Dal governo

ANTEPRIMA/ Prevenzione, ecco il Piano 2014-2018

di Barbara Gobbi

Cinque grandi target comuni a Stato e Regioni, da declinare in percorsi condivisi ma adeguati alle singole realtà epidemiologiche e organizzative. È un documento-cornice il Piano nazionale della prevenzione (Pnp) 2014-2018 trasmesso dal ministero della Salute alla Conferenza Stato-Regioni e anticipato dal settimanale Il Sole-24Ore Sanità in uscita oggi. Un Piano nato sotto l'ombrello del Patto per la salute siglato a luglio, che per la prevenzione ha stanziato 200 milioni l'anno, da sommare alle risorse (1,4 miliardi nel 2013) per la realizzazione degli obiettivi del Psn.
Il raggiungimento dei cinque macro-obiettivi - ridurre il carico di malattia, investire sul benessere dei giovani, rafforzare e confermare il patrimonio comune di pratiche preventive, rafforzare e mettere a sistema l'attenzione a gruppi fragili, considerare l'individuo e le popolazioni in rapporto al proprio ambiente – potrà essere ottenuto dalle Regioni anche in due tranche temporali, mentre le strategie saranno sottoposte a valutazione periodica. E proprio lo stretto monitoraggio di quanto realizzato da Regioni e Asl, focalizzato su «una sistematica attenzione all'intersettorialità (...), al miglioramento della qualità sia dei servizi sia della governance» e a una «sistematica promozione, sviluppo e utilizzo di valutazioni quantitative (e quindi dei flussi informativi a ciò finalizzati)», è tra i piatti forti del nuovo Piano. Dove - si legge nel documento - «si è scelto di individuare pochi macro-obiettivi a elevata valenza strategica, perseguibili contemporaneamente da tutte le Regioni, attraverso la messa a punto di piani e programmi che, partendo da specifici contesti locali nonché puntando su un approccio il più possibile intersettoriale e sistematico, permettano di raggiungere i risultati attesi».

La struttura del Pnp prevede la definizione di "quadri logici centrali" che implica: la definizione dei macro-obiettivi prioritari e l'esplicitazione del razionale/quadro logico di riferimento; l'identificazione dei fattori di rischio/determinanti relativi ai macro-obiettivi prioritari e delle strategie di contrasto; la definizione degli obiettivi centrali individuati «garantendo la coesione nazionale e degli indicatori centrali (e relativi standard)». Il quadro logico centrale è vincolante per le Regioni, che si impegnano a perseguire gli obiettivi declinandoli nei singoli contesti.

Dieci i quadri logici centrali, corrispondenti ad altrettante priorità: ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle malattie non trasmissibili; prevenire le conseguenze dei disturbi neurosensoriali; promuovere il benessere mentale in bambini, adolescenti e giovani; prevenire le dipendenze da sostanze; prevenire gli incidenti domestici; prevenire gli incidenti stradali; prevenire gli infortuni e le malattie professionali; ridurre le esposizioni ambientali potenzialmente dannose per la salute; ridurre la frequenza di infezioni/malattie infettive prioritarie; attuare il piano integrato dei controlli per la prevenzione in sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria.

Il percorso di valutazione del Pnp andava teoricamente approvato entro il 30 settembre, così come l'iter di monitoraggio dei piani regionali, finalizzato alla loro certificazione e allo sblocco delle risorse. In ogni caso, il Piano già contiene "istruzioni d'uso" per la buona riuscita degli interventi: innanzitutto il ruolo di regista da assegnare al dipartimento prevenzione. Seguono otto "consigli": utilizzare i dati derivanti dai sistemi di sorveglianza di popolazione per la pianificazione sanitaria; rendere fruibili per tutta la popolazione eleggibile gli interventi efficaci; implementare nuovi interventi più costo-efficaci; estendere a tutto il territorio un sistema informativo che sorvegli qualità e quantità delle azioni di promozione della salute e sia in grado di valorizzare le buone pratiche e di quantificare il consumo di risorse; adeguare l'Ict e integrare i sistemi a livello regionale;

inserire/rafforzare gli indicatori di copertura dei principali interventi di popolazione e gli indicatori di risultato dei Dg e della remunerazione di risultato dei professionisti; utilizzare gli strumenti di gestione e budgeting aziendali per aumentare l'efficienza nell'ottemperare alle leggi; sviluppare il ruolo di "steward" della prevenzione a livello sia regionale sia di Asl con le realtà esterne al sistema sanitario.