Dal governo

Spending review: ecco il piano integrale (che vorrebbe) Cottarelli. Ma Renzi frena

Tagli per 34 miliardi in tre anni. Questo prevede il piano sulla spending del commissario Carlo Cottarelli (VEDI IL TESTO INTEGRALE e ANTICIPAZIONE sula capitolo sanità su questo sito). Una proposta "congelata" da Matteo Renzi. Secondo il premier - che sottolinea come sia di Palazzo Chigi la scelta finale - 34 miliardi sono troppi: al massimo di può arrivare a 24-25. E comunque, ha detto Renzi dal Consiglio europeo di Bruxelles, su certe voci «si può fare di più di quello che dice il commissario Cottarelli. A cominciare dai centri d'acquisto», mentre su altre non si deve esagerare.

«Il lavoro di Cottarelli mi pare un buon punto partenza», ha detto Renzi. Ma «su alcune cose non sono molto convinto: chiedere un contributo ai pensionati che guadagnano il giusto è errore. Posso capire un contributo sulle pensioni da 200mila euro, ma sull'intervento a pioggia non sono d'accordo».

«Metodologicamente il modo di presentazione della spending non mi ha entusiasmato - sottolinea il premier - nel senso che l'analisi tecnica viene fatta dai tecnici, viene offerta alla politica e poi è la politica che illustra dove va a tagliare».

Ciò che va e ciò che non va
Del piano di Cottarelli Renzi ha confermato il taglio degli stipendi del mangaer della Pa, e la revisione della spesa per beni e servizi della pubblica amministrazione, «un tema sul quale - ha detto ancora - per la mia personale opinione, si può fare molto di più di quello che dice Cottarelli: noi abbiamo decine di migliaia di centri d'acquisto in italia, ciascuna istituzione si fa il proprio centro d'acquisto e magari compra le stesse cose».

Su auto blu e costi della politica «voglio tagliare anche di più. Su alcune istituzioni, che sono un pedaggio per gli italiani, noi le andremo una per una a smantellare, finché loro non smantelleranno noi, ma questo lo scopriremo solo vivendo».

«Ci sono tante sacche di spreco dentro la Pubblica amministrazione - ha proseguito Renzi - e io non intendo rinunciare a questa battaglia. Ci sono delle voci sulla spending che vanno spiegate bene». Per esempio, ha aggiunto, «abbiamo come rapporto tra il personale amministrativo e le forze armate un numero che è tre volte quello di Israele: il punto non é quindi avere meno poliziotti per le strade», anzi, secondo Renzi ce ne vorrebbero di più e «messi nelle condizioni di avere la possibilità di intervenire», ma «se il personale amministrativo di back office è tre volte quello di altri Paesi, allora c'é qualcosa che non funziona».

Gli aspetti sanitari
Sul versante sanità proprio ieri Matteo Renzi ha preso l'impegno con le Regioni di «approfondire» le questioni che gli hanno posto i governatori (VEDI ). Ma nonostante il profilo basso dei tagli al settore (300 milioni nel 2014, 800 nel 2015 e 2 miliardi nel 2017, senza considerare però gli interventi su beni e servizi), i contenuti del documento Cottarelli creano allarmi.

«Le proposte per la revisione della spesa pubblica presentate dal commissario Cottarelli sono motivo di stupore e di grande preoccupazione pur considerando le rassicurazioni del primo ministro sulla volontà di mantenere inalterate le risorse per la sanità», secondo la senatrice Nerina Dirindin, capogruppo Pd in commissione Sanità del Senato. Secondo cui «l'analisi stima una maggiore spesa della sanità pubblica italiana, rispetto a un non ben precisato benchmark europeo, di 1,79 punti percentuali di Pil, circa 28 miliardi. Un vero paradosso. E' noto infatti che l'Italia ha una spesa nettamente inferiore (e non superiore) alla media europea. E non pare intellettualmente onesto introdurre in una tabella statistica (che dovrebbe limitarsi a illustrare i fatti) elementi di correzione tanto rilevanti da ribaltare completamente il giudizio sulla situazione italiana».

«Comunicare la metodologia utilizzata ed evitare ogni ambiguità nella presentazione dei risultati - aggiunge Dirindin - sono requisiti fondamentali di qualunque analisi, anche in tempi di semplificazioni. Francamente ci si aspettava un lavoro più accurato. Nel frattempo abbiamo provveduto a chiedere un aggiornamento all'Ocse sui dati di spesa dei diversi paesi europei».