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Farmaci 2014, Aifa: spesa stabile a 20 mld ma il cittadino paga di più (+4%). Il sorpasso degli oncologici. A rilento la distribuzione superfarmaco antiepatite C

di Rosanna Magnano

La spesa farmaceutica complessiva è stabile a quota 20 miliardi (il 75,6% rimborsato dal Servizio sanitario nazionale), per circa 23 confezioni di medicinali a testa. Ma il livello di compartecipazione del cittadino continua a crescere e rispetto al 2013 è salito del 4,4% - tra ticket regionali e differenza tra il prezzo del farmaco acquistato dal cittadino e il prezzo di riferimento dei farmaci a brevetto scaduto - con un esborso pari a 1,12 miliardi. La spesa privata totale a carico del cittadino è però scesa lievemente (-0,1%) soprattutto per la riduzione degli acquisti di farmaci di fascia C con ricetta medica (-1,8%) e dei farmaci di automedicazione (-0,5%). Sono alcuni dei dati sui consumi farmaceutici illustrati nel corso della presentazione del Rapporto nazionale gennaio-settembre 2014 dell'Osservatorio nazionale sull'impego dei medicinali dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa).

Permangono forti differenze regionali. La spesa convenzionata (farmaci di fascia A, erogati dal Ssn attraverso le farmacie) è in diminuzione in tutte le Regioni italiane, ad eccezione della Provincia Autonoma di Bolzano e delle Marche. Le maggiori riduzioni in Sicilia (-12,0%), in Umbria (-5,5%) e in Lombardia (-5,3%). Le tre regioni che hanno fatto registrare la spesa convenzionata più elevata sono state la Campania con 1268,2 euro pro capite, la Puglia (163,1 euro) e la Calabria (160,2 euro).

I consumi medi giornalieri di farmaci più elevati si rilevano nel Lazio, in Calabria e in Puglia. La P.A. di Bolzano , Liguria e Veneto fanno registrare i valori più bassi.

In aumento quasi ovunque (+6,6%) il consumo di farmaci a brevetto scaduto (che rappresentano il 70,4% delle dosi consumate ogni giorno e rappresentano oltre la metà della spesa) con valori maggiori in Emilia Romagna (73,9%), Umbria (73,6%) e Provincia Autonoma di Bolzano (+73,1%).

In discesa in tutte le Regioni la spesa pro capite per i medicinali di classe C con ricetta. Le maggiori riduzioni nella P.A. di Bolzano (-7,2%), nel Lazio (-7,0%) e in Sicilia (-4,9%). In diminuzione in quasi tutte le Regioni la spesa per i farmaci per automedicazione, ad eccezione di Molise, Campania e Basilicata.

«I dati della Campania e del Lazio - commenta la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin - ci continuano a dire che esiste un gap fortissimo rispetto alle altre regioni che deriva dall'appropriatezza della prescrizione e dei controlli che non è solo un problema economico ma di salute dei cittadini. Nelle altre regioni è stato avviato un percorso di appropriatezza che ha dato frutti e va esteso a tutte le regioni di Italia. La frammentazione non ci aiuta, ci rende meno efficienti e non garantisce l'equilibrio del sistema».

Le categorie di farmaci più prescritte. Per la prima volta dal '98, ma anche di più, la spesa per i farmaci antineoplastici e immunomodulatori (3 miliardi di spesa per l'acquisto da parte delle strutture sanitarie pubbliche) ha superato quelli per il sistema cardiovascolare (2,7 mld pari a 45 euro pro capite), che restano al primo posto per consumo.

Al secondo posto tra i più prescritti e al terzo per spesa pubblica restano saldi i farmaci dell'apparato gastrointestinale (1,9 mld, ad alto tasso di inappropriatezza gli inibitori di pompa acida che generano «sprechi» intorno ai 300 milioni di euro). Seguono i medicinali per sangue e organi emopoietici (al terzo posto per consumi e al quinto per spesa con 1,4 mld) e quelli per il sistema nervoso centrale (quarto posto per prescrizione e sesto per spesa con 1,4 mld), con in testa gli antidepressivi, che hanno evidenziato «ampi spazi di miglioramento dell'appropriatezza d'uso».

Un nodo fondamentale, quello del trattamento della depressione, che inciderà sul benessere futuro degli italiani ma anche sulla sostenibilità del sistema. E sul quale pesa, fa notare il direttore generale dell'Aifa, Luca Pani «una generale carenza dei servizi nazionali di assistenza psichiatrica sul territorio, anche riguardo la presa in carico precoce del disagio in età pediatrica e adolescenziale». «Alcuni recenti studi internazionali - continua Pani - indicano che nel 2030 la depressione, dopo le malattie cardiovascolari, sarà la patologia responsabile della perdita del più elevato numero di anni di vita attiva e in buona salute. E inevitabilmente gli antidepressivi rappresentano ad oggi una delle principali componenti della spesa farmaceutica pubblica. Nell'ultimo decennio il consumo di antidepressivi è cresciuto in maniera drammatica: da una parte, per l'aumentata prevalenza di depressione e altri disturbi psichiatrici di comune riscontro nella popolazione generale, quali ansia e attacchi di panico; dall'altra, per la maggiore maneggevolezza di altri antidepressivi di recente commercializzazione e degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI). La prevalenza di depressione è più alta nelle donne rispetto agli uomini ed aumenta in maniera rilevante all'aumentare dell'età, con un picco vicino al 15% negli ultra 75enni, valore probabilmente sottostimato a causa dei casi di depressione frequentemente non diagnosticati in età avanzata».

Antidolorifici: rilevanti incrementi di consumo di oppioidi rispetto al 2013. I l tapentadolo (un oppiaceo) si colloca al terzo posto tra i primi trenta principi attivi a maggior variazione di spesa convenzionata con un incremento del 38,5 per cento. «Anche in Italia - spiega Pani - si è abbassata la soglia del dolore e l'uso di antidolorifici è in aumento. Con un Paese diviso in due: al Nord soprattutto oppiodi, al Sud soprattutto antinfiammatori, con il conseguente incremento dell'uso di gastroprotettori. Si è notato soprattutto un impiego inappropriato di oppiodi negli anziani, con il rischio di abusi e dipendenze». Fenomeno, sottolinea Aifa, che non ha nulla a che fare con una corretta terapia del dolore e con l'erogazione delle cure palliative per i malati terminali.

In calo il consumo di antibiotici. Il consumo di antibiotici si riduce del 4% rispetto allo stesso periodo del 2013. I maggiori consumi si concentrano in Campania, seguita da Puglia e Calabria mentre nella P.A. di Bolzano, in Liguria e in Friuli Venezia Giulia i consumi meno elevati. Nei primi nove mesi del 2014, in regime di assistenza convenzionata, sono state consumate 21,2 dosi giornaliere ogni mille abitanti di antibiotici, facendo registrare una riduzione, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, del -4,0%. Anche la spesa per questa categoria di farmaci ha fatto segnare una riduzione, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, del -3,8%. Il valore procapite è stato pari a 9,1 euro.

Il fragile equilibrio della spesa. La spesa farmaceutica nazionale totale nei primi nove mesi del 2014 è stata pari a 19,9 miliardi di euro. Se da un lato si riducono (-1,7%) la spesa territoriale (che comprende i farmaci distribuiti attraverso le farmacie e la distribuzione diretta e per conto) a carico del Ssn (risultata pari a 8.769 milioni di euro) e il capitolo della spesa convenzionata in farmacia (-2,2%), continua dall'altro la crescita della spesa per medicinali acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche: +5,6% rispetto al 2013 pari a 108,8 euro pro capite. La spesa in ambito ospedaliero è stata pari a 2 miliardi di euro: tra le regioni che hanno speso di più la Lombardia, la Toscana e il Veneto. Ma si tratta di una voce praticamente fuori controllo in ogni regione, rispetto ai limiti previsti dalla spendig review, che supera di oltre un punto percentuale il tetto del 3,5% del Fondo sanitario nazionale e che a fine anno sforerà prevedibilmente di un miliardo di euro.

Farmaci innovativi per l'Epatite C: Sofosbuvir al ralenti nelle Regioni. La sfida fondamentale per la sosteniblità del Ssn è quella dei costosi farmaci innovativi già arrivati sul mercato o in arrivo nei prossimi anni. In attesa di trovare una soluzione con i partner Ue per aumentare il potere contrattuale degli Stati acquirenti rispetto alle multinazionali farmaceutiche (sono in corso trattative per forme di joint procurement) l'Italia ha istituito con la legge di Stabilità 2015 un fondo ad hoc di un miliardo di euro. Tuttavia, ad oggi, il nuovo farmaco Sofosbuvir per l'eradicazione dell'epatite C, denuncia Pani, è stato erogato «solo a 30 pazienti, e solo in 5-6 Regioni. È scandaloso». «C'è troppa frammentarietà - sottolinea il direttore generale dell'Aifa - e discrimine tra le diverse Regioni».

Su questo fronte la ministra Lorenzin ha affermato di aver chiesto alle Regioni di accelerare: «Il farmaco è già stato dato in estate in modo compassionevole - spiega - a migliaia di pazienti; poi è stato deliberato un fondo ad hoc e sono stati decisi dei criteri per la scelta dei primi pazienti ai quali assicurare il medicinale, partendo dai casi più gravi. Ora - ha detto - ho chiesto alle Regioni di attivarsi in modo celere, perché questo farmaco dobbiamo darlo a 50mila persone e ci sono molti casi gravi. Questo è un caso in cui la burocrazia non può essere padrona». Per questo, ha concluso il ministro, «ho chiesto alle Regioni in commissione Salute di riunirci ogni 15-20 giorni per fare il punto sullo stato di attuazione dell'erogazione del farmaco anti-epatite e su altre questioni prioritarie».