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La corruzione in Sanità vale una «spending»: a Roma il punto sul fenomeno e sulle ricette per contrastare una piovra che drena 23 miliardi alle cure

E' una piovra che sottrae cifre miliardarie alle cure destinate ai malati. La corruzione in Sanità continua a registrare in Italia numeri da capogiro, attestata com'è su un tasso del 5,9% (tra corruzione e frode) che si traduce in sei miliardi l'anno. Quota che arriva a 23 miliardi se si tiene conto pure di sprechi e inefficienze: pari al taglio da 20 miliardi annunciato con la legge di stabilità prossima ventura.
A tracciare il quadro della situazione è il Libro bianco 2014 realizzato da Ispe-Sanità (Istituto per la promozione dell'etica in sanità) e presentato oggi alla Camera di commercio di Roma nel corso del summit internazionale «Corruzione e sprechi in sanità. Nuoce gravemente alla salute», organizzato da Transparency International Italia, Riscc e dallo stesso Ispe-Sanità.
L'occasione per fare il punto e per mettere insieme dati più volte ricordati anche dalla Corte dei conti, che ha più volte sottolineato come in sanità «si intrecciano con sorprendente facilità veri e propri episodi di malaffare con aspetti di cattiva gestione, talvolta favoriti dalla carenza dei sistemi di controllo».

E mentre le ultime notizie dalla Lombardia raccontano di scandali ininterrotti proprio nel delicatissimo ambito sanitario, a proporre una strategia basata su quattro punti - anche considerando che l'Italia è maglia nera in Europa per quanto riguarda la lotta alla corruzione - è Ispe-Sanità: analizzare il fenomeno, quantificando con esattezza (e non con stime) il valore della corruzione; attivare una rete di controllo e strumenti di allerta per individuare e monitorare le situazioni a rischio; agire sulla normativa e ricostruire una cultura dell'integrità. Secondo Francesco Macchia, presidente Ispe, va pensata «una sorta di Daspo a vita per corrotti e corruttori che li escluda dall'amministrazione pubblica, un fondo "Robin Hood" con beni sequestrati a favore di chi denuncia; e "agenti provocatori" per tentare gli amministratori saggiandone la corruttibilità».

Corruttibilità che i cittadini hanno ben presente: secondo il Global corruption barometer del 2013, inoltre, un'ampia fetta di cittadini italiani considera quello sanitario un settore corrotto (40%) e il 4% ha riferito di aver pagato, nel corso del 2012, una tangente per accedere al servizio sanitario. Il 61% degli intervistati, tuttavia, ritiene che la gente comune possa fare la differenza nella lotta alla corruzione. Un tema, quello del cambiamento culturale, ripreso anche da Nicoletta Parisi, commissario dell'Autorità nazionale anticorruzione, secondo la quale «è proprio di un cambiamento culturale che c'é bisogno se pensiamo che, nel nostro Paese, chi denuncia episodi di corruzione viene considerato un delatore». Parisi ha sottolineato, poi, come sprechi e corruzione vadano quasi sempre di pari passo, «perché, il più delle volte, del denaro che viene mal speso beneficia qualcuno che opera in sanità. Lo spreco - ha aggiunto - é anche la causa dei ritardi nei pagamenti perché causa una riduzione delle risorse a cui attingere».

Da Francesco Bevere, direttore generale Agenas (v. intervento allegato), arriva infine l'impegno a contribuire ad attivare «all'interno delle organizzazioni sanitarie specifici sistemi di allerta idonei a monitorare l'efficienza gestionale delle aziende sanitarie e dei singoli sistemi sanitari, ma anche - così come aveva intuito sin dal principio il ministro Lorenzin - a scongiurare la realizzazione di comportamenti illeciti». Infine, la conferma della sperimentazione nei prossimi mesi di un nuovo modello di gestione dei rischi nel sistema di governance e nella realizzazione, in collaborazione con la Scuola nazionale dell'amministrazione, di una sezione per l'alta formazione manageriale in ambito sanitario, che tra gli altri temi si occupidi corruzione e conflitto di interessi.