Dal governo

Da Chianciano, Lorenzin a tutto campo

di Lucilla Vazza

A briglia sciolta dal palco di Chianciano, dove stasera si è aperta la festa dell'Udc, il ministro Lorenzin ne approfitta per lanciare un paio di proposte e togliersi qualche sassolino.

Fallimenti, ragionieri e cattivi primari. «La sanità non la possono fare i ragionieri». Grazie al Patto della Salute firmato con le Regioni «la sfida è quella di rimettere al centro l'efficienza del Sistema sanitario. Dobbiamo puntare alla qualità del servizio. Per questo la sanità non può essere solo ragioneria». Qual è dunque il primo problema delle regioni italiane? Senza peli sulla lingua la Lorenzin risponde «è la governance: cattivi manager, cattivi direttori generali, cattivi direttori sanitari, cattivi primari, cattivi assessori alla Salute», e ha proseguito «bisogna avere un'assunzione di responsabilità e dire cose molto chiare: è colpa solo dei tagli che ci sono stati se il Sistema sanitario nazionale non va bene in Italia e se è fallito il federalismo regionale? No! No!».

Soluzione tagli? È il Patto, il volano del cambiamento. Perché senza mezzi termini, continua Lorenzin: «Il fallimento del federalismo sanitario in Italia è nei fatti: metà delle regioni è commissariata. L'Italia in questo campo viaggia su due binari». E il ministro non si nasconde dietro un dito, perché: «I tagli ci sono stati - ha continuato - e hanno colpito in particolare quelle Regioni che non avevano colto sin dall'inizio quello che era il loro dovere, cioè interpretare la gestione della sanità con livello di responsabilità, ma ormai la partita è stata fatta, le uova si sono rotte».
Quanto alla spending review e alla sforbiciata del 3%, l'atteggiamento è ottimistico e la formula magica del cambiamento va cercata tra le righe del Patto: «Credo che potremo già recuperare almeno circa 900 milioni di euro di risparmi nel prossimo anno. Oggi è stata sottoposta la questione del taglio del 3% ai fondi del ministero, al presidente del Consiglio, e stiamo accelerando il risparmio e il lavoro sugli sprechi delle regioni. Ora però bisogna implementare il Patto della Salute in modo serio insieme alla riforma del Titolo V della Costituzione. Gli italiani nei prossimi anni avranno una sanità molto migliore, che riesce a prevedere i problemi che già ci saranno, problemi che non sono un mistero».

I soliti nodi. Problemi arcinoti come l'inesorabile invecchiamento della popolazione, «sappiamo che avremo la popolazione sempre più anziana e quindi aumenta la domanda sanitaria, aumenta la domanda di assistenza sul territorio. I farmaci personalizzati sono molto costosi. Si guarisce da malattie prima incurabili, ma costano di più. Adesso arriva il farmaco sull'epatite c, che è già pronto, ma è un farmaco costosissimo. Per affrontare queste sfide - ha concluso il ministro - bisogna prepararsi per tempo, non all'ultimo minuto». È una Lorenzin che come un motivato commissario tecnico stasera si lascia andare a considerazioni che forse in molti già avevano fatto, ma a bocca asciutta di goal che mancano da troppo tempo. Perché la sanità, ha spiegato: «è un asset nazionale e come tale va trattato».

Vento di riforme. E proprioin questo senso, l'autunno potrebbe portare un'aria di cambiamento concreto come una riforma del tutto inedita: quella della ricerca scientifica che sarà il frutto «di un gruppo di lavoro con i più importanti ricercatori italiani e che lavorano all'estero per capire come rendere più attrattiva la ricerca in Italia», ma non basta, perché il ministro ha inoltre ne ha annunciato un'altra, altrettanto importante: quella dell'Aifa «per renderla più efficiente e rendere l'Italia in questo settore ancora più competitiva».