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Istituto superiore di sanità, Corte dei conti: i bilanci 2011 e 2012 in rosso sono estremi per il commissariamento

La situazione economica dell'Istituto superiore di Sanità, in disvanzo finanziario sia nel 2011 (-26,062 milioni) che nel 2012 (-4,244 milioni) dovrebbe comportare, secondo la Corte dei conti, la decadenza degli organi (tranne il collegio dei revisori o sindacale) e il commissariamento, come prescrive la legge (111/2011) in caso di due anni consecutivi di disavanzi.

Non sono buone le premesse con cui la Corte dei conti apre la sua relazione sulla gestione finanziaria dell'Istituto per il 2011 e 2012. E invita subito l'Iss a fare particolare attenzione ai saldi negativi sia di parte corrente che in conto capitale e a ridurre «la mole dei residui, in particolare passivi, seppure in decremento di circa il 16% nel 2012».

Anche se nel 2013 numerosi eventi stanno cambiando il volto dell'Iss, dal cambio della guardia alla presidenza al decreto che ridisegna il profilo degli enti vigilati del ministero della Salute che, come dice la stessa Corte, ne «rafforza l'autonomia e la posizione ordinamentale». Soprattutto, la Corte sottolinea che a fronte delle disposizioni della legge 122/2010 che per ridurre i costi della finanza pubblica hanno soppresso enti omologhi all'Iss, l'Istituto non è stato toccato «considerandolo, di conseguenza, di primaria importanza».

Il conto economico dell'Istituto, secondo il rapporto, registra un utile nel 2011 di 789.488 euro e nel 2012 di 45.990 euro, ma il patrimonio netto si è ridotto per la diminuzione dei contributi in conto capitale, spiega la Corte, dovuta alla sterilizzazione degli ammortamenti: era di 81,172 milioni nel 2011 (nel 2010 di 83,130) e di 78,398 milioni nel 2012.

La Corte dei conti indica anche due misure che giudica opportune per l'ente. La prima è la previsione di applicare all'Istituto strumenti di verifica analoghi a quelli utilizzati per le Università. La seconda è la prosecuzione senza cedimenti dell'«opera intrapresa di monitoraggio e riaccertamento» dei residui e, in assoluto, di proseguimento «di scelte gestionali di contenimento dei costi e di sviluppo dell'attività convenzionale, che consentano all'Istituto di far fronte anche a eventuali ulteriori limitazioni dei finanziamenti pubblici, dai quali, allo stato, resta ancora quasi totalmente dipendente».

Il bilancio dell'Iss infatti è composto per oltre il 90% da "pubbliche contribuzioni" e le risorse proprie non raggiungono nemmeno il 10% delle entrate. Per questo, secondo la Corte, «andrebbero potenziate le entrate connesse alla "vendita di beni e perestazioni di servizi" costituite principalmente dalle somme derivanti dai servizi a pagamento resi a terzi, che invece risultano in decremento rispetto al 2010 (8,6 milioni), sostanziandosi nel 2011 in 5,2 milioni e nel 2012 a 5,7 milioni».

La Corte tuttavia, dà anche atto all'Istuto di aver ridotto i costi della produzione passati dai 196,5 milioni del 2010 ai 187,6 milioni del 2011 (-4.5%) fino ai 175 milioni del 2012 (-6,5 %), «segnale evidente dell'azione, sottolineata dall'Ente, diretta a ridurre i costi sostenuti per l'acquisizione di beni e servizi, attraverso il monitoraggio delle procedure di approvvigionamento e delle procedure per gli acquisti centralizzati». Ma a quanto pare ancora non basta.

Le risorse umane
Tra il 2011 e il 2012 le unità di personale previste dall'Iss sono passate da 1.882 a 1.744 unità. In realtà l'andamento della consistenza numerica reale è diverso ed era di 1.522 unità di personale nel 2010, di 1.482 nel 2011 e di 1.554 nel 2012. Di questi, i ricercatori erano 557 nel 2010, nel 2011 537 e nel 2012 585.
Sul versante dei costi del personale - che è comunque la voce maggiore di spesa - la relazione della Corte dei conti indica una flessione generale tra il 2011 (111.101.060 euro) e il 2012 (108.398.908 euro), in realtà concentrata più che altro sulla diminuzione dei costi delle missioni che passanto da 5,178 a 4,746 milioni, visto che il costo del persnale dipendente passa dai 74,963 milioni del 2011 ai 79.753 milioni del 2012, mentre quello a tempo determinato flette di pochissimo: era di 20,357 milioni nel 2011 e di 20,172 milioni nel 2012.
In sostanza, la Corte sottolinea che le risorse umane aumentano in realtà dello 0,3% mentre i costi relativi calano del 2,7 per cento.
La variazione della consistenza numerica è legata, spiega la relazione, a 46 cessazioni (5 dirigenti di ricerca, 7 primi ricercatori, 2 ricercatori ecc.) e di «significative assunzioni avvenute nel 2012 pari a complessive 118 unità».

La formazione
Sempre per quanto riguarda il personale, la formazione ha risentito dei tagli alle risorse e i costi per sostenerla sono calati dai 304.601 del 2011 (in crescita rispetto al 2010 quando erano stati 157.565 euro) ai 252.028 euro del 2012 con un decremtno del 17 per cento.
«Non può naturalmente sottacersi - scrive la Corte - il fatto che la concreta applicazione del regime di "spending review" ha comportato la necessità di rivedere in senso decisamente restrittivo anche le politiche da adottare in tale settore istituzionale».

Consulenze e collaborazioni
Nel 2011 la spesa per Co.Co.Co è stata di 3.786.000 euro al lordo degli oneri riflessi, quella per prestazioni d'opera di 760.000 euro. La Corte rileva la progressiva riduzione della spesa per queste tipologie di lavoro flessibile: nel 2012 si sono spes per contratti di collaborazione 3.603.000 euro e per prestazioni d'opera 287.000 euro sempre comprensivi di oneri; il tutto conferma un trend di progressiva riduzione di questa tipologia di spesa, già delineata negli anni precedenti.

La situazione amministrativa
L' esame degli elementi che compongono la situazione amministrativa, consente di rilevare secondo la Corte un avanzo di amministrazione di 50,8 milioni nel 2010, 27 milioni nel 2011 e 27,4 milioni nel 2012. L'avanzo di amministrazione 2012, di cui 22,5 milioni sono stati già utilizzati a copertura del disavanzo di competenza indicato dal bilancio di previsione per il 2013, registra un aumento dell'1% rispetto a quello del 2011.
La consistenza di cassa che, a fine 2012, ha raggiunto 49,7milioni, presenta un decremento rispetto al 2011 del 25,5%.
I residui attivi, che per lo più si riferiscono ai finanziamenti della ricerca, al termine del 2012 erano 60.260.587,62 milioni con un incremento del 2,30% rispetto all'esercizio precedente (58.911.398,16 milioni).
I residui passivi alla chiusura 2012 ammontano a 82.504.170,83 euro con un decremento del 16,27% rispetto al 2011 (98.539.421,87 euro): «pur apprezzando il decremento - scrive la Corte - si segnala tuttavia la necessità di continuare ad adottare idonee iniziative volte a ridurre tale mole di residui.

La presenza di una massa così elevata di residui appare sintomo - conclude la Corte - di una insufficiente capacità di riscossione da parte dell'Ente e di una non celere azione amministrativa contrassegnata da un divario temporale eccessivo fra gli impegni e gli effettivi pagamenti. Si invita quindi l'ente a continuare nell'opera intrapresa di monitoraggio e riaccertamento».

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