Dal governo

Lorenzin: Patto per la salute chiuso entro giovedì. Ospedali: tagli ridimensionati

Le nuove previsioni per le piccole case di cura private contenute nel Patto per la salute che è ormai in dirittura di arrivo salverebbero di fatto tutte le strutture attuali. Il meccanismo messo a punto prevede di cambiare il limite di 60 posti letto perché la struttura possa rimanere operativa - scritto originariamente nel regolamento sugli standard ospedalieri, mai approvato - a 80 posti letto, ma con la possibilità di esprimere un accorpamento amministrativo di più strutture, mai inferiori però a 40 posti letto tra autorizzati e accreditati.

E nella messa a punto finale del Patto anche un altro parametro sta cambiando, sempre nell'ambito degli ospedali, ma questa volta pubblici: non sarebbero più 7.389 i posti letto da ridurre (tra 14.043 in meno per acuti e 6.653 in più per la post-acuzie), ma ci si fermerebbe a 3.000-3.500. Con meccanismi calibrati sulle caratteristiche e le esigenze delle varie Regioni.

E oggi, giornata clou per la messa a punto dell'intesa, si sono chiusi anche i giochi per quanto riguarda la revisione del settore del farmaco, argomento questo ancora in sospeso dalla scorsa settimana.

«Per quanto riguarda la competenza nostra e del ministero dell'Economia, entro questa sera dovremmo chiudere. Ci sarà quindi un allargamento domani alla Commissione Salute della Conferenza Stato-Regioni e dopodiché si passerà alla firma dei governatori. Sono stati superati i nodi più complessi», ha detto ieri il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, al termine dell'audizione in Commissione Affari Sociali della Camera in riferimento ai lavori per la definizione del Patto.

Riferendosi quindi alle ipotesi circolate in merito all'impiego degli specializzandi in medicina negli ospedali, Lorenzin ha precisato che «le Regioni hanno fatto varie proposte di vario tipo e articolazione, e tutto ciò che riguarda il tema specializzazioni e sistema universitario è stato inviato al ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca. Non uscirà nulla - ha concluso il ministro - che non sia concordato con il ministro dell'Università».