Dibattiti-e-Idee

Anziani e in buona salute: la sfida dell'alleanza Happy Ageing

di Barbara Gobbi

Prevenzione e promozione della salute, innovazione ed efficientamento dell'offerta, promozione di uno stile di vita attivo e salutare. Su queste tre direttrici concentrerà la sua azione l'Alleanza Happy Ageing , pensata per sviluppare in Italia le linee di indirizzo dell'Unione europea sulla valorizzazione di una Terza età in salute. A tutto vantaggio dei diretti interessati, della società nel suo complesso e, non da ultimo, di una riduzione dei costi a carico del Servizio sanitario nazionale.

Presentata oggi al ministero della Salute e promossa da un pool di società scientifiche (Siti, Sigg e Simfer), rappresentanti della società civile (Acli, Cgil-pensionati e Tdm-Cittadinanzattiva), organismi come Federsanità Anci nonché da deputati e senatori, Happy Ageing è presieduta da Michele Conversano, past president della Società di Igiene. «Le proiezioni di Eurostat - spiega Conversano - rilevano che nel 2050 il 28,6% della popolazione europea avrà più di 65 anni, ma se le persone invecchiassero in buona salute, le spese potrebbero non crescere altrettanto rapidamente. Da qui l'idea di creare un'alleanza per promuovere politiche ed attività finalizzate a declinare, in un Italia sempre più d'argento, le linee di indirizzo dell'Unione Europea sull'Healthy Ageing, volte a migliorare la salute e la qualità della vita delle persone anziane, la sostenibilità e l'efficienza dei sistemi sociosanitari ed assistenziali nel lungo periodo».

La scommessa non è da poco, in un Paese che è tra i più "vecchi" al mondo (da noi la Liguria è la Regione più anziana) e dove i parametri di salute della terza età non sempre mostrano indicatori al top. L'Alleanza ha già individuato una serie di "aree di lavoro": dieta, attività fisica, le già citate immunizzazioni, farmaci e screening. Il primo impegno, molto concreto, sarà sulla prevenzione e in particolare sulla vaccinazione degli adulti, che ancora non mostra coperture soddisfacenti. Primo obiettivo è la profilassi contro lo pneumococco, responsabile da solo della maggioranza delle morti per polmonite nella popolazione sopra i 50 anni e causa di una spesa per il Ssn pari a circa 500 milioni di euro, imputabili ai soli ricoveri, cui vanno sommati costi sociali e di impatto sulle famiglie.