Commenti

Giovanni Berlinguer, un colosso della sanità pubblica. Ripubblichiamo un editoriale di Berlinguer per i 25 anni del Ssn: «Svolta figlia del '68»

di R.Tu.

L'ultima volta che l'ho sentito, qualche anno fa, era già molto affaticato. «Turno, in questo momento non ce la faccio. Vediamo più avanti», mi rispose con un filo di voce, ma sempre carezzevole come non solo in privato era suo costume. Lui, uomo che intransigente e mai arrendevole per la difesa dei principi e dei diritti. Se ne è andato così, con un soffio silenzioso, Giovanni Berlinguer. Sardo tenace e volitivo, uomo di grande scienza medica e sociale. Un uomo che della difesa dei diritti degli ultimi ha fatto sempre un padre del Ssn, la sua bandiera. Un colosso della sanità pubblica, che ha grandemente contribuito a costruire e a tenere alta come un vessillo da custodire con ardore e candore. Lo ricorderemo sempre, tutta la sanità italiana gli deve qualcosa. Noi, siamo tra quelli. Anche per questo ci piace ricordarlo con uno scritto che ci riservò nello speciale che dedicammo nel 2003 ai 25 anni del Servizio sanitario nazionale. «Il vero motore fu il popolo che in quegli anni diede una spinta decisiva nella battaglia per i diritti», scrisse. Ecco, lì c'è tutto (ma non solo) il nostro Giovanni Berlinguer. (r.tu.)


Svolta figlia del '68
di Giovanni Berlinguer
Il vero motore fu il popolo che in quegli anni diede una spinta decisiva nella battaglia per i diritti.
Nonostante gli utopisti, che fin dalla liberazione proponevano di adottare in Italia il modello inglese del National health service per creare un'assistenza sanitaria per tutti, il percorso seguito in Italia (concordi tutti i partiti) fu ben diverso. Consistette nell'estendere il sistema mutualistico, con la sua rigidità centralistica e con le sue prestazioni diverse secondo le categorie, anche se negli anni Cinquanta furono presentati disegni di legge universalistici, che dormirono però nelle commissioni parlamentari. Venne soltanto all'inizio degli anni Sessanta la prima proposta operativa di Servizio sanitario nazionale (Ssn); e venne da una fonte (la Cgil) insolita, perché fino allora tutti i sindacati e tutte le associazioni (come i coltivatori e gli artigiani) avevano teso soprattutto a mantenere la loro influenza diretta nei consigli d'amministrazione delle mutue. Fu Armando Roveri, consigliere dell'Inam in rappresentanza della Cgil, il primo a rompere la regola non scritta secondo cui i consiglieri delle mutue dovevano innanzitutto tutelare il proprio ente e il proprio ruolo (con relative prebende, che peraltro erano allora ben scarse). Egli sostenne lo scioglimento dell'Inam e delle altre mutue, in base all'idea che i lavoratori stessi sarebbero stati meglio tutelati da un servizio universale e che, in ogni modo, il Ssn sarebbe stato un'opera di modernità e di solidarietà utile a tutti. Lui e altri convinsero gli "uffici Sanità" del Pci, del Psi e singoli rappresentanti di altri partiti. Fu così che fu avviato l'iter parlamentare di varie proposte convergenti, che durò dieci anni e si concluse nel 1978.

Sarebbe però limitativo fare la storia della Riforma sanitaria solo guardando alle leggi e alle istituzioni. Non è, infatti, retorico affermare che il soggetto principale è stato in grande misura il popolo, insieme agli specialisti; e che l'oggetto fondamentale è stata la salute in sé, insieme alle cure e insieme alla dignità della persona e ai diritti del corpo e della mente. Se guardiamo, insieme alla storia legislativa, le cronache di quel che accadde nella società e nella cultura, vediamo che in quel decennio inquieto e tumultuoso (1968-1978) si svilupparono idee, movimenti, lotte ed esperienze assai differenziate fra loro, ma convergenti nel valorizzare libertà e diritti delle persone e nel chiedere allo Stato ben più delle mutue. Mi limito a ricordare alcuni movimenti.
Quelli che ebbero più partecipanti furono le lotte dei lavoratori contro il dilagare degli infortuni e contro rapporti di lavoro che calpestavano la loro dignità e mettevano in pericolo la loro incolumità. Lo slogan «la salute non si vende», che tendeva a sostituire i compensi per nocività con il risanamento degli ambienti di lavoro, ebbe ampi consensi nella popolazione anche perché fece appello alla morale anziché alla sola moneta.
Le idee che suscitarono più passioni, con dissensi radicali o consensi entusiastici, furono quelle del rinnovamento psichiatrico (Basaglia e tanti altri). La liberazione dei malati (non sempre tali) dalla coazione dei manicomi, per aiutarli meglio, fu una bandiera che richiedeva sia una ristrutturazione dei servizi sanitari, sia una riforma del comune agire dei cittadini nei confronti del disagio mentale o fisico o sociale. Fra le leggi intercorse nel medesimo periodo, quella che ebbe più connessioni con la salute e la Sanità riguardò l'aborto. Sollecitata da richieste radicali e dalla disobbedienza civile, ebbe largo sostegno dalle donne, dai partiti laici, dalla società, e fu vinta nel segno dell'impegno pubblico a ridurre il danno attraverso l'assistenza e la prevenzione. Aggiungo infine (trascurando purtroppo altri movimenti) che tra le forze che agirono per la Riforma, rivendicando e al tempo stesso anticipando la legge, vi furono moltissimi Comuni e Province, le Regioni autonome (che all'epoca erano le sole esistenti), e molti Ordini dei medici che si coordinarono (con la guida di Lucio Rosaia) a sostegno della Riforma.

Fu per tutto ciò, e per il convergere della Dc e d'altri partiti (esclusi soltanto i liberali) che si giunse all'approvazione a larga maggioranza della legge, ma le difficoltà cominciarono subito. Ricordo di aver detto, nella dichiarazione di voto, che il maggior rischio stava nella contraddizione tra una legge promossa soprattutto dalla sinistra, e la prospettiva di un Governo guidato da forze recalcitranti ad applicarla. Nel successivo cambio di Governo le decisioni andarono ben oltre i miei giustificati timori: il ministero della Sanità fu affidato a Renato Altissimo, rappresentante del partito liberale, l'unico partito che aveva votato contro il Ssn. Molti dissero allora: si è dato il formaggio in custodia ai topi. Poi venne De Lorenzo.
Le difficoltà maggiori però si manifestarono con il mutamento del clima internazionale. Nello stesso anno la signora Thatcher vinse le elezioni in Inghilterra, e due anni dopo vinse negli Usa Ronald Reagan: due conservatori rivoluzionari, che insieme agli economisti della scuola neo-liberal avviarono la demolizione di molti diritti, anche nel campo della Sanità e del welfare. Nello stesso periodo, l'Organizzazione mondiale della Sanità fu indebolita e si accrebbe (nel campo della salute) l'influenza delle agenzie finanziarie e commerciali dell'Onu.
I risultati ottenuti (accrescimento delle diseguaglianze e selezione nell'accesso alle cure) sono sotto gli occhi di tutti. Ma meriterebbero un altro articolo, in riferimento al mondo e all'Italia.