Dal governo

Ebola, i potenti del mondo in video conferenza. Anche Renzi convoca i suoi: «Subito opuscoli su navi e aerei»

di Lucilla Vazza

E mentre dagli Stati Uniti arriva la notizia di un nuovo contagio di Ebola, una donna texana - la seconda infermiera venuta in contatto con il paziente zero - a Palazzo Chigi prima del consiglio dei ministri, è stato convocato d'urgenza un minisummit per decidere quali misure preventive mettere in campo per far fronte all'allarme internazionale. All'incontro c'era il premier Matteo Renzi, insieme al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il titolare dell'Interno Angelino Alfano, Roberta Pinotti della Difesa e Federica Mogherini ministro degli Esteri e quello dei Trasporti Maurizio Lupi. Il vertice ministeriale segue la conference-call tra il premier Renzi, il presidente Usa Barack Obama, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier britannico David Cameron, il presidente francese Francois Hollande.

Task force interministeriale e opuscoli
Potenziare il personale negli aeroporti e rafforzare i canali di informazione per i cittadini sui rischi del contagio da Ebola. Il tutto sotto controllo della cabina di regia che coinvolge più ministeri. Questi i primi obiettivi che si è dato il governo con la riunione di oggi a Palazzo Chigi.
La strategia interesserà innanzitutto porti e aeroporti. Il planning comprende il coinvolgimento del personale di bordo, ma anche l'organizzazione di materiale informativo. I passeggeri e i lavoratori degli scali troveranno a bordo di navi e aerei leaflet e opuscoli in cui è spiegato come evitare i comportamenti a rischio, in linea con quanto predisposto dall'Oms. Intanto domattina a Bruxelles, riunione straordinaria convocata dalla presidenza italiana per cercare di affrontare e coordinare i primi interventi a livello europeo, in attesa della due giorni già programmata per il 23 e 24 ottobre. In merito alla riunione di coordinamento di domani il ministro della salute Beatrice Lorenzin, parla della necessità di «individuare i possibili controlli da mettere in atto e come si possono coordinare. Non essendo infatti una competenza comunitaria - precisa - sono gli Stati membri che devono coordinare gli interventi altrimenti rischiano di non essere utili». La Gran Bretagna il 9 ottobre scorso ha introdotto lo screening per il controllo di tutti i passeggeri che possono essere passati dall'Africa. E sarebbe loro intenzione introdurlo anche al terminal dell'Eurostar. anche la Francia nel pomeriggio ha fatto sapere che controlli a tappeto saranno effettuati negli aeroporti internazionali del Paese.

«Siamo in uno stato di allerta e stiamo studiando tutte le soluzioni possibili». Lo ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Su un possibile rischio Ebola legato all'immigrazione il ministro ha poi aggiunto: «In tutto il mondo c'è questo allarme, e quindi, non lo attribuirei a un fatto specifico».

Usa, linea dura anti-contagio
Negli States hanno deciso che in ogni ospedale in cui si dovessero presentare nuovi casi sarà inviata tempestivamente una task force di emergenza. La notizia arriva dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta (Cdc). «Le nuove equipe - ha specificato il direttore Tom Frieden - includeranno epidemiologi, esperti di malattie infettive, personale per il contenimento di materiali contaminati, specialisti di laboratorio per i trattamenti sperimentali e così via e valuterà caso per caso se è necessario un trasferimento in uno dei quattro ospedali Usa attrezzati con divisioni di bio-contenimento». Un'operazione necessaria dopo la pioggia di critiche e le proteste seguite al contagio delle due infermiere dell'Health Presbytarian hospital di Dallas che sono state infettate dal paziente zero - il cittadino liberiano Thomas Duncan.
Per questo, da ora in poi, ha spiegato il direttore del Cdc «le persone sotto controllo per sospetto Ebola o per avere avuto contatti con pazienti in cura per il virus non potranno più prendere aerei per tutto il periodo di osservazione». La seconda infermiera infettata aveva preso un
volo pochi giorni prima della diagnosi e comunque mentre si trovava sotto osservazione per essere entrata in contatto con il primo paziente.
Dalla diagnosi di Nina Pham - l'infermiera di 26 anni in isolamento con il suo cane - l'11 ottobre, i Cdc hanno già aumentato l'equipe dei propri specialisti a Dallas che attualmente arrivano a 20 ed includono esperti di ebola internazionali. Fanno parte del team anche due infermiere specializzate dell'Emory University Hospital di Atlanta, dove due missionari infettatasi in Liberia sono stati curati con successo.

Vertice d'urgenza alla Casa Bianca
Il presidente americano Barack Obama, intanto, ha annullato alcuni appuntamenti in agenda per incontrare i responsabili delle agenzie federali statunitensi coinvolte nella lotta all'epidemia.

Gli infermieri Ipasvi: noi pronti a fronteggiare l'emergenza»
«Sono già stati organizzati corsi di aggiornamento per gli infermieri - ha riferito la senatrice - e siamo in costante contatto con il ministro della Salute perché vogliamo dare il massimo supporto alle infermiere sulla
questione Ebola. Sono infatti loro le figure più esposte perché in continuo contatto con i pazienti contagiati». Sulla capacità del nostro Sistema sanitario nazionale di far fronte all'eventuale emergenza la senatrice Silvestro non ha dubbi: «il nostro sistema sanitario è un eccellenza ed è un punto di riferimento per tutto Europa, specialmente nel campo delle
malattie infettive. Non posso esprimere giudizi sulla sanità degli altri paesi ma posso dire che il nostro livello d'attenzione è al massimo. Se l'Ebola arriverà in Italia non troverà impreparati i nostri operatori sanitari».

Ebola a quota 9mila i casi
Ammonta a 9mila il numero delle persone colpite di Ebola nei sette Paesi colpiti. Sono i numeri diffusi dal bollettino dell'Organizzazione mondiale della sanità, che registra esattamente 8.997 contagi e 4.493 morti.
Guinea, Liberia e Sierra Leone sono i Paesi alla prese con un'epidemia che non riescono a contenere. E la situazione continua a peggiorare, sottolinea l'Oms. Nella sola Sierra Leone si sono verificati 1.330 contagi negli ultimi 21 giorni, 1.089 in Liberia. Va meglio in Nigeria (20 casi e 8 morti) e Senegal (1 caso), dove sono ormai trascorsi 42 giorni senza nuovi casi, mentre Spagna e Stati Uniti contano rispettivamente uno e due casi. I più colpiti sono gli operatori sanitari: 427 gli infettati e 236 vittime.