Dal Governo

Corte dei conti: la sanità migliora i conti, ma assorbe sempre oltre il 77% della spesa locale

Anche per il 2012, come per il 2011, i dati del conto consolidato della sanità mostrano un andamento della spesa corrente nettamente inferiore alle previsioni contenute nei documenti di finanza pubblica: nel 2012, la spesa corrente del Servizio sanitario nazionale è stata pari a 110,8 miliardi, inferiore, quindi, di circa 2,7 miliardi rispetto alle stime presentate dal Governo nella nota tecnico illustrativa allegata al disegno di Legge di stabilità 2013, e di 751 milioni (-0,7 per cento) rispetto al consuntivo 2011.

Risultati quindi - secondo il Rapporto della Corte dei conti sulla finanza regionale - sistematicamente migliori delle aspettative a partire dal 2011, anno che segna una inversione di tendenza rispetto agli andamenti fino ad allora registrati, contraddistinti da incrementi medi annuali, nel periodo 2007/2010, pari al 2,7 per cento. In particolare, considerando l'ultimo quadriennio, la spesa sanitaria per il 2012, in valori nominali, si ridimensiona fino a tornare sostanzialmente al livello raggiunto nel 2009296 (che supera di soli 368 milioni), con una riduzione complessiva, rispetto al 2010, pari a 1.684 milioni. In termini reali, al netto del tasso di inflazione rilevato per il triennio 2010/2012, pari al 7,3 per cento, la spesa sanitaria dello scorso anno, rispetto al 2009, decresce di circa 6 miliardi. Si riduce, inoltre, l'incidenza della spesa sanitaria sul totale della spesa corrente della Pubblica Amministrazione al netto degli interessi, che decresce dal 16,80 (nel 2010) al 16,63 per cento nel corso del 2012,con una variazione percentuale negativa superiore a quella della spesa corrente, e flette anche l'incidenza percentuale sul PIL, che regredisce dal 7,3 al 7,1, malgrado la recessione dell'economia sia stata superiore alle stime pubblicate nei principali documenti di finanza pubblica dello scorso anno. Le manovre finanziarie approvate nel corso degli anni 2010/2012, quindi, hanno stabilizzato la spesa sanitaria nominale in rapporto alla spesa corrente (al netto degli interessi) e al PIL, e ridotto sensibilmente quella reale, mentre andamenti nominali crescenti si rilevano per la spesa per interessi, che passa dal 4,6 (nel 2010) al 5,5 per cento del PIL nel 2012, e la spesa pensionistica, spesa sociale superiore a quella sanitaria per volume di risorse assorbite, che incrementa dal 15,3 (nel 2010) al 15,9 per cento (nel 2012).

La sanità pubblica resta comunque secondo la Corte il settore di competenza regionale di maggior rilievo, con circa il 77 per cento della spesa corrente complessiva delle Regioni.

L'importanza di quest'ambito non è dovuta soltanto all'imponenza delle risorse finanziarie che impegna, ma anche alla qualità dell'interesse presidiato, la tutela della salute, e al conseguente impatto sociale.

Il d.lgs. 118/2011 sull'armonizzazione dei bilanci pubblici, relativamente al settore della sanità regionale, è entrato in vigore con l'esercizio 2012, ma, a parte le prevedibili problematiche relative all'andata a regime delle novità, sconta il disallineamento temporale con l'applicazione del decreto ai bilanci generali delle Regioni, attualmente prevista a partire dal 2014, dopo una sperimentazione alla quale partecipano solo quattro Regioni.

Ma nonostante persistenti criticità dei servizi sanitari regionali, particolarmente gravi in alcune Regioni sottoposte a piano di rientro, complessivamente il sistema sanitario - grazie agli efficaci meccanismi di monitoraggio e di verifica previsti dal Patto per la salute - sta rientrando dei disavanzi pregressi. Le criticità finanziarie che vanno emergendo con maggiore chiarezza, in alcune Regioni sembrano, piuttosto, conseguenti ai problemi della restante gestione regionale.