Dal Governo

Agenas, Programma nazionale esiti: «Niente classifiche, solo trasparenza e miglioramento della qualità»

Non una classifica degli ospedali italiani, ma un quadro che descrive in modo assolutamente trasparente lo stato dell'arte delle prestazioni ospedaliere: il presidente dell'Agenas Giovanni Bissoni ha sottolineato, nella conferenza stampa di presentazione ufficiale del «Programma nazionale esiti» (VEDI TUTTI I RISULTATI ANTICIPATI SU QUESTO SITO) che registra annualmente le valutazioni degli ospedali italiani in base a una serie di indicatori, che l'elaborazione non vuole essere una graduatoria. «E questo non lo facciamo per non avvelenare il clima con le Regioni, ma perché i dati elaborati sono difficilmente comparabili», specifica. «Ciò non toglie - aggiunge - che quando vediamo che aree del paese sono troppo spesso in fondo alla lista, dobbiamo porci il problema».

Dal rapporto esiti 2012, secondo Bissoni, emerge infatti «un miglioramento importante delle attività assistenziali a grande impatto, come i parti cesarei, il trattamento delle fratture del femore entro le 48 ore. Emerge poi, ancora una volta, che sui singoli indicatori alcune Regioni del Sud e con piani di rientro restano basse in queste graduatorie». «Per quanto riguarda le criticità - ha aggiunto Bissoni - abbiamo registrato che in alcune Regioni, anche quelle con buoni risultati, continuano ad esserci delle differenze tra le diverse strutture». E a proposito dei piani di rientro, Bissoni ha auspicato che questi «siano sempre più orientati al miglioramento dei servizi e non solo al ripianamento finanziario. Una sfida - ha concluso - lungi dall'essere vinta».

«Abbiamo il dovere di dare la stessa qualità in ogni luogo del Ssn e il Pne - ha sottolineato ancora Bissoni - serve anche a evidenziae la reputazione dei professionisti e dei manager: le Regioni più pronte hanno spesso legato i loro risultati proprio a quelli degli esiti». Inoltre, ha aggiunto, tra i risultati positivi, ci sia anche «un uso sempre più ampio degli esiti da parte dei decisori politici, a partire da quelli degli enti locali, e dei professionisti nell'attività di audit clinico».

E Bissoni ha anche ricordato che la prossima tappa del Pne, oltre a mettere in evidenza i risultati delle singole unità operative all'interno degli ospedali, dovrà anche essere "aperto" ai cittadini.

Un lavoro sempre in progress quello degli esiti, ha sottolineato il direttore Agenas Fulvio Moriano «e per questo è in atto una verifca continua dei dati nelle Regioni, cosa che impedisce di elbaorare qualunque tipo di classifica».

I veri risultati del Programma nazionale esiti sono quelli che si ottengono con il milgioramento della qualità. E gli esempi non mancano secondo il respodnabile del Programma Carlo Perucci. A esempio nelle fratture del femore operate entro due giorni, passate da una media del 30% in Italia nel 2005 a oltre il 40% nel 2012. O ancora i cesarei che sono scesi dal 2009 al 2012 di oltre il 3% a livello nazionale, anche se esistono alcune realtà (e Regioni come la Campania) che viaggiano su medie ben oltre il 50%, fino anche a sfiorare il 100 per cento di nascite con il bisturi. Un dato positivo, ma, ha ricordato anche Bissoni, anche a fronte dell'accordo siglato da Stati e Regioni per la riduzione dei cesarei e per la chiusura dei reparti nei quali si effettuino meno di 500 cesarei all'anno, permangono situazioni di criticità, come in Campania, appunto, dove una donna che non abbia mai avuto un parto cesareo, ha il 50% di possibilità di averne uno. Quanto ai reparti con basso numero di prestazioni, l'Agenas sottolinea come questi stiano effettivamente diminuendo ma come permanga un problema in Sicilia dove ce ne sono ancora quindici, tra i quali emerge anche il caso dell'ospedale di Nicosia (En), dove si effettuano solo 279 cesarei l'anno, «praticamente - ha osservato Carlo Perucci - uno ogni tanto, il che espone a notevoli rischi perché un medico che non pratichi frequentemente questo tipi di intervento ha più difficoltà a far fronte alle eventuali complicanze»

Perucci ha anche spiegato il perché dell'impossibilità di ottenere classifiche sia per struttura che per Regione con gli esiti. Ogni dato, infatti è soggetto a una serie di variabili (come ad esempio il volume di attività della struttura o anche la correttezza della trasmissione del dato) che seppure l'ospedale si trova come un altro nella media del valore dell'indicatore, non può essere immesso in un'unica classifica. Ci sono ospedali che pur essendo in media eseguono poche decine di interventi per determinate prestazioni, mentre altri, nello stesso indicatore, ne hanno centinaia: non si può mettere sullo stesso piano il risultato.