Prevenzione, le «Città sane» sono solo 68

di Rosanna Magnano

Le campagne mediatiche istituzionali o partecipate sulla salute devono essere persuasive, formative, coinvolgenti? Sostituiscono l'educazione? Portano alla «cura di sé»? Come far fronte al calo generalizzato degli investimenti? Come responsabilizzare le nuove generazioni? Insomma qual è il linguaggio della salute in una città sana?
La risposta a queste domande è arrivata durante il meeting della «Rete città sane», che si è svolto quest'anno a Milano. Per un'amministrazione cittadina, così come per qualunque articolazione del Ssn, spiega Francesco Longo, del Cergas-Bocconi, «non comunica ciò che dici ma ciò che fai e sei. Per quanto riguarda il Ssn, la comunicazione non è una funzione aziendale relegata in una Uo, ma una postura complessiva dell'organizzazione che richiede competenze e strumenti diffusi. Si tratta di una grande occasione di crescita culturale delle organizzazioni sanitarie: per migliorare la salute, l'equità e l'accessibilità».
La rete nazionale «Città sane», nata nel 1995, è composta a oggi da appena 68 Comuni (la new entry è quella di Palermo, tra le poche città del Sud): si tratta di una delle iniziative promosse dall'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), per aiutare le città a diffondere la consapevolezza della salute pubblica, sviluppare le politiche locali e i programmi sanitari, prevenire e superare le minacce e i rischi per la salute, anticipare le sfide future.
La presidenza è del Comune di Modena. Nel 2013 si chiuderà quella che l'Oms ha definito come V fase di lavoro del progetto intitolata "Salute ed equità in tutte le politiche locali", nella quale i temi prioritari individuati sono suddivisi in tre aree: 1) Ambienti capaci di cura e supporto. Una città sana deve essere, prima d'ogni altra cosa, una città per tutti i cittadini, inclusiva, pronta al sostegno, sensibile e capace di rispondere alle loro diverse necessità e aspettative. 2) Vivere sano. Una città sana fornisce condizioni e opportunità che facilitano gli stili di vita sani. 3) Ambiente e design urbano favorevoli alla salute. Una città sana offre e costruisce ambienti fisici che contribuiscono alla salute, allo svago e al benessere, alla sicurezza, all'interazione sociale, alla mobilità facile, al senso di orgoglio e appartenenza culturale che sono accessibili ai bisogni di tutti i suoi cittadini. Priorità in stretta relazione con gli obiettivi strategici della salute 2020 della Regione Oms Europa, che comprende una 50ina di Paesi: una maggiore equità e una migliore governance per la salute. Come si traduce tutto questo in concreto?
«Per riuscire a condurre progetti efficaci, il tema della comunicazione è fondamentale - spiega Simona Arletti, presidente della Rete città sane e assessore comunale agli Affari generali e all'Ambiente - ma per cambiare gli stili di vita non basta una campagna di comunicazione importante, occorre avere presente che la salute è un bene sia individuale che collettivo. Molto spesso a fare la differenza è la capacità di comunicare in modo condiviso e costante dei veri e propri valori, per farli diventare patrimonio della comunità. L'alleato può essere l'allenatore di calcio, la scuola o il pianificatore della città, che quando progetta un nuovo quartiere non può non pensare che in questo spazio urbano dovrà essere possibile raggiungere la scuola a piedi o in bicicletta. In questo senso le città non sono attori secondari ma protagonisti dei progetti di comunità. La prevenzione primaria, quella che viene prima degli screening, va praticata con più impegno di quanto non si faccia in realtà. Perché questo accada non basta dire ai cittadini: dovete fare attività fisica. Bisogna creare occasioni collettive e offrire luoghi per praticare scelte salutari».
La prevenzione è inoltre un elemento fondamentale per far quadrare i conti del welfare, anche a livello locale. Prevenzione = riduzione dell'incidenza delle malattie croniche = riduzione delle spese sanitarie per trattamento e cura. L'idea in Italia non fa breccia, vista l'esiguità del drappello di Comuni che aderiscono alla Rete Oms, eppure gli strumenti ci sarebbero tutti. «Basta un esempio - continua Arletti -: a Modena abbiamo avviato il progetto Phan, in collaborazione con l'Oms, sulla mobilità sostenibile. Con un investimento di 50mila euro abbiamo completato la pista ciclabile che dal centro storico porta al Policlinico e ai Poliambulatori. Abbiamo calcolato che la maggiore attività fisica consentita da un pezzo di ciclabile comporta una riduzione della mortalità del 5,13% con un risparmio pubblico annuo di 414mila euro e di oltre 4 milioni di euro in dieci anni. Ormai abbiamo tutti gli strumenti per calcolare l'impatto economico delle politiche più virtuose, quindi bisognerà tenerne conto in misura sempre maggiore nell'impostazione dei bilanci comunali».
Un'altra delle mission della Rete città sane è quella di «educare», innanzitutto gli amministratori: «Attraverso un questionario focalizzato su una decina di temi abbiamo mappato i bisogni formativi dei Comuni appartenenti alla rete e organizzato workshop mirati: ad Arezzo sulla valutazione di impatto sulla salute, a Piacenza sulle sane abitudini elementari, a Udine sulle politiche di risparmio energetico e cambiamento climatico e l'ultimo a Napoli sulle disuguaglianze e iniquità di salute».

LEGGI IL SOLE 24 ORE SANITA' N. 20/2013