro Paese c'è una fetta di popolazione che non accede al Servizio sanitario nazionale - continua Pani - che non usa, pur avendone bisogno, i farmaci in maniera regolare. Ed è necessario agire perché queste persone possano invece avere diritto a tutti i tipi di medicinali, in maniera controllata e corretta», aggiunge Pani, sottolineando l'importanza del lavoro del Banco farmaceutico e della collaborazione tra i diversi attori della filiera del farmaco in un ottica di solidarietà. «Serve favorire la donazione in questo campo - continua - anche sul piano delle regole. Riducendo, ad esempio, lacci e lacciuoli burocratici che possono frenare la solidarietà. Per esempio il pagamento dell'Iva sui farmaci donati. Quando si parla di grossi quantitativi il peso dell'Iva può essere gravoso. Il Parlamento, però, sta lavorando su questo aspetto».

Scaccabarozzi (Farmindustria), analizzare dati per valutare strategie di assistenza ad hoc. Chiede invece una riflessione più approfondita sui dati della povertà sanitaria l'industria del farmaco, il maggiore contribuente per le donazioni al Banco farmaceutico. «Noi siamo più che disponibili a fare la nostra parte», assicura Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, «ma serve capire meglio i dati e come si stratificano. Ci saranno - tra le persone indigenti che non accedono alle cure in un Paese come il nostro che offre assistenza pubblica - casi estremi. Ma c'è anche da domandarsi perché queste persone non si rivolgono all'ospedale, dove le cure sono gratuite, perché non accedono ai servizi del Ssn. Sarà un problema di ticket? Allora bisogna valutare il sistema e pensare, probabilmente, a strategie differenziate per offrire l'assistenza che serve dove serve».

Donazioni in aumento. Negli ultimi anni sono cresciuti moltissimo i quantitativi di farmaci donati: sono già 915.000 nei primi sei mesi del 2014, un dato simile a quanto raccolto in tutto il 2013 e quasi raddoppiato rispetto al 2012. Questo aumento è dovuto da un lato alla crescita delle donazioni durante la GRF (+20%), dall'altro alla forte crescita delle donazioni aziendali (+127%). Nel I semestre 2014 sono stati raccolti farmaci per un valore di 6,7 milioni di euro (erano 4 milioni nel 2012).


Le donazioni aziendali. Nel solo I semestre 2014 la Fondazione Banco Farmaceutico ha ricevuto, accettato e distribuito oltre 540mila confezioni dalle 23 aziende convenzionate. In tutto il 2013 erano state 571mila. Se nel 2011 si trattava quasi esclusivamente di farmaci non rimborsati dal SSN e di farmaci da banco, nel 2014 si registra una maggior varietà: 8,6% rimborsati, 52,7% non rimborsati (con prescrizione e da banco), 9,4% integratori, 29,4% prodotti non farmacologici (garze, bende, siringhe ecc).

La giornata di raccolta del farmaco (Grf) 2014 e le farmacie. Nel 2014 hanno aderito alla Grf 3.558 farmacie, distribuite in tutte le regioni a eccezione del Molise. Rispetto al 2013 sono cresciute del 5,7%. Il tasso di adesione delle farmacie è risultato più consistente al Nord (circa il 29%), rispetto a una media nazionale di 19,7 farmacie aderenti ogni 100. Complessivamente nelle farmacie sono state raccolte circa 360mila confezioni, con una crescita del 3,1% rispetto al 2013. Il valore del donato è stato di quasi 2,5 milioni. Quasi metà delle confezioni è stata raccolta nel Nord-ovest, dove si registra il più elevato tasso di partecipazione delle farmacie. Ciò nonostante, l'aumento di raccolto più significativo si è registrato al Sud (+22,3%).

Il trend di forte crescita della povertà ha però aumentato la forbice tra bisogno e capacità di risposta attraverso le donazioni. Se nel 2007 la GRF riusciva a coprire quasi il 55% delle richieste, nel 2013 la copertura della domanda degli enti è scesa al 44%. Il picco di capacità di risposta è stato raggiunto del 2011 (65,1%).

Il maggior numero di donatori si è avuto in Valle d'Aosta (573 ogni 10mila abitanti), al Sud svetta l'Abruzzo con un valore (342 donatori ogni 10mila abitanti) che supera quello di quasi tutte le regioni del Nord. Nella GRF le due categorie di farmaci più donate sono stati gli analgesici e antipiretici (32,8%) e antiinfiammatori orali (12,2%).