Dal governo

CASO AGENAS «Vi spiego perché ho lasciato». Intervista esclusiva a Giovanni Bissoni

di Roberto Turno

Bissoni, perché l'ha fatto?
In molti mi chiedono se ci sono problemi di salute: non ci sono né problemi di salute, né sollecitazioni di alcuno, tantomeno del ministro. L'ho fatto a seguito di alcune considerazioni, queste sì personali, di merito.

Mi spieghi...
Ieri scadeva l'incarico del dottor Moirano e il direttore generale in Agenas è il perno di tutto, ha poteri esclusivi di organizzazione e di gestione, è fondamentalmente la vita attorno a cui gira l'Agenzia. E penso che di fronte a una scadenza sia buona norma, soprattutto oggi che il Governo vuole "cambiare verso", che a fine incarico ci sia, in caso di rinnovo o mancato rinnovo, una valutazione. Quella valutazione inevitabilmente avrebbe riguardato anche il mio operato. Se non altro perché in questi due anni ho operato in piena sintonia con Moirano, Queste sono le valutazioni che mi hanno portato a rassegnare le dimissioni. Naturalmente le valutazioni valgono per chi esce, ma anche per chi entra, soprattutto in un'Agenzia sottoposta al controllo del ministero e delle regioni.

Non crede che da parte del ministro possa esserci, al di la dei nomi, la necessità di avviare ricambi nella struttura?
Non c'è dubbio. Se poi il ministro ritiene che sia arrivato il momento di innovare a prescindere dalle valutazioni specifiche, anche questo oggi più che mai è un valore. E se questa è la valutazione, non spetta a me contestare la scelta del ministro, ci mancherebbe. Anche la mia nomina parte dal ministro e da questo punto di vista posso aggiungere che allora, a maggior ragione, riguarda anche il sottoscritto.

Sono tempi di "innovazione", questi, Bissoni...
Sono nella sanità ormai da una vita, sul fronte del "rottamabile" più che in qualche modo su quello della persona da mantenere sul campo. Però si pone un altro problema. Se la scelta è di innovare, penso che l'innovazione inevitabilmente porti a chiedersi anche quale sia la funzione di Agenas nel nuovo panorama.

E quale sarà, o rischia di diventare?
Noi stiamo discutendo molto del Titolo V e di come se ne esce. Un fatto è condiviso: abbiamo bisogno di una nuova fase che a sua volta ha bisogno di innovazione, di recuperare l'unitarietà che oggi non c'è nel sistema, e torniamo per questo al rapporto Nord-Centro Nord-Sud. Per fare questo lavoro - e c'è una piena condivisione al tavolo del Patto - occorrono politiche nazionali forti, che non significano l'anticamera di un neocentralismo, ma sostanzialmente un sistema con un ministero autorevole e forte, ma anche con una nuova responsabilità delle regioni, non solo verso i loro cittadini, ma anche a livello nazionale. Al tavolo del Patto si dice che a tutto questo serve, appunto, un rafforzamento delle funzioni ministeriali e di una "chiarezza" delle istituzioni tecnico–scientifiche: Iss, Aifa e Agenas. Come motori di produzione di informazione e valutazione e di innovazione. Se dietro la scelta del ministro c'è tutto questo, ben venga e non troverà certo ostacoli e tanto meno da parte mia.

Teme invece che dietro il ricambio all'Agenas non ci sia questa volontà?
No, sarebbe un giudizio ingeneroso nei confronti del ministro. Per il momento siamo di fronte a un gesto che personalmente non ho condiviso, ma questo non è importante. Mi sarebbe piaciuta una valutazione serena e trasparente dell'attività di Agenas in questo periodo e dentro a questa tutte le valutazioni del caso.

La sua decisione ha avuto un po' il sapore di sbattere la porta e andarsene ...
I miei rapporti col ministro sono sempre stati buoni e spero lo siano ancora a livello personale. Non mi sfugge che col mio gesto ho segnalato una situazione di disagio e di non condivisione di un passaggio, ma è ben poca cosa.

Voci maligne dicono che Agenas può aver dato fastidio negli ultimi tempi, a partire dagli esiti...
No, assolutamente. Siamo tutti consapevoli dei limiti di quel lavoro e della sua funzione, che è di produrre informazioni per chi ha responsabilità di governo a tutti i livelli. Stiamo lavorando in accordo col ministero e le regioni per trasformare il piano esiti anche in informazioni dirette rivolte ai cittadini. E soprattutto abbiamo recuperato uno straordinario rapporto con le società scientifiche. Credo davvero che il lavoro degli esiti è considerato ormai un patrimonio del Ssn. Se c'è una cosa che abbiamo cercato di innovare - e può essere un elemento critico, ma è un obiettivo importante - è che bisogna cambiare il modo di lavorare, far si che pure nell'autonomia delle specifiche funzioni si riesca a lavorare di più assieme su obiettivi condivisi. Ecco. questo è un elemento che Agenas ha in qualche modo messo in evidenza e criticato. Ma spero che la modalità nuova di lavorare sia anche un obiettivo della revisione di spesa. Che non è soltanto la ricerca delle efficienze, ma anche una migliore amministrazione.

L'Agenas in questo frangente si trova un po' nelle sabbie mobili, proprio mentre incalzano il Patto e la spending review. E è un gran deficit di governo del sistema.
Stiamo ai fatti di questi ultimi giorni. Il presidente del Consiglio ha affermato che la revisione di spesa in sanità si deve fare, ma deve servire a trovare le risorse per innovare e investire di fronte ai nuovi bisogni. Richiamo sempre questo esempio: è encomiabile la posizione del presidente del Consiglio sulla sicurezza delle scuole, ma gli ospedali non sono più sicuri delle scuole. E noi sappiamo che la sicurezza dell'ospedale non è solo legata alla qualità alberghiera, ma alla sicurezza delle cure. Ci sono nuovi bisogni, va rafforzato il territorio.

A proposito di spending, che novità?
Ieri mattina col dottor Bevere abbiamo incontrato la Consip al tavolo della revisione di spesa e c'è stata una grandissima sintonia. È stato detto a quel tavolo che la sanità è il settore della pubblica amministrazione che più in questi anni ha innovato, anche se l'innovazione non è certo omogenea nel Paese. È stato condiviso che siamo in grado di rivedere l'intero processo di acquisizione dei beni e servizi e che quindi questo è l'obiettivo principale. E se rivedremo quel processo con coraggio, i risultati arriveranno. Molte regioni li hanno già portati a casa e i margini maggiori saranno proprio in quelle regioni che hanno più difficoltà a innovaree. La sanità deve farsi carico di questa specificità. Mettendo insieme ciò che ha detto Renzi e lo stato dei lavori, insomma, ci sono elementi per afferrare che il ministero è in grado di accettare la sfida dell'innovazione.

Le sue dimissioni sono irrevocabili?
Le dimissioni sono un atto di chiarezza e trasparenza e di lealtà nei confronti del ministro: non si danno per forzare la mano a qualcuno. Una cosa sono le dimissioni del presidente Bissoni, altro è l'apertura di una discussione seria e approfondita su quale ruolo avrà Agenas nel futuro del Patto della salute e del nuovo federalismo sanitario. Le dimissioni si danno, non si annunciano e non si danno per essere ritirate.

Che farà da grande Bissoni?
Vuol dire da vecchio? Bissoni ha più di 60 anni, ha speso una vita in sanità, ho ancora un impegno nel cda di Aifa e direi che non gli mancano le cose da fare. compreso il fatto che arriva un momento in cui bisogna pensare anche a sè stessi.

Magari con la bicicletta?
Certo, anche quella fa parte della qualità della vita.